Mobilità sostenibile: la bicicletta sarà il nostro futuro?

Il 16°esimo rapporto ISFORT sulla mobilità degli italiani uscito alla fine dell’anno scorso vedeva l’utilizzo della bicicletta per la mobilità perdere mercato dopo il boom del 2017. Ma forse ora, con gli incentivi post pandemia le cose cambieranno.

La pandemia del nuovo Coronavirus ha modificato le nostre abitudini e imposto nuove regole di distanziamento fisico per evitare il contagio: il settore dei trasporti è stato uno di quelli su cui ha pesato maggiormente la chiusura delle attività nelle lunghe settimane di “confinamento” anti-epidemia.

In questi famigerati giorni di riapertura permane incertezza su quale direzione prenderà la mobilità in futuro, sia quella di tutti giorni sia quella, più occasionale, dei viaggi di lavoro o di vacanza.

La certezza è che il tema della mobilità rimane cruciale sia per la ripresa economica sia per la corretta gestione del controllo dell’epidemia.

Eppure è ancora tutto un bel rebus e sono tante le domande cruciali che non hanno una risposta certa:

  • Continuerà il lavoro da casa (lavoro agile, smart working)?
  • Aumenterà l’uso dell’auto e diminuirà quello del trasporto pubblico?
  • Aumenterà l’uso della bicicletta, dei monopattini e delle moto?
  • Quali prospettive ci saranno per servizi innovativi come il bike e car sharing e della mobilità elettrica?

In attesa di decisioni politiche e di vedere come, quando e se verranno erogati i bonus bicicletta, facciamo un tour, altamente sostenibile, tra i dati per vedere come la mobilità sia cambiata negli ultimi 16 anni usando l’ultimo report di ISFORT, Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti.

I dati sono raccolti dall’Osservatorio Audimob di ISFORT attraverso un’indagine campionaria annuale sulla mobilità della popolazione italiana di età compresa tra i 14 e gli 80 anni.

Partendo dai dati fondamentali vediamo la dinamica della domanda di mobilità.

 

La domanda di mobilità non cresce, ma anzi registra un notevole calo nell’ultimo decennio anche se c’è un segnale di ripresa nel 2018.

Un aumento del 4,8% per quello che riguarda i numeri di spostamenti totali nel giorno medio feriale e un aumento del 7,5% per quello che riguarda il numero di passeggeri per km.

Passiamo ora alla distanza percorsa e al tempo dedicato agli spostamenti.

 

 

I cittadini dedicano poco meno di un’ora al giorno agli spostamenti percorrendo circa 30 km. Nel 2018 i valori registrati sono stati in crescita rispetto all’anno precedente riallineandosi con quelli del 2016, ma, in ogni caso, il calo di entrambi gli indicatori rimane sensibile rispetto al decennio precedente: se ci riferiamo al 2008 la distanza registra -25% e il tempo -13,4%.

Osservare questi numeri è interessante per comprendere, in maniera rudimentale, quanto possa effettivamente essere abbracciato l’uso massiccio di bicicletta o monopattino come efficace sostituto ai trasporti pubblici.

Per capire meglio questo punto quindi è interessante osservare la seguente tabella che mostra l’articolazione della mobilità per raggio di distanze percorse.

 

 

La mobilità di corto raggio, che assorbe la quasi totalità degli spostamenti a piedi e in bicicletta (poco più di un quarto del totale), ha una posizione dominante nel modello di domanda degli italiani: più di 3 spostamenti su 4 sono inferiori ai 10 km, a fronte di meno di 3 su 100 superiori ai 50 km.

Anche in relazione alle distanze percorse (passegeri*km) la mobilità “locale” fino ai 50 km assorbe quasi il 66 % della domanda. Nel 2018 i tragitti di prossimità (fino a 2 km), che sono circa un terzo del totale, hanno leggermente perso peso a favore della fascia 2-10 km e la lunga distanza ha guadagnato mezzo punto a scapito della media (10-50 km). In ogni caso rispetto all’inizio del millennio entrambi gli indicatori sono scesi dal 81,1% al 76,5% per quello che riguarda gli spostamenti e dal 75,3% al 65,9% per quello che riguarda i passeggeri*km.

Sulla carta anche se i brevi e medi tragitti sono leggermente diminuiti rimangono sempre la quasi totalità degli spostamenti e questo è un buon indicatore per immaginare che ci sia un interessante bacino di utenza che possa iniziare a coprire queste distanze usando, per esempio, la bicicletta o il monopattino.

Prima di andare a vedere i tassi complessivi di mobilità sostenibile, vi mostro la distribuzione percentuale degli spostamenti per mezzo di trasporto utilizzato

 

Salta subito all’occhio che gli italiani si spostano in macchina: quasi 6 spostamenti su 10 si effettuano in macchina e di questi addirittura 5 come conducente.

Questa salda posizione baricentrica dell’auto si era incrinata solo parzialmente nel 2017 quando l’automobile perse quasi 7 punti percentuale a favore dei mezzi non motorizzati.

Purtroppo questa tendenza positiva ha fatto un piccolo passo indietro nel 2018 dove, in una situazione complessivamente poco mossa, vediamo la maggior perdita nello spostamento sostenibile a carico di quello con la bicicletta che perdendo 1 punto percentuale secco registra un calo di addirittura il 20%.

Concludo questo piccolo viaggio tra i numeri della mobilità con un grafico finale che mostra il tasso di mobilità sostenibile complessivo ossia la somma degli spostamenti a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici.

 

 

Questo indicatore nel 2018 si è attestato al 37,1%, in leggero ripiegamento rispetto al 2017. Il quadro di lungo periodo relativo al grado di sostenibilità delle preferenze modali degli italiani mostra però diverse ombre. In particolare tra il 2002 e il 2016 l’indice è addirittura sceso di ben 6 punti per poi recuperare moltissimo nel biennio successivo ma, di fatto, ricollocandosi alla percentuale di inizio millennio. Con un tasso di mobilità sostenibile ancora sotto al 40%, e praticamente allo stesso livello dei primi anni del 2000, emerge chiara un’insufficienza delle politiche centrali e locali a favore della mobilità sostenibile applicate negli anni passati.

La pandemia potrebbe dare la spinta positiva giusta nel prendere definitivamente in mano questo problema per dargli una sferzata nella giusta direzione.

Hai voluto la bicicletta? Adesso però devi pedalare!

Il bonus bicicletta può essere un primo passo in questa direzione, ma certo è che quand’anche tutti avessimo una bicicletta, poi dovremmo davvero pedalare affinché le cose cambino.

Per far questo occorre sensibilizzazione, giusta comunicazione da parte degli organi di informazione e ultimo, ma non ultimo, la messa in sicurezza dei percorsi cittadini da adibire alla mobilità sostenibile e la creazione, dove non esistano, degli stessi.

 

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