In seguito al boicottaggio che sta colpendo Facebook, anche The Walt Disney Company ridimensiona la sua presenza sul social.
Secondo alcune fonti del The Wall Street Journal, l’azienda di intrattenimento avrebbe gradualmente calato i propri investimenti pubblicitari nei confronti di Facebook e Instagram, svicolandosi silenziosamente dalle controversie che stanno colpendo la ditta di Mark Zuckerberg.
Accusata di non sedare con adeguata dovizia i gruppi che incitano all’odio, alla xenofobia e all’antisemitismo, Facebook Inc. si trova infatti al centro di un boicottaggio promosso da Stop Hate for Profit, un movimento gestito prevalentemente dall’Anti-Defamation League (ADF) e dall’NAACP.
Nell’attesa che il social proponga nuove risoluzioni per garantire agli inserzionisti un panorama pubblicitario meno controverso, grandi aziende dalla caratura di North Face, Coca-Cola e LEGO hanno deciso di ritirare i propri finanziamenti al social network.
Complice il lancio di Disney+, durante il primo semestre del 2020 Disney è stata una delle principali sostenitrici finanziarie di Facebook. Anzi, stando ai dati raccolti da Pathmatics, l’azienda di Topolino sarebbe la primissima in classifica, con un investimento di 210 milioni di dollari.
Altre branche della Disney stanno riconsiderando la loro presenza pubblicitaria sul social, ma una tale scelta potrebbe anche dipendere dal fatto che, tra l’avvento dell’estate e l’affluenza limitata nei cinema, ci sia poco o nulla di nuovo da poter reclamizzare.
Facebook tiene comunque duro e sembra non voler arrendersi al boicottaggio.
D’altronde, le sole pubblicità portano annualmente all’azienda circa 70 miliardi di dollari, una cifra mastodontica che viene regolarmente ottenuta da una platea di otto milioni di inserzionisti.
Con un simile tesoretto, dovrà trascorrere molto tempo prima che il fattore economico possa effettivamente smuovere Zuckerberg. Molte delle ditte hanno tuttavia aderito al boicottaggio più per questioni d’immagine che per sincero impegno etico e non vedono l’ora di trovare una scusa con cui poter giustificare un’inversione di rotta.
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