Andiamo a scoprire insieme quali sono le migliori docuserie disponibili su Netflix, un genere mai così di moda prima d’ora.

Negli ultimi quasi due mesi abbiamo imparato a spolpare il catalogo Netflix particolarmente a fondo, ma se siete stufi di guardare film e serie TV, forse è arrivato il momento di scoprire un genere divenuto particolarmente di moda: quello delle docuserie. E sulla piattaforma del colosso dello streaming ce n’è davvero per tutti i gusti: da quelli storici a quelli nostalgici, da quelli sul cibo a quelli sulla natura, passando per lo sport, la musica, l’arte e tanto altro. Quali sono dunque le migliori docuserie che offre il catalogo Netflix? Scopriamolo insieme.

 

 

 

Abstract: The Art of Design (2017 – 2019)

migliori docuserie netflix

 

Abstract è una serie che gli amanti dell’arte, e di tutto ciò che circonda il mondo del design, non possono assolutamente perdersi. Rinnovata anche per una seconda stagione, i vari episodi sono incentrati su personalità di assoluto rilievo come il designer di automobili Ralph Gilles, quello delle scarpe Nike Tinker Hatfield, l’interior designer Ilse Crawford, giusto per citarne alcuni. Uno sguardo interessantissimo ad un mondo dinamico e assolutamente brillante.

 

 

 

Chef’s Table (2015 – In corso)

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Se siete una buona forchetta, o se siete attratti dal cibo, le sue origini, la sua lavorazione e la sua presentazione, non potete non amare Chef’s Table. La serie, una delle migliori docuserie su Netflix, segue in ogni episodio un diverso chef di fama mondiale, che racconta le sue origini, la sua passione per le materie prime e per la cucina in generale, facendoci meglio comprendere l’affascinante mondo della ristorazione stellata. Imperdibile la puntata dedicata a Massimo Bottura: il suo elogio del Parmigiano Reggiano ha un che di poetico.

 

 

 

Dentro la mente di Bill Gates (2019)

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Bill Gates è una delle menti migliori della sua generazione, e probabilmente della storia dell’uomo. Netflix ci propone un viaggio proprio all’interno della sua mente, del suo mondo, partendo dalle origini e dalle idee, fino ad arrivare alle motivazioni che hanno mosso e continuano a muovere il co-fondatore di Microsoft. Conta solo tre episodi, per cui si vede in un pomeriggio.

 

 

 

Formula One: Drive to survive (2019 – In corso)

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Lo sappiamo cosa state pensando: “Che noia la Formula 1!”. Vi sbagliate, ma non è questo il discorso. Il punto è che Drive to Survive è una serie che ha il motorsport come elemento di sfondo, ma che si concentra su altro: sulle origini e le motivazioni dei piloti e dei capisquadra, sui giochi di potere e di soldi che ci sono dietro il Circus, svelando interessanti retroscena che fino ad ora erano rimasti dietro le quinte. Se siete appassionati dello sport è imprescindibile, ma riuscirà a conquistarvi anche se siete a digiuno di motori. Inaspettatamente una delle migliori docuserie su Netflix.

 

 

 

I giocattoli della nostra infanzia (2017 – In corso)

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Dai Transformers ai Lego, dalle Barbie alle Tartarughe Ninja, tutti abbiamo avuto i nostri giocattoli preferiti. Netflix ce li racconta in un viaggio nostalgico ma molto interessante, su chi quei giocattoli li fabbricava, o li fabbrica ancora, mostrandoci storia e retroscena di alcune delle aziende più famose al mondo.

 

 

 

Il nostro Pianeta (2019 – In corso)

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È il primo documentario naturalistico prodotto da Netflix in collaborazione con il WWF, ed è rapidamente diventato un caposaldo del genere. Ogni episodio ruota intorno a un tema ambientale diverso, e ci mostra gli habitat di moltissime specie animali, concentrandosi sulle loro differenze e particolarità. Oltre ad essere particolarmente interessante, è anche una gioia per gli occhi.

 

 

 

In poche parole (2018 – In corso)

 

Si può rispondere a domande importanti su argomenti delicati in circa 15-20 minuti? Questa docuserie di Netflix ci riesce, e anche particolarmente bene. Nelle due stagioni andate in onda finora sono stati trattati temi come il razzismo, la monogamia, il sesso, gli alieni, i tatuaggi e quant’altro, e la serie ha generato anche alcuni spin-off. L’ultimo di essi è stato diffuso proprio pochi giorni fa, e riguarda i coronavirus. Più attuale di così…

 

 

 

Making a murderer (2015-2018)

 

Making a murderer racconta le vicende di Steven Avery, un detenuto americano che ha scontato 18 anni di carcere per stupro e tentato omicidio, prima di essere scagionato e accusato di un altro delitto, per il quale si sospetta sia stato nuovamente incastrato. Una storia controversa e che ha fatto molto discutere, ma che ha anche riscosso un grandissimo successo di pubblico e di buona parte della critica.

 

 

 

Rotten (2018)

 

Cosa succede agli alimenti che mangiamo, prima che essi arrivino sulla nostra tavola? È quello a cui tenta di rispondere Rotten, una serie che si concentra sulla filiera alimentare intervistando contadini, allevatori, produttori, distributori, facendoci scoprire il lato oscuro dell’alimentazione.

 

 

 

Story of God con Morgan Freeman (2016 – 2017)

Diciamoci la verità: da quando abbiamo visto Una Settimana da Dio, è difficile toglierci dalla testa l’immagine di Morgan Freeman nei panni dell’Onnipotente. Forse proprio per quest’associazione è invece facilissimo farsi rapire da questa docuserie, in cui l’attore ci parla di culture e religioni diverse, studiando il modo in cui i vari culti si comportano in merito a diversi argomenti. Se vi affascina questo mondo, e se amate Morgan Freeman, è la serie che fa per voi.

 

 

 

Sunderland ‘til I die (2018)

 

Anche in questo caso, non commettete l’errore di pensare che se non siete amanti del calcio, allora non apprezzereste questa serie. Si tratta di una docuserie incentrata sulla squadra inglese del Sunderland, che avrebbe voluto documentare la rinascita del club nella stagione 2017/2018 dopo la retrocessione dalla Premier League alla Serie B inglese, e che invece si è rivelata disastrosa, con un’ulteriore retrocessione nella serie inferiore. Parafrasando gli Afterhours, “Il tuo diploma in fallimento è una laurea per reagire”: una cronaca dall’interno di un dramma sportivo che non può non affascinare.

 

 

 

The Last Dance (2020)

 

Attualmente trasmessa al ritmo di due nuove puntate a settimana, ci sono bastate le prime quattro per capire che stiamo di fronte a qualcosa di epocale, che entra di diritto tra le migliori docuserie su Netflix. La serie racconta dell’ultima stagione vincente dei Chicago Bulls, una delle squadre divenute leggenda dello sport e della pop culture, raccontando gesta e retroscena su Michael Jordan, Scottie Pippen, Dennis Rodman ed altri giganti dell’NBA dell’epoca.

 

 

 

Tiger King (2020)

 

Una delle docuserie più folli in circolazione: racconta di Joe Exotic, un bizzarro (a dir poco) proprietario di uno zoo dedicato ai grandi felini, e della sua rivalità con l’attivista Carole Baskin che sfociò addirittura in un tentato omicidio e in una condanna a 22 anni di prigione per il “buon” Joe, che nel frattempo si è anche candidato come Presidente degli Stati Uniti d’America. Da poco è stato diffuso anche un episodio speciale condotto dall’attore Joel McHale.

 

 

 

Trump: Un sogno Americano (2018)

 

Imprenditore di successo, self-made man e addirittura Presidente degli Stati Uniti d’America, sebbene uno dei più criticati dall’opinione pubblica. La storia di Donald Trump ricalca perfettamente il leggendario Sogno Americano, e ci viene raccontata attraverso amici, imprenditori, politici, soci e avversari. Che siate estimatori o oppositori di Trump, si tratta di una serie attuale e interessante, che dura solo quattro puntate. Dategli una chance.

 

 

 

Ugly delicious (2018 – In corso)

 

Si parte da un concetto, o da un piatto, e lo si esplora in tutte le diverse varianti nelle varie parti del mondo. È questa l’idea base della docuserie Ugly Delicious, che se siete una buona forchetta o comunque interessati al mondo del cibo nelle sue varie sfaccettature, saprà di sicuro soddisfarvi. Il primo episodio peraltro è incentrato sulla pizza, e le differenze tra le varianti napoletane, giapponesi e americane. Avete già l’acquolina in bocca, vero?