Rappan Athuk, il malefico mega dungeon per Dungeons & Dragons 5e, sbarca in Italia e non potevamo non scriverne una recensione. Seguiteci in questo folle viaggio nel Dungeon delle Tombe!
Rappan Athuk è uno di quei nomi che nella mente degli appassionati di GDR rievoca racconti ancestrali di tunnel pieni di trappole, mostri invincibili e tesori inimmaginabili protetti da inimmaginabili maledizioni.
Uno dei più famosi megadungeon della storia di D&D, Rappan Athuk è sempre stato lo spauracchio dei giocatori di ogni livello ed ora, grazie a Kaizoku Press, l’adattamento a D&D 5e è arrivato in Italia e non potevamo esimerci dal recensirlo. Scendete con noi dentro Il Pozzo e scoprite cosa significa “difficoltà old school”.
Non scendere nel pozzo!
Rappan Athuk è un modulo di avventure per D&D 5e che si presenta come un megadungeon che può essere inserito in una campagna esistente o che può essere giocato come una campagna a sé stante, con materiale necessario a far crescere il vostro personaggio dal 1° livello al 20°. Questa versione non è un mero adattamento della storica avventura alla quinta edizione di D&D ma la arricchisce con nuovi luoghi, nuovi nemici e nuovi pericoli; inoltre è totalmente in italiano, impresa non facile viste le oltre 700 pagine del manuale. Avete letto bene, 700. Credetemi, è a metà tra il libro e l’arma contundente.
Bill Webb, l’autore originale di quest’opera, ha iniziato ad idearla nel lontano 1977 e con ogni edizione aggiuntiva ha espanso ed incattivito questo gigantesco tributo all’epoca agli albori dei giochi di ruolo, quando il paladino era una classe nuova di zecca ed il THAC0 non sarebbe stato applicato fino a dieci anni dopo. La prima stampa ufficiale arriverà però molto tempo dopo, nel 2000, per D&D 3.0 e quella che abbiamo tra le mani oggi è la quinta edizione, riveduta, corretta ed espansa negli anni.
L’edizione italiana nasce da una coraggiosa campagna kickstarter lanciata da Kaizoku Press nel settembre 2019 che ha raccolto un centinaio di seguaci e €15’000, un risultato davvero considerevole considerata il livello di difficoltà di questo megadungeon.
Fin dall’introduzione infatti ci viene spiegato espressamente che ci troviamo di fronte ad un’esperienza di dungeon crawling vecchio stampo dove l’interpretazione del personaggio ha un ruolo secondario al buon vecchio EUMATE (Entra, Uccidi il Mostro, Arraffa il Tesoro ed Esci). Ci viene ripetuto più volte che questo dungeon è estremamente letale e già i primi livelli devono essere affrontati con attenzione ed intelligenza. Le trappole, le maledizioni ed i trabocchetti sono sempre dietro l’angolo e fare la fine dell’agnello a Pasqua è facile come imboccare la scorciatoia sbagliata.
Non si chiama “Il Dungeon delle Tombe” solo per il cimitero che troverete a decorare l’ingresso.
Leggende perdute nel tempo
La storia alla base di questo dungeon (tranquilli, non ci sono spoiler) è una leggenda conosciutissima, che qualunque bardo della regione vi canterà per una moneta d’argento o una pinta di birra. Centinaia e centinaia di anni fa, le forze del bene si allearono per distruggere il principale Tempio di Orcus, situato nell’antica città di Tsar. Con il tempio in rovina, i sommi sacerdoti sopravvissuti di questo terribile dio-demone fuggirono dalla città con un esercito di nemici ad inseguirli: un esercito di combattenti eroici, chierici e paladini, guidato da Zelkor, un mago potentissimo.
Nulla si sa del destino dei seguaci di Orcus o dell’esercito che li cacciava: entrambi sono scomparsi senza lasciare traccia. Alcuni sacerdoti di Orcus sfuggiti al massacro iniziale, tuttavia, si stabilirono invece su una collina nei pressi della Foresta della Speranza, situata nei pressi della Strada Costiera. Lì trovarono un enorme complesso sotterraneo composto da caverne e labirinti e presero a scavare un’intrusione vulcanica sotto la collina: i sacerdoti di Orcus avevano trovato il covo perfetto per continuare i loro orridi rituali. Per molti anni continuarono le loro attività in segreto, lontani dalla luce e dalla conoscenza degli uomini.
Eressero un empio mausoleo che schiere su schiere di avventurieri hanno provato ad espugnare; tuttavia molti sono morti prima ancora di arrivare al dungeon, caduti per mano dei banditi e delle bestie che abitano le zone circostanti. Voci dicono che tra coloro che sono sopravvissuti abbastanza da raggiungere il mausoleo e il cimitero sprofondato, molti siano stati uccisi da guardiani di pietra verde o siano periti nei pressi dell’entrata. I pochissimi che sono tornati da viaggi più in profondità parlano di orribili creature non morte che non possono essere uccise.
E voi volete davvero infilarvi lì dentro?
Esplorazioni ed altre pessime idee
Dire che Rappan Athuk è un dungeon difficile è ormai banale a questo punto. Gli incontri che si possono fare al di fuori del dungeon vanno dalle pattuglie di soldati disonesti a gruppi di 112 coboldi, ed una volta che si varcano le porte del mausoleo e si entra nel vivo della storia le cose non si fanno di certo più facili. Avete letto bene, centododici dannatissimi coboldi.
Quello che mi ha davvero stupito, invece, è come si sia riusciti ad avere un’ambientazione al tempo stesso così vasta e così profonda. Ci sono un centinaio di aree tra dungeon e dintorni, ognuna divisa in decine e decine di stanze descritte e mappate minuziosamente. Centinaia di NPC, dozzine di fazioni e tutto si orchestra magistralmente in un mosaico di pericoli mortali tra loro interconnessi e collegati.
Ogni stanza ha un suo posto nella storia del grande dungeon, vengono spiegate le tattiche di ogni avversario ed il perchè del loro comportamento. Quando si inizia a leggere la cronistoria di un’ambientazione ed il lasso di tempo che copre va da sette miliardi di anni fa ai giorni nostri si sa di essere di fronte ad un’impresa monumentale.
Le illustrazioni vanno dal gradevole al fantastico ed ogni master avrà di che sbizzarrirsi con questo carnevale di orrori che solo gli avventurieri più scaltri potranno sperare di affrontare con successo. I giocatori infatti non verranno mai accompagnati per manina ma anzi verranno messi alla prova in ogni modo, costringendoli a ragionare su quali pericoli siano reali, quali trappole devono evitare e quali nemici possono permettersi di affrontare. Rappan Athuk è un crogiolo dove i personaggi più scaltri sono temprati mentre gli altri sono lasciati inevitabilmente a bruciare.
Arriviamo quindi al dunque: vale la pena l’acquisto? Stiamo parlando di un volume ENORME, pieno fino all’orlo di statistiche, mostri, leggende, trappole e tesori. Un’opera monumentale dalla quale qualunque master che si rispetti potrà trarre infinite ispirazioni e che se giocata come campagna unica può davvero durare anni. È disponibile una versione in copertina rigida ed una versione digitale che potete acquistare a questo indirizzo (la versione in copertina rigida è in offerta speciale, tra l’altro).
Che siate un master di D&D 5e alla ricerca della sfida definitiva per i vostri giocatori o un gruppo di intrepidi alla ricerca di forti emozioni, troverete in Rappan Athuk pane per i vostri denti. L’importante è ricordarsi di non scendere nel Pozzo!
- Atmosfera old school e difficoltà che va di pari passo
- Non un semplice adattamento ma un'ulteriore espansione
- Mastodontico
- Non adatto ai deboli di cuore
- Estremamente punitivo