Zoombombing: così i troll rovinano le conferenze su Zoom condividendo porno

La nuova piaga del trolling online si chiama Zoombombing, come sanno bene le aziende e i professori che si sono visti le loro chiamate su Zoom invase da orde di troll: lo racconta un articolo del NY Times.

Zoombombing: entrare in una conferenza Zoom di perfetti sconosciuti è anche fin troppo semplice, basta conoscere il link d’invito, o in alcuni casi semplicemente buttare a caso dei numeri sperando di azzeccare l’indirizzo di una call esistente.

Esistono numerosi gruppi su Facebook dove le persone si scambiano a vicenda i link d’ingresso alle conference call sulla piattaforma.

Se poi ci aggiungiamo che Zoom consente all’ospite di una call di condividere immagini e video a pieno schermo con tutti gli altri, ecco servita la ricetta per una molestia perfetta.

 

Zoom negli ultimi anni è diventata una delle piattaforme più usare per le conference call. Le feature essenziali sono gratis, mentre le organizzazioni abbonate al servizio possono organizzare dirette streaming con oltre 300 ospiti. Nel 2020 ha raggiunto un picco di 2.2 milioni di utenti attivi mensili. Soltanto durante le prime settimane dell’emergenza Covid-19 l’app per smartphone è stata scaricata da più di 300.000 persone. Qualche domenica fa i download sono stati 600.000. Sì, in un solo giorno.

 

La strategia d’attacco dei troll è molto semplice: entrano a sbaffo nelle chiamate di altre persone, magari quella di un professore che sta cercando di insegnare l’aritmetica ai suoi studenti di 12 anni, e poi sfruttano la possibilità di condividere con gli altri utenti il loro schermo per diffondere porno o video gore a tutto volume.

 

 

L’evento di Chipotle Together rovinato da un singolo troll

Sebbene entrare in una chiamata Zoom di perfetti sconosciuti senza avere un link d’invito sia estremamente complicato, è anche vero che moltissimi brand stanno organizzando degli eventi sulla piattaforma distribuendo pubblicamente le chiavi d’accesso. Ad esempio Il New York Times ha raccontato di un evento organizzato da Chipotle che vedeva la partecipazione del cantante Lauv. l’azienda è stata costretta a fermare la trasmissione dopo che un solo partecipante aveva iniziato a condividere immagini pornografiche a pieno schermo.

Il VP del dipartimento digital di Chipotle ha spiegato al quotidiano che dopo questo incidente l’azienda ha preferito spostarsi su altre piattaforme meno aperte.

In un altro episodio un evento organizzato su Zoom e dedicato al tema della misoginia è stato interrotto dopo appena 15 minuti per lo stesso motivo.

Il Zoombombing non ha risparmiato nemmeno il giornalista Casey Newton

 Anche il noto tech journalist Casey Newton (quello che aveva rivelato al mondo le condizioni infernali in cui lavorano i moderatori a contratto di Facebook) è finito vittima di Zoombombing: alcuni troll hanno sabotato diverse puntate della sua rubrica su Zoom “Work from home happy hour”.

Proprio Casey Newton oggi ha scritto una breve guida dove spiega come proteggere le nostre call dagli estranei e renderle a prova di Zoombombing.

 

Completamente irrelato, ma comunque una gran bella lettura dall’archivio di Lega Nerd:

 

 

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