Una nuova analisi statistica del bilancio globale delle vittime della guerra suggerisce che, mentre la prima metà del ventesimo secolo ha segnato un periodo di straordinaria violenza, il mondo è diventato più pacifico negli ultimi 30 anni.
Mentre la prima metà del ventesimo secolo ha segnato un periodo di straordinaria violenza, il mondo è diventato più pacifico negli ultimi 30 anni: questo è quello che suggerisce una nuova analisi statistica del bilancio globale delle vittime della guerra condotto da matematici all’Università di York.
I ricercatori hanno utilizzato nuove tecniche per capire se le morti in battaglia sono in calo a livello globale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il team ha effettuato un’analisi del “punto di cambiamento” su set di dati pubblicamente disponibili per tracciare il numero di morti globali in battaglia dopo le guerre napoleoniche.
È stato messo a punto un algoritmo per rilevare accuratamente i punti nei dati in cui vi sono cambiamenti e i risultati suggeriscono che, tolto il periodo che va dal 1910-1950 dove ci fu uno spargimento di sangue senza precedenti, un brusco spostamento verso un maggiore livello di pace c’è stato a partire dai primi anni ’90.
Il coautore dello studio, il professor Niall MacKay del Dipartimento di Matematica dell’Università di York, ha dichiarato:
La questione se il mondo oggi sia diventato più o meno pericoloso in termini bellici è una questione molto dibattuta tra gli storici. Il nostro studio tenta di affrontare questa domanda puramente dal punto di vista di ciò che i dati possono dirci.
Il miglioramento potrebbe essere determinato dal lavoro delle Nazioni Unite e da una maggiore cooperazione tra le nazioni.
Il cambiamento in meglio che l’analisi ha rilevato negli ultimi 30 anni potrebbe essere dovuto al lavoro di mantenimento della pace da parte di organizzazioni globali come le Nazioni Unite e una maggiore collaborazione e cooperazione tra le nazioni.
Gli autori dello studio hanno anche identificato un altro punto di cambiamento negli anni 1830: le ragioni storiche di questo cambiamento sono meno chiare, ma con il mondo che cambia rapidamente a partire dall’inizio del 19 ° secolo e le popolazioni in crescita, questo momento sembra davvero segnare un miglioramento decisivo della probabilità di morire in un conflitto.
La tecnica del “punto di cambiamento” utilizzata dai matematici è stata inizialmente sviluppata dai ricercatori della Lancaster University. È stato ulteriormente sviluppato dai matematici di York un algoritmo in grado di analizzare dati “dalla coda pesante” in cui vi è una maggiore probabilità di ottenere valori molto alti, cosa che ha reso molto difficile l’analisi delle morti in battaglia in passato.
Significa quindi che le guerre sono in declino?
In realtà purtroppo non si sa: il team di ricerca sottolinea che i set di dati sui decessi in battaglia che hanno usato, dal progetto Correlates of War e dal professor Kristian Gleditsch dell’Università di Essex, non consentono di rispondere con piena precisione alla questione se la violenza nelle guerre sia in declino.
L’autore principale dello studio, Brennen Fagan, uno studente di dottorato presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di York, ha dichiarato:
I dati sui decessi per guerra non saranno mai perfetti. In primo luogo, è difficile sapere quali decessi includere nel set di dati poiché molte morti sono spesso causate indirettamente dalla guerra, come carestie o focolai di malattie. Ad esempio, le morti dovute all’influenza spagnola devono essere conteggiate nel numero totale di morti della prima guerra mondiale?
Inoltre è probabile che i dati siano eurocentrici, con la possibilità che non siano stati inclusi molti decessi causati da conflitti nei paesi in via di sviluppo.
In ogni caso, nonostante i difetti e le imprecisioni l’analisi fornisce una metodologia per le indagini future e una base empirica per discussioni politiche e storiche.
- Study settles the score on whether the modern world is less violent (york.ac.uk)
- Change point analysis of historical battle deaths (rss.onlinelibrary.wiley.com)