Nonostante possa sembrare paradossale, la calda superficie di Mercurio potrebbe avere ghiaccio proprio grazie alla sua vicinanza al Sole.

Mercurio è il pianeta più vicino al Sole: con una temperatura superficiale che può raggiungere i 400 gradi centigradi, esso è rinomato per avere un’atmosfera quasi assente e numerosi crateri, talvolta pieni di lava e, raramente, di ghiaccio (che di norma tende a sublimare da solido a vapore proprio a causa dell’alta temperatura). Una nuova teoria ipotizza che le formazioni di ghiaccio potrebbero invece essere generate proprio dal calore, o meglio dai venti solari.

Il dottor David Williams, ricercatore della NASA che si occupa di studiare i pianeti, nel 2012 affermava:

Il ghiaccio sulla superficie di Mercurio è esposto direttamente al vuoto, e sublima velocemente scappando nello spazio, a meno che non viene tenuto al freddo per tutto il tempo. Questo significa che il ghiaccio non può essere mai esposto al sole direttamente. L’unico posto sulla superficie di Mercurio dove ciò è possibile sembra essere vicino ai poli, dove la superficie di alcuni crateri potrebbe essere profonda abbastanza da dare un’ombra perenne.

L’acqua su Mercurio è stata avvistata per la prima volta direttamente dalla terra, scoprendo dal radar dei segnali rivelatori dovuti alle molecole di H2O. Successivamente nel 2011 la nave MESSENGER (MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry and Rangin), creata appositamente per studiare la superficie di Mercurio, ha confermato la teoria. Ma qual è questo processo che permetterebbe la formazione di ghiaccio?

 

Crateri Mercurio

 

La presenza di queste pozze di ghiaccio sembra scaturire proprio da un processo chimico dovuto dai venti solari, dei flussi di particelle cariche (tra cui protoni) che partono dal sole in tutte le direzioni. Ovviamente non basta solo questo per dare vita a particelle d’acqua. La seconda parte del lavoro viene fatta proprio da Mercurio stesso: i minerali presenti in superficie contengono infatti gruppi ossidrilici (OH).

Il processo quindi, favorito dal calore dei venti solari che permettono ai gruppi ossidrilici di staccarsi dai minerali, sarebbe composto dalla collisione di questi stessi gruppi tra di loro, dando come risultato delle molecole di acqua e degli atomi di idrogeno.

La neoformata acqua tendenzialmente non riesce a depositarsi a causa degli stessi venti solari, ma alcune molecole riescono ad atterrare sui precedentemente citati crateri polari, favorendo quindi la formazione di ghiaccio.