Tempi di coronavirus, e pure gli scienziati della NASA lavorano da casa per continuare a gestire il loro rover Curiosity su Marte e, per poterlo fare, devono indossare gli occhialini per il cinema 3D con lenti rosso-blu, tanto in voga negli anni ’80.
Una scelta davvero curiosa ma resa obbligatoria visto che questa soluzione è l’unica in grado di sopperire alla mancanza dei visori tecnologici della NASA che, per motivi di natura tecnica e logistica, non sono in grado di funzionare in un ambiente domestico, dove lavorano ora gli scienziati.
Causa lockdown per coronavirus, la NASA ha infatti mandato a casa qualcosa come 17.000 dipendenti (quasi tutti) a metà marzo; inoltre diversi lavoratori sono risultati positivi al covid-19. Così come diversi altri milioni di lavoratori si stanno abituando allo smart working, pure la NASA si è dovuta adattare.
In un post sul blog ufficiale, la NASA martedì ha spiegato che i membri del team Curiosity hanno preparato le loro configurazioni da casa, facendosi spedire attrezzature come cuffie e monitor dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, nel sud della California. Tuttavia non è stato possibile spedire tutto nelle case dei dipendenti NASA.
I piloti di Curiosity, solitamente, utilizzano speciali occhiali 3D per osservare il paesaggio attorno al rover e gestirlo. Tuttavia, per funzionare questi visori hanno bisogno di una scheda grafica estremamente potente, come quelle che si trovano nei gaming computer moddati dei laboratori NASA. Ma non è stato possibile spedirli.
Per consentire agli operatori rover di visualizzare immagini 3D su laptop ordinari, sono passati a semplici occhiali 3D rosso-blu – fa sapere la NASA – Sebbene non siano così avvolgenti o comodi come gli occhialini, funzionano altrettanto bene per la pianificazione di azionamenti e movimenti delle braccia.
Il team Curiosity lavora in remoto dal 20 marzo e il 22 marzo ha controllato con successo Curiosity per perforare un campione di roccia su Marte.