Equilibrare cuore e cervello: come non è facile dal punto di vista psicologico anche la parte più scientifica e biochimica di questo equilibrio è un bel puzzle. Ma forse se ne sa qualcosa di più.
Anche se gli esseri umani non sono per lo più consapevoli dei loro battiti cardiaci, diversi effetti correlati al battito cardiaco influenzano la percezione cosciente e mettono in evidenza un legame più stretto di quanto si possa pensare tra cuore e cervello.
La percezione degli stimoli cambia con il battito cardiaco: nella sistole abbiamo meno probabilità di rilevare un debole stimolo elettrico nel dito rispetto alla diastole.
Esiste un meccanismo che stabilisce una relazione tra la fase del battito cardiaco e l’esperienza cosciente. Nel suo battito regolare il cuore si contrae nella cosiddetta fase sistolica pompando il sangue nel corpo a cui segue una seconda fase, detta diastolica, di rilassamento, in cui il sangue torna indietro riempiendo di nuovo il cuore. Si conosce già la percezione degli stimoli esterni cambia con il battito cardiaco. Nella sistole abbiamo meno probabilità di rilevare un debole stimolo elettrico nel dito rispetto alla diastole.
Ora, alcuni ricercatori dell’Università di Pittsburgh, hanno trovato la ragione di questo cambiamento nella percezione: l’attività cerebrale cambia nel corso del ciclo cardiaco. Nella sistole viene soppresso un componente specifico dell’attività cerebrale, che è associato alla coscienza, il cosiddetto componente P300, una particolare onda cerebrale.
In altre parole, sembra che, durante la sistole, il cervello si assicuri che determinate informazioni siano tenute fuori dall’esperienza cosciente.
È come se il cervello prendesse in considerazione la contrazione dovuta alla sistole e predicesse che i cambiamenti corporei percepiti non siano reali ma associati al battito. Normalmente, questo ci aiuta a non essere costantemente disturbati dal nostro battito cardiaco. Tuttavia questo meccanismo nasconde stimoli deboli che sopraggiungono in concomitanza con la sistole benché siano invece reali.
Durante le loro indagini sulle interazioni cuore-cervello, i ricercatori hanno anche rivelato un secondo effetto del battito cardiaco sulla percezione: se il cervello di una persona mostra una risposta maggiore al battito cardiaco, l’elaborazione dello stimolo nel cervello viene attenuata in modo che la persona rilevi lo stimolo in maniera inferiore.
Questo sembra essere il risultato nel dirigere ed equilibrare la nostra attenzione tra segnali ambientali esterni e segnali corporei interni
spiega il primo autore dello studio.
In altre parole, un grande potenziale evocato dal battito cardiaco potrebbe riflettere uno “stato d’animo”, in cui siamo più concentrati sul funzionamento dei nostri organi interni come la circolazione sanguigna, piuttosto che sull’ambiente esterno e questo ci renderebbe meno consapevoli degli stimoli del mondo.
I risultati non hanno solo implicazioni per la nostra comprensione delle interazioni cuore-cervello nelle persone sane, ma anche nei pazienti. In particolare, l’autore senior, Arno Villringer spiega
I nuovi risultati potrebbero aiutare a spiegare perché i pazienti dopo l’ictus spesso soffrono di problemi cardiaci e perché i pazienti con malattie cardiache hanno spesso una funzione cognitiva compromessa
I ricercatori hanno studiato queste relazioni inviando deboli stimoli elettrici agli elettrodi fissati sulle dita dei partecipanti allo studio. Parallelamente, hanno registrato i processi cerebrali di ogni partecipante usando un elettroencefalogramma e la loro attività cardiaca usando un elettrocardiogramma.
- Heart–brain interactions shape somatosensory perception and evoked potentials (pnas.org)
- Componente P300 (wikipedia.org)