Si chiude il primo capitolo di un delicato contenzioso sulla tecnologia per la guida autonoma: Anthony Levandowski è accusato di aver passato ad Uber alcuni documenti interni di Google, per cui ha lavorato per 10 anni.

Anthony Lewandoski è stato uno degli ingegneri dei primi progetti sulla guida autonoma di Google, dopo che aveva lavorato per Street View fin dai primissimi giorni. Nel 2016 aveva lasciato la compagnia per andare in proprio, salvo poi passare ad Uber. Mountain View lo aveva accusato di aver agito illecitamente per persuadere altri dipendenti a passare con lui, e per aver trafugato diversi documenti interni dell’azienda.

Ora un collegio arbitrale ha accolto le accuse di Google, stabilendo che Levandowski deve rimborsare Google per i danni prodotti dalla sua condotta, che ammonterebbero alla cifra astronomica di 179 milioni di dollari.

L’ex ingegnere ha dichiarato bancarotta, annunciando di avere un patrimonio personale compreso trai 50 e 100 milioni di dollari, dunque non sufficiente per pagare i danni a Google.

Levandoswki era uno dei più importanti ingegneri di Google

Il New York Times racconta che Levandoswki era considerato uno degli ingegneri di maggiore talento di Google, al punto che aveva una relazione d’amicizia molto forte con il fondatore Larry Page. Era anche pagato profumatamente per il suo lavoro.

 

 

Ma le cose sono cambiate quando ha deciso di mettersi in proprio, aprendo una startup specializzata nella guida autonoma, poi acquistata da Uber per 600 milioni di dollari.

Nel 2017 Waymo, il dipartimento dedicato alla guida autonoma di Alphabet, ha portato Uber e Levandoswki in tribunale, con 33 diversi capi d’accusa per furto e tentato furto di segreti industriali.

Se il contenzioso tra Uber e Waymo si è risolto piuttosto rapidamente, con la prima azienda che ha ceduto all’altra circa 245 milioni di dollari in azioni, la lite con l’ex ingegnere è proseguita fino allo scorso dicembre, ed ha avuto un primo esito decisamente più devastante.

Ma la storia sembra ancora lontana da una vera fine: non è infatti nemmeno chiaro se sia veramente Levandoswki a dover mettere mano al portafoglio.

Quando era stato assunto in Uber, dopo che la sua startup era stata acquistata dal colosso della mobilità urbana, aveva firmato anche un contratto dove l’azienda si impegnava a pagare per le spese legali (incluse le eventuali sanzioni) che avrebbe dovuto sostenere in caso di un contenzioso di questo tipo.

Ora Uber ha spiegato che un secondo contenzioso tra l’azienda  e l’ingegnere verificherà se la clausola si deve applicare in questo caso.