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12 classici Disney sottovalutati da riscoprire su Disney+

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La “sporca dozzina” dei classici Disney: 12 film di animazione meno conosciuti, e sottovalutati, da recuperare assolutamente. Magari su Disney+.

Quando vi chiedono quali siano i vostri classici Disney preferiti è facile rispondere: La Bella e la Bestia. O Il Re Leone. O La Sirenetta. O qualsiasi altro film appartenente al Disney Renaissance. Tra i “vecchi classici”, invece, spesso saltano fuori Biancaneve e i sette nani, La spada nella roccia, La bella addormentata nel bosco. Quasi mai Basil l’investigatopo. Proprio mai Le avventure di Ichabod e Mr. Toad. Ed è un peccato.

A oggi i classici Disney sono 58 (il numero 59, Raya e l’ultimo drago, arriverà nel 2021) e questa non è la solita classifica: da queste parti facciamo il tifo per gli eterni secondi, per chi, sulla carta, parte svantaggiato, ma ha molto da offrire. Quindi ecco 12 classici Disney sottovalutati, da riscoprire. Magari su Disney Plus, visto che ora sono raccolti tutti insieme proprio lì.

Date una chance alla “sporca dozzina” Disney!

 

 

 

 

 

I tre caballeros (1944)

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I tre caballeros è il settimo classico d’animazione Disney, diretto da Norman Ferguson, Clyde Geronimi, Jack Kinney, Bill Roberts e Harold Young. Il secondo dei film collettivi Disney anni ’40. È uno dei primi film a tecnica mista, che combina animazione e attori in carne e ossa. Nella pellicola compaiono le artiste Aurora Miranda, Dora Luz e Carmen Molina, ma la scena la rubano i tre volatili protagonisti. Accanto a Paperino, ritroviamo il meraviglioso pappagallo brasiliano José Carioca, mentre è la prima volta sullo schermo del gallo messicano Panchito Pistoles.
I tre caballeros è formato da sette episodi e il numero tre, Un viaggio a Bahia, è un piccolo capolavoro. Il colori, la magnifica colonna sonora (composta da Edward H. Plumb, Paul J. Smith e Charles Wolcott, la simpatia dei tre protagonisti: I tre caballeros è un titolo da riscoprire.
Anche perché nel 2018 è arrivata anche la serie animata, La leggenda dei Tre Caballeros: bisogna arrivarci preparati.

 

 

 

Bongo e i tre avventurieri (1947)

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Nono classico Disney, Bongo e i tre avventurieri è diretto da Jack Kinney, Bill Roberts, Hamilton Luske, William Morgan. Un altro film collettivo, questa volta composto soltanto da due episodi. Il primo, con protagonista un orso di nome Bongo, non presenta particolari guizzi, ma il secondo lo avete sicuramente incrociato più volte, sotto forma di meme. I tre avventurieri del titolo sono infatti Paperino, Pippo e Topolino e rielaborano la favola popolare inglese Jack e la pianta di fagioli. I tre comprano dei fagioli magici e si ritrovano nella casa di un gigante. Prima di salire sulla gigantesca pianta nata dai legumi, il trio soffre parecchio la fame. L’immagine di Paperino che divide il pane fino a farlo diventare trasparente è ormai, su internet, sinonimo di sofferenza.

 

 

 

Lo scrigno delle sette perle (1948)

Decimo dei classici Disney, diretto da Clyde Geronimi, Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Jack Kinney. Il titolo originale è Melody Time e possiamo definirlo il fratello minore di Fantasia. Se il film del 1940 ha reso in immagini pezzi classici, Lo scrigno delle sette perle fa la stessa cosa con musica più popolare. Sette episodi in tutto: nel numero sei, Tutta colpa della samba, ritroviamo la magica coppia formata da Paperino e José Carioca, che ballano a ritmo di samba, ma la perla nascosta tra questi sette corti è senza dubbio Bumble Boogie. Un vero capolavoro di sinestesia, in cui colori e suoni si fondono, mostra un piccolo calabrone che si muove sulle (e tra) le note di una variazione swing-jazz del Volo del calabrone di Rimsky-Korsakov (pezzo considerato per Fantasia).

 

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Le avventure di Ichabod e Mr. Toad (1949)

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Undicesimo classico Disney, Le avventure di Ichabod e Mr. Toad è diretto da Jack Kinney, Clyde Geronimi e James Algar, un altro film a episodi (che negli anni ’40 andavano un casino nella casa del topo). Questa volta però bisogna prestare molta attenzione a entrambi i corti che compongono l’opera. Nel primo, Il vento tra i salici, il protagonista, Taddeo Rospo, anfibio che viene processato e incarcerato, è protagonista di una spettacolare fuga, degno di un film d’azione. Una scena in particolare, in cui Taddeo si cala con un cavo per recuperare un documento, è da studiare inquadratura per inquadratura: assomiglia moltissimo a quella analoga di Mission Impossibile con Tom Cruse. Che Brian De Palma si sia ispirato al rospo dineyano?

Il secondo corto, La leggenda della valle addormentata, è invece una delle prime trasposizioni di La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving. Il collegamento con il film di Tim Burton è immediato, soprattutto quando si palesa il Cavaliere senza testa, ma a lasciare a bocca aperta è un’altra scena. Ichabod Crane si innamora all’istante di Katrina Van Tassel, che però viene corteggiata anche dal bello del villaggio, Brom Bones, che va in giro con uno stuolo di vere e proprie groupie. Non vi viene in mente nulla? Le scene con Brom nella taverna, per tema e composizione, ricordano moltissimo quelle con Gaston in La Bella e la Bestia. Vedere per credere.

 

 

 

Le avventure di Bianca e Bernie (1977)

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Ventitreesimo classico d’animazione Disney, diretto da Wolfgang Reitherman, John Lounsbery e Art Stevens. È l’ultimo film degli anni ’70 della Disney e ha la sfortuna di essere venuto dopo due pezzi da novanta come Gli Aristogatti e Robin Hood. Ma Le avventure di Bianca e Bernie è un film di avventura pazzesco, che può contare su una delle villain più spaventose mai viste in un film d’animazione. Sì, lei, la terribile Madame Medusa (la scena in cui si toglie le ciglia finte è degna di uno dei due sommi David, David Lynch e David Cronenberg). Passato alla storia più per il fatto di nascondere un fotogramma satanico (quando Bianca e Bernie si lanciano giù per i grattacieli a bordo dell’albatros Orville, in una delle finestre si vede un caprone infuocato), è assolutamente una pellicola da vedere se non l’avete mai fatto e rivedere se non ve lo ricordate.

 

 

 

Red e Toby – Nemiciamici (1981)

Ventiquattresimo dei classici d’animazione Disney, diretto da Art Stevens, Ted Berman, Richard Rich. Non ce ne voglia Tim Burton, che è stato uno degli animatori di questo film e ha dichiarato che disegnare tutte quelle volpine per lui è stato un incubo, ma Red e Toby – Nemiciamici è un film bellissimo, ingiustamente dimenticato. Capofila dei lungometraggi anni ’80, decennio sfortunato prima del capolavoro La Sirenetta, è una storia che conquista il cuore dei più piccoli, ma anche degli adulti che amano gli animali. Protagonisti sono una volpe e un cane da caccia (Tod e Copper nella versione originale, ispirata al romanzo The Fox and the Hound di Daniel P. Mannix), che diventano amici quando sono cuccioli, ma da grandi si ritrovano nemici a causa della loro natura e soprattutto delle convenzioni sociali. Le voci originali sono di due attori del calibro di Mickey Rooney e Kurt Russell.

 

 

 

Taron e la pentola magica (1985)

Venticinquesimo classico Disney, Taron e la pentola magica è diretto da Ted Berman e Richard Rich. È il classico Disney con il minor successo di critica e pubblico. In effetti, rivedendolo oggi con occhi adulti e più consapevoli, ha un’infinità di problemi. La storia non è del tutto chiara, si passa da una scena all’altra quasi senza continuità, la protagonista femminile, Ailin, compare all’improvviso, senza una giustificazione, “così, de botto”, come direbbero gli sceneggiatori di Boris, ed è anche insopportabile (non si rende mai utile, anzi, peggiora ogni situazione, limitandosi a dire “Taron stai attento”). Tutto ruota attorno a un calderone e a un maiale magico (non è uno scherzo!). Eppure c’è qualcosa da salvare in Taron e la pentola magica: la voglia di esplorare il fantasy puro, una forte componente horror (l’esercito dei morti ricorda molto quello di Il signore degli Anelli o la ciurma di La maledizione della prima Luna). E poi ci sono due spalle che, nonostante tutto, si fanno voler bene: Gurghi e Rospus. E poi Re Cornelius fa veramente paura. Non è un caso che l’art director sia Tim Burton.

 

 

 

Basil l’investigatopo (1986)

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Ventiseiesimo classico Disney, diretto da Ron Clements e John Musker, entrambi all’esordio come registi e per la prima volta insieme. Una coppia fondamentale: dopo Basil l’investigatopo, gli altri progetti della coppia sono stati, tra gli altri, La Sirenetta, Aladdin e Hercules. Alcune delle massime vette del Disney Renaissance. Tutto è cominciato dunque con questa meravigliosa parodia delle avventure di Sherlock Holmes: l’investigatore inglese qui diventa Basil di Baker Street. Ad aiutarlo David Q. Topson, che fa le veci del dottor Watson. Elementare. Il prof. Rattigan è invece l’alter ego roditore di Moriarty e nella versione originale è doppiato da Vincent Price. Divertente e ironico, Basil l’investigatopo ci ha regalato una delle sequenze più belle della Disney: la scena in cui, dentro il meccanismo dell’orologio del Big Ben, Rattigan abbandona i panni azzimati del topo sofisticato, per rivelare la sua vera natura animale. Tutto sulle note della splendida colonna sonora firmata da Henry Mancini. Per non parlare del povero Bartolomiao: per sempre nei nostri cuori.

 

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Le follie dell’imperatore (2000)

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Quarantesimo classico Disney, Le follie dell’imperatore è diretto da Mark Dindal. Forse il film più divertente in assoluto della Disney: concepito inizialmente come un musical destinato al teatro, è stato poi trasformato in un lungometraggio animato. Il protagonista è Kuzko, viziato imperatore inca trasformato dalla sua consigliera in un lama parlante. Ora, questa semplice consigliera non è un personaggio qualsiasi: è Yzma, una villain strepitosa perché, oltre a essere fatta di pura malvagità, è una stand-up comedian nata. Non a caso nella versione italiana è stata doppiata da Anna Marchesini, che ha fatto un ottimo lavoro. La ciliegina sulla torta è la canzone My Funny Friend and Me di Sting.

 

 

 

Atlantis – L’impero perduto (2001)

Quarantunesimo dei classici Disney, Atlantis – L’impero perduto è diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise. Uno dei film meno ricordati, ma che presenta diverse chicche. Ambientato nel 1914, i protagonisti partono da Washington per andare alla ricerca della città perduta di Atlantide. Il protagonista Milo James Thatch (doppiato in originale da Michael J. Fox) non è il classico belloccio aitante, quanto un nerd occhialuto e filosofo. La sua controparte femminile, Kida, è una principessa esotica. Forse il mondo nel 2001 non era ancora pronto per due personaggi principali così, ma, a maggior ragione ora, non si può non amarli. Girata in pellicola 70mm (cosa che non si faceva da Taron e la pentola magica), la lingua di Atlantide è stata creata appositamente da Marc Okrand, già autore del Klingon di Star Trek.

 

 

 

Il pianeta del tesoro (2002)

Il numero 43 dei classici disney è diretto sempre dalla famigerata coppia Ron Clements e John Musker. Se possibile è ancora meno ricordato e Amato di Taron e la pentola magica e Atlantis. Il pianeta del tesoro parte però da un presupposto tanto folle quanto apprezzabile: trasformare L’isola del tesoro, il classico di Robert Louis Stevenson in una storia di pirati spaziali, con estetica e ambientazioni steampunk. Una mossa forse azzardata, che all’epoca convinse poco, ma oggi non si può voler bene a questo film dall’anima punk.

 

 

 

La principessa e il ranocchio (2009)

49esimo classico Disney, diretto sempre dal dinamico duo Ron Clements e John Musker. L’insuccesso di La principessa e il ranocchio è stato un vero colpo al cuore: ad oggi, è purtroppo, il penultimo film animato della casa del topo a essere stato realizzato con disegno a mano (l’ultimo è Winnie the Pooh – Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri, del 2011) . Ed è un vero peccato: la morbidezza, il calore, la vita che dà il tratto a mano è unico. Purtroppo l’anno dopo è uscito Rapunzel – L’intreccio della torre, che, seppur altrettanto bello, con il suo grande successo ha messo definitivamente la pietra trombale sull’animazione non al computer. Dobbiamo voler ancora più bene quindi a Tiana, sarta di colore nella New Orleans del 1912, che si ritrova alle prese con un principe ranocchio, Naveen. I colori, la meravigliosa colonna sonora jazz composta da Randy Newman, i riti vudù del Dr. Facilier… E poi la lucciola, anima persa e romantica, innamorato della Stella della Sera, che chiama affettuosamente Evangeline. Un film vintage già alla sua uscita: da guardare e amare a ogni visione.

 

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