Senza i grandi predatori come lupi e orsi, non solo cervi o alci (le prede) ma anche i piccoli predatori come coyote e volpi possono incrementare come popolazione. È quanto è emerso da una recente ricerca condotta dall’Università di Washington secondo la quale i grandi animali carnivori svolgono un ruolo chiave nel tenere sotto controllo la popolazione dei piccoli carnivori.
Come è già ampiamente noto, nelle aree di caccia dei grandi predatori questi ultimi spesso lasciano avanzi che vengono mangiati da carnivori più piccoli. C’è però un aspetto che non è mai stato preso in considerazione: i resti delle carcasse lasciati da lupi o orsi può funzionare da trappola per gli “spazzini”, che rischiano di essere uccisi dai grandi predatori che tornano sul luogo di caccia.
La teoria dell’Università americana è stata chiamata “attrazione fatale”. E in effetti il nome scelto rende bene l’idea. Lo studio pubblicato il 18 marzo sulla rivista Ecology Letters è il primo ad esaminare le attività di caccia e “pulizia” dei carnivori in relazione l’una con l’altra in diversi ambienti nel mondo. Secondo gli autori della ricerca, i modelli emersi dall’analisi potrebbero essere utili per prendere importanti decisioni in merito alla gestione dei grandi carnivori in tutto il mondo, come ha sottolineato Laura Prugh, ecologa della fauna selvatica e professore associato presso la UW School of Environmental and Forest Sciences.
Spero che questo studio spinga i ricercatori a pensare in modo più olistico a queste interazioni tra uccisioni e scavenging (l’operazione di “pulizia” dei piccoli predatori ndr), perché attualmente non stiamo davvero comprendendo appieno il funzionamento delle comunità di carnivori esaminandole separatamente
In USA, grandi carnivori come puma, lupi e orsi grizzly sono scomparsi in molte regioni, permettendo ad alcuni carnivori più piccoli – coyote, volpi e gatti selvatici – di aumentare di popolazione. L’assenza di grandi carnivori, in particolare sulla costa orientale, ha portato all’incremento delle popolazioni di cervi e altre prede, creando uno squilibrio in molte aree. Tuttavia, nelle regioni in cui sono presenti i grandi carnivori, come gli Stati Uniti occidentali, il loro rapporto con i predatori più piccoli è complesso. Quando uccidono cervi e altre prede, spesso lasciano scarti da raccogliere per i predatori più piccoli. Ma capita, appunto, che anche i predatori uccidano i loro “colleghi” più piccoli.
E proprio alla luce di queste dinamiche, i ricercatori dell’Università di Washington hanno voluto verificare se i grandi carnivori rappresentino un reale vantaggio per i predatori più piccoli fornendo una maggiore scorta di cibo, soprattutto in condizioni critiche come siccità, incendi o inverni particolarmente rigidi. Il risultato è che – nel complesso – i grandi predatori tendono ad eliminare quelli più piccoli, anche se forniscono loro una quantità significativa di cibo.
Inizialmente pensavamo che forse i piccoli carnivori stessero beneficiano delle uccisioni dei lupi – ha spiegato Prugh – Ma poi ci siamo resi conto che in queste aree di scavenging potrebbero imbattersi nei lupi ed essere uccisi. Lo scavenging, invece di fornire un beneficio, potrebbe effettivamente funzionare come una trappola che attira i carnivori più piccoli.
E l’essere umano potrebbe prendere il posto dei grandi predatori e quindi controllare la popolazione dei piccoli carnivori? La ricerca ha ipotizzato che uno scenario del genere non potrà mai concretizzarsi: i cacciatori evidentemente non tornano sul luogo dove hanno cacciato, ad esempio, un cervo per eliminare qualche piccolo predatore.