L’App Store nel 2019 ha permesso acquisti di beni e servizi per oltre 519 miliardi di dollari, e gli acquisti in-app rappresentano una fetta relativamente piccola di questa torta. Parola di Apple.

Apple, per difendersi dalle accuse dell’Antitrust, ha commissionato ad Analysis Group uno studio sui flussi di denaro a vantaggio delle aziende terze resi possibili, o quantomeno facilitati, dall’App Store.

L’idea —in contrapposizione alla tesi opposta secondo la quale limiterebbe la loro competitività— è che l’ecosistema di Apple permetta alle aziende di raggiungere facilmente un pubblico estremamente vasto, aiutandole a vendere i loro prodotti e servizi.

 

 

Le transazioni a beneficio delle aziende terze sull’App Store ammontano a 519 miliardi di dollari, una cifra impressionante che si riferisce esclusivamente all’anno 2019.

Di questa enorme torta, la fetta degli “item digitali” —dalle microtransazioni dei videogame, agli abbonamenti come Tinder Gold— si ferma a 61 miliardi di dollari. Ma attenzione: perché il numero include anche gli abbonamenti acquistati fuori dall’App Store, ma di beni e servizi largamente consumati usando i device della Apple: pensate a chi si abbona a Netflix dal sito ufficiale, ma ne usufruisce sull’iPad.

Le inserzioni pubblicitarie in-app rappresentano altri 45 miliardi di dollari. La fetta più grande è rivolta a tutti quegli acquisti di beni e servizi che in qualche modo sono più tangibili, e su cui Apple non prende nessuna commissione: pensate al noleggio delle bici elettriche che si sbloccano con un’app, o al cibo che ordinate da Just Eat e Deliveroo.

Questo enorme giro d’affari di aziende che operano grazie e soprattutto all’ecosistema iOS ammonta a 413 miliardi di dollari, secondo il report di Analysis Group.

Apple vuole mandare un segnale forte e chiaro alle authority e ai legislatori di tutto il mondo: l’App Store potenzia l’economia e rende più competitive l’aziende, non il contrario. Questi numeri potrebbero aiutare il colosso di Cupertino a dimostrare le sue ragioni.