La storia la conosciamo, il presente lo viviamo, il futuro dobbiamo costruirlo. Oggi più che mai, in occasione della Giornata della Terra 2020, dobbiamo pensare a come, ma la strada è già delineata grazie all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Il 22 aprile 1970 scesero quasi 20 milioni di manifestanti nelle strade degli Stati Uniti per fermare l’inquinamento e la distruzione ambientale: si svolgeva così la prima Giornata della Terra.

Chi avrebbe potuto pensare che, dopo essere diventato un movimento globale, oggi, esattamente cinquant’anni dopo, nessuno nel mondo sarebbe stato autorizzato a scendere in strada?

Il contrasto tra le due situazioni è davvero incredibile.

Nel mezzo della pandemia del nuovo Coronavirus, che ci spinge a rimanere in casa, il 50° anniversario della Giornata della Terra ci ricorda che gli individui devono assumersi la responsabilità di mantenere le comunità al sicuro.

Ognuno di noi deve continuare a fare la propria parte per proteggere paesaggi e fauna selvatici unici prima che vengano consumati dall’innalzamento del livello del mare o da furiosi incendi.

Quando pensiamo alle grandi sfide globali per la tutela dell’ambiente ci sentiamo persi perché ci sembrano problemi irrisolvibili, troppo più grandi di noi. Questa sensazione alla fine ci induce a non agire con la “scusa” che intanto “una mia piccola azione non farà la differenza”.

L’attuale pandemia di COVID-19 ci sta esattamente mostrando l’opposto.

Come per la lotta contro COVID-19 anche le nostre sfide ambientali più complesse,  richiederanno cooperazione piuttosto che isolamento transfrontaliero.

Stiamo vedendo come le società possano mobilitarsi rapidamente di fronte alle minacce esistenziali e di come le azioni di tutti siano di fondamentale importanza per coordinare un movimento globale che funzioni e porti grandi risultati complessivi.

Sentirsi piccoli e impotenti, schiacciati da un un microscopico fascio di proteine ​​e RNA, che ha causato sofferenze e danni ingentissimi all’economia globale, deve essere lo stimolo per agire da subito in maniera più efficace per la protezione del pianeta.

Ma qual è la strada giusta da intraprendere per il nostro futuro?

In realtà, per sapere quale sia la strada giusta da intraprendere per garantire un futuro al nostro pianeta, non dobbiamo sforzarci di inventare nulla, ma semplicemente cominciare a essere più consapevoli della via che è stata già tracciata a partire dal 1 gennaio 2016, giorno in cui è entrata in vigore a livello internazionale l’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) adottati all’unanimità dagli Stati membri delle Nazioni Unite.

Gli Stati membri ONU si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

L’Agenda 2030 e gli SDGs sono il nuovo quadro di riferimento per lo sviluppo, dopo la conclusione della fase degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs).

 

 

Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile

L’Agenda globale per lo Sviluppo sostenibile e gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals- SDGs), da raggiungere entro il 2030, sono stati approvati a New York il 25 settembre 2015, quando i 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno adottato all’unanimità la risoluzione 70/1 “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

L’Agenda è entrata in vigore il 1°gennaio 2016, ed ha sostituito i precedenti Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals – MDGs) che avevano orientato l’azione internazionale di supporto allo sviluppo nel periodo 2000-2015.

L’Agenda globale comprende 17 obiettivi e 169  traguardi.

Gli Obiettivi, interconnessi e indivisibili, bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: crescita economica, inclusione sociale, tutela dell’ambiente, estendendo l’Agenda 2030 dal solo pilastro sociale previsto dagli Obiettivi del Millennio agli altri due pilastri, economico ed ambientale.

Gli SGDs si incardinano sulle cinque P:

  • Persone: eliminare fame e povertà in tutte le forme e garantire dignità e uguaglianza;
  • Prosperità: garantire vite prospere e piene in armonia con la natura;
  • Pace: promuovere società pacifiche, giuste e inclusive;
  • Partnership: implementare l’agenda attraverso solide partnership;
  • Pianeta: proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future.

 

 

Questi, nel dettaglio, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile:

  1. Sconfiggere la povertà: porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo;
  2. Sconfiggere la fame: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione, promuovere un’agricoltura sostenibile;
  3. Salute e benessere: assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età;
  4. Istruzione di qualità: fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento permanente per tutti;
  5. Parità di genere: raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze;
  6. Acqua pulita e igiene: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie;
  7. Energia pulita e accessibile: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni;
  8. Lavoro dignitoso e crescita economica: incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;
  9. Imprese, innovazione e infrastrutture: costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile;
  10. Ridurre le disuguaglianze: ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le nazioni;
  11. Città e comunità sostenibili: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;
  12. Consumo e produzione responsabili: garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo;
  13. Botta contro il cambiamento climatico: promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico;
  14. Vita sott’acqua: conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile;
  15. Vita sulla terra: proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica;
  16. Pace, giustizia e istituzioni forti: promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli;
  17. Partnership per gli obiettivi:rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.

Il percorso di definizione dell’Agenda 2030 ha visto un elevato livello di partecipazione non solo del sistema delle Nazioni Unite e degli Stati membri, ma anche di attori della società civile internazionale, con conseguente ampia produzione di proposte e documenti che ha reso complessa la sintesi in un testo unitario.

L’adozione dell’Agenda 2030 ha rappresentato un momento storico, ma dobbiamo metterla in atto

L’adozione dell’Agenda globale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 ha rappresentato un evento storico da più punti di vista, in quanto è stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità del precedente modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale: si è quindi superata l’idea che la sostenibilità sia una questione esclusivamente ambientale e si è affermata una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.

 

 

Tutti i paesi, senza più distinzione tra sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, sono chiamati a contribuire allo sforzo necessario a portare il mondo sul percorso della sostenibilità.

Ogni paese deve definire la propria strategia nazionale di sviluppo sostenibile

Pertanto ogni paese deve impegnarsi a definire una propria strategia nazionale di sviluppo sostenibile (SNSvS), che consenta di raggiungere i relativi obiettivi, dando conto dei risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’ONU.

L’attuazione dell’Agenda 2030 richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società: dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura e, infine, in maniera trasversale occorre un forte coinvolgimento proprio di ognuno di noi.

Si, tutto bello, ma a che punto siamo?

Il 4 ottobre 2019 si è tenuta a Roma la presentazione del quinto rapporto ASviS.

Si tratta del documento dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, realtà che riunisce oltre 220 istituzioni e associazioni e che rappresenta uno strumento per analizzare l’avanzamento del nostro Paese verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU e identificare gli ambiti in cui bisogna intervenire per favorire la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Il Rapporto, stilato grazie al contributo dei 600 esperti, fornisce un quadro delle iniziative messe in campo nel mondo, in Europa e, soprattutto, in Italia a favore dello sviluppo sostenibile, valuta le politiche realizzate negli ultimi 12 mesi e avanza proposte per accelerare il percorso del nostro Paese verso l’attuazione dell’Agenda 2030.

 

 

Lo sviluppo sostenibile in Italia:
abbiamo fatto passi avanti

Dopo alcuni anni in cui si era registrato un colpevole ritardo del nostro Paese in materia di sviluppo sostenibile, il rapporto del 2019 ha evidenziato alcuni interessanti passi in avanti.

In primo luogo, uno step importante per dotare l’Italia di una governance per l’Agenda 2030 è stato fatto grazie alla costituzione della cabina di regia “Benessere Italia”, la quale si propone di coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i ministeri nel segno del benessere dei cittadini.

Inoltre, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha avviato le attività d’istituzione del “Forum per lo Sviluppo Sostenibile” previsto dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), presentandone ufficialmente il funzionamento durante la prima Conferenza nazionale per lo sviluppo sostenibile, svoltasi a Napoli nel dicembre 2018.

Altre azioni importanti sono state promosse in materia di educazione e informazione sui temi dello sviluppo sostenibile nelle scuole, nelle università e nelle amministrazioni pubbliche e sul fronte della mobilitazione delle imprese e della finanza sostenibile.

Su questo fronte il rapporto segnala che nei mesi scorsi 10 associazioni imprenditoriali hanno presentato al Governo il documento congiunto “Acceleriamo la transizione alla sostenibilità. Le imprese per l’Agenda 2030” indicando le linee di azione necessarie per accelerare il passo verso gli SDGs.

Per quanto riguarda i singoli obiettivi, il documento evidenzia poi miglioramenti per l’Italia in alcuni degli indici che descrivono la sostenibilità sociale del Paese. Tra questi ci sono:

  • Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età (obiettivo 3). L’indicatore sulla salute e il benessere è migliorato in modo particolare a partire dal 2015; tale dinamica positiva è spiegata dalla riduzione della probabilità di morte sotto i 5 anni (3,4 decessi entro i 5 anni per mille nati vivi nel 2017) e della proporzione standardizzata di persone di 14 anni e più che non praticano alcuna attività fisica;
  • Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti (obiettivo 4). Dal 2010 in poi si osserva un deciso aumento sia della quota di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario sia della quota di persone di 25-64 che hanno completato almeno la scuola secondaria di II grado (scuola media superiore). Da sottolineare poi come la percentuale di studenti di 15 anni che non raggiungono il livello di competenze matematiche di base sia diminuita nel corso del tempo. Infine, nell’ultimo anno il tasso di abbandono scolastico peggiora, in controtendenza con gli anni precedenti, attestandosi al 14%;
  • Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze (obiettivo 5). Anche in questo caso l’indicatore mostra un andamento crescente per tutta la serie storica osservata (2010-2017). Dopo la lieve flessione avvenuta nel 2016, l’indicatore torna a migliorare grazie all’aumento della percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e della quota di donne presenti negli organi decisionali. A sostenere il buon andamento dell’indicatore, si segnala la tendenza crescente nella presenza di donne tra le persone con occupazione e laureate.

 

 

Contrasto alla povertà e alle disuguaglianze: su questo aspetto la strada è ancora lunga

Allo stesso tempo però segnali non del tutto confortanti dal punto di vista sociale arrivano da altri indici di cruciale importanza.

Tra questi spiccano quelli riguardanti il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze economiche.

In particolare, si evidenzia un netto peggioramento, specialmente a partire dal 2014, dell’indice che sintetizza l’Obiettivo 1cioè porre fine ad ogni forma di povertà.

Stando al Rapporto, nel biennio 2016-2017 questa dinamica negativa è riconducibile all’aumento della povertà assoluta e della povertà relativa, che registrano entrambe il valore più alto di tutta la serie storica osservata (rispettivamente 8,4% e 15,6% della popolazione).

Tra gli individui in povertà assoluta i giovani (18-34 anni) si stimano essere 1 milione e 112mila, il valore più elevato dal 2005.

Da segnalare che nel 2017 si registra una diminuzione dell’indice di grave deprivazione materiale, il quale resta comunque superiore di 3,5 punti rispetto alla media europea.

Anche l’indicatore relativo all’Obiettivo 8, cioè incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, è stato fortemente influenzato dal ciclo economico ed è un punto su cui lavorare e a maggior ragione lo sarà dopo la crisi incredibile in cui sprofonderemo a causa della pandemia di COVID-19.

Il rapporto evidenzia anche come, in tema di esclusione sociale, vada posta particolare attenzione nei confronti dei minori, per i quali vanno rafforzate le misure di contrasto alla povertà economica, educativa ed alimentare. A queste va aggiunta una seria politica di supporto diretto alle famiglie.

Come si è visto quindi, nonostante importanti novità, la strada verso una maggiore equità sul piano sociale rappresenta ancora una meta complessa da raggiungere.

 

 

 

Europa e Agenda 2030: avanzamento in molti obiettivi, ma peggiora su ecosistemi terrestri e cooperazione internazionale

All’inizio di febbraio di quest’anno l’ASviS ha per la prima volta misurato la situazione di ogni Paese Ue rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile nello studio “The European Union and the Sustainable Development Goals”.

Secondo lo studio, tra il 2010 e il 2017, la situazione migliora per nove obiettivi (salute, educazione, parità di genere, energia, occupazione, città, produzione e consumo, cambiamento climatico ed ecosistema marino), peggiora per due (ecosistemi terrestri e cooperazione internazionale), mentre per cinque (povertà, fame, infrastrutture, disuguaglianze, pace e giustizia) la situazione resta invariata (per l’obiettivo 6, acqua pulita e servizi igienico-sanitari, non è stato possibile creare un indicatore composito per mancanza di dati).

Il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini, ha dichiarato:

i risultati medi europei nascondono, per gran parte degli Obiettivi, situazioni molto differenziate tra gli Stati membri. Le nuove politiche europee devono cercare di ridurre queste differenze, che minano la fiducia nell’Europa dei cittadini che vivono nei Paesi in fondo alla classifica del benessere.

La scelta della nuova Commissione europea di mettere l’Agenda 2030 al centro di tutte le politiche, aggiunge il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini,

è molto importante e avrà notevoli riflessi anche sul modo in cui l’Italia deve disegnare e condurre le sue politiche. Non a caso, le recenti Comunicazioni sul Green New Deal, sull’organizzazione del Semestre europeo e sul Patto di Stabilità sono costruite intorno all’Agenda 2030 e aprono nuovi scenari. Il nostro Paese deve decidere se sostenere queste innovazioni o avere un atteggiamento conservatore. Non sono cambiamenti indolori, ma l’Italia ha tutto da guadagnare da politiche e fondi europei orientati verso la sostenibilità economica, ambientale e sociale.

 

 

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