I Linkin Park hanno chiesto e ottenuto che Twitter disabilitasse un video postato dal presidente statunitense Donald Trump.
Sotto richiesta della band alternative rock, il social ha rimosso uno spot elettorale ri-twittato dal politico repubblicano. In sottofondo alla clip era infatti illegittimamente presente il brano “In the end”, dettaglio che ha particolarmente amareggiato i musicisti.
Lividi e lapidari, i Linkin Park si sono affidati proprio a Twitter per dar voce a tutto il loro disappunto: in un post pubblicato oggi, domenica 19 luglio, sottolineano come la band non abbia alcuna intenzione di appoggiare Trump o le organizzazioni a cui si lega.
Linkin Park did not and does not endorse Trump, nor authorize his organization to use any of our music. A cease and desist has been issued.
— LINKIN PARK (@linkinpark) July 19, 2020
Il tweet è stato accolto con estrema ostilità, generando una “shitstorm” di commenti negativi nei quali molti utenti si dicono pronti a giurare che Chester Bennington, lead vocalist morto suicida nel 2017, sarebbe stato felice di supportare l’attuale presidente.
Inutile dire che molti dei fan repubblicani si siano detti pronti a epurare la propria playlist dai brani dei Linkin Park.
Da diversi mesi, Twitter sta portando avanti una cernita puntigliosa di tutto quello che viene pubblicato da Donald Trump. Tra bufale e istigazioni alla violenza, molti dei suoi cinguettii sono finiti nel mirino degli admin, scatenando un caso che è divenuto presto politico.
Non è la prima volta che l’account del presidente finisce col riproporre video che hanno infranto il copyright, si tratta anzi di un malcostume che viene sempre più frequentemente usato per giustificare l’abbattimento dei contenuti pubblicati sul suo profilo.
In senso più assoluto, Trump si è inimicato band praticamente a ogni comizio pubblico che ha tenuto. Ad averlo diffidato dall’usare i propri brani sono ormai moltissimi autori, tra cui i Queen, Pharrell Williams, i Guns N’ Roses, i R.E.M. e i The Rolling Stones.
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