Mentre il mondo intero festeggia la Giornata della Terra, le lobby stanno premendo per sospendere e rimandare le leggi ambientali.
In seguito agli sconvolgimenti causati dall’emergenza sanitaria, nazioni di tutto il mondo si stanno preparando ad affrontare una grave recessione economica. Affermando di voler aiutare le industrie, i magnati del petrolio, le aziende automobilistiche e i produttori di plastiche stanno spingendo USA e UE ad alleggerire le norme anti-inquinamento.
Negli Stati Uniti hanno trovato terreno fertile. Che il presidente statunitense Donald Trump fosse contrario agli sforzi ambientalisti era noto da tempo: nel 2017 si era chiamato fuori dall’Accordo di Parigi, nel 2018 aveva aperto nuove centrali elettriche alimentate a carbone, nel 2019 aveva indebolito i regolamenti sulle emissioni di metano e sulla difesa delle specie animali.
Guardando al passato, non sorprende che a fine marzo abbia spinto la Environmental Protection Agency (EPA) a sospendere l’applicazione delle leggi ambientali per tutta la durata dell’emergenza sanitaria.
Grazie a questa decisione, oggi e a tempo indeterminato, le industrie statunitensi possono inquinare liberamente, devono solo ricordarsi di scaricare la colpa sul coronavirus.
Molti hanno criticato la mossa dell’EPA e del suo amministratore, Andrew Wheeler, gridando a gran voce che si tratti esclusivamente di un escamotage con cui favorire gli interessi dei grandi imprenditori a discapito della salute pubblica. Un’accusa legittima, se si considera che Wheeler è stato un lobbista storico dell’industria del carbone.
In Europa la situazione è certamente meno critica, ma le aziende stanno non di meno facendo pressioni per ottenere una regolamentazione a loro più vantaggiosa. A inizio aprile, la lobby della plastica ha chiesto alla presidente UE Ursula von der Leyen di posticipare l’integrazione dei nuovi regolamenti di settore e, magari, anche di cancellare alcuni di quelli già in vigore.
Della stessa opinione è l’industria automobilistica, la quale ha proposto attraverso European Business di posticipare le scadenze nell’implementazione delle norme UE, in modo da sospendere “tutte le consultazioni non essenziali sul clima e sull’ambiente”.
La IATA, la lobby aeroportuale che ha promosso l’introduzione del riconoscimento facciale negli scali, sta cercando di far sospendere i diritti dei passeggeri, di svicolarsi dagli obblighi nei confronti del cambiamento climatico e di ottenere uno sconto sulle tassazioni attualmente in corso.
Coralmente, le lobby chiedono di rimandare le leggi ambientali, denunciando che ulteriori oneri legislativi porterebbero molte industrie al fallimento. Nel manifestare le loro preoccupazioni, tuttavia, queste organizzazioni mostrano di voler ritrattare la loro posizione, nella speranza di uscire più potenti da questo periodo disastroso.
La Commissione Europea si trova ora in una situazione difficile, ovvero deve bilanciare il suo piano per il Green Deal con le richieste delle lobby, dovendo decidere se dare il via a una rivoluzione sistemica o se riconfermare l’ineluttabile strapotere della finanza.
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