In Tanzania orme fossili mostrano come uomini e donne si dividevano il lavoro ai tempi del Pleistocene.

Per dieci anni, un team di paleontologi statunitensi ha studiato delle impronte ominidi impresse nel fango lavico ai piedi del vulcano Ol Doinyo Lengai. Attraverso a esse sono stati in grado di meglio comprendere quali fossero le abitudini e le fattezze dei nostri avi.

I risultati dell’indagine sono stati pubblicati pochi giorni fa sullo Scientific Reports e sono accompagnati da un editoriale vergato dal professor William E. H. Harcourt-Smith, membro senior del gruppo di ricercatori in questione.

 

orme pleistocene

 

Dalla forma, dalle dimensioni, dalla profondità delle orme, gli scienziati sono riusciti a ipotizzare che un gruppo di 14 donne adulte si stava muovendo all’unisono sulle rive del fiume Natron, accompagnate da due uomini adulti e da un giovane.

Non è dato sapere quali fossero i loro scopi, ma i paleontologi coinvolti ipotizzano si trattasse di un gruppo di raccoglitrici dedite al recupero di piante lacustri o di molluschi. La presenza di una scorta maschile, d’altronde, si sposerebbe anche con gli atteggiamenti che le tribù locali portano avanti ancora oggi, rinforzando l’idea che alle donne del Tardo Pleistocene fossero riservate mansioni di raccolta.

 

orme pleistocene

 

Oltre a validare le ipotesi sulla suddivisione del lavoro tra uomini e donne, questi fossili ci raccontano anche come i primi uomini moderni fossero fatti anatomicamente, quali fossero i loro atteggiamenti di gruppo e come si muovevano, sia in camminata che in corsa.

Nell’attesa che il governo della Tanzania si impegni a proteggere il sito archeologico, gli studiosi statunitensi hanno deciso di creare copie digitali delle orme, dando vita a un’interpretazione atipica del foot fetish. I modelli 3D così ricavati sono a disposizione di tutti sul sito dello Smithsonian.

 

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