In India circa 74.000 anni fa avvenne un’esplosione di un supervulcano al di sotto del Lago Toba: un nuovo studio suggerisce che alcuni uomini sopravvissero.

La teoria della catastrofe di Toba sostiene che circa 74.000 anni fa l’esplosione di un super vulcano al di sotto dell’omonimo Lago, probabilmente il più grande evento eruttivo negli ultimi 25 milioni di anni, rese ancora più rigido il clima del pianeta che già stava attraversando una glaciazione e ovviamente uccise la maggior parte della popolazione umana del pianeta. Una ricerca pubblicata su Nature però fa pensare che gli uomini sopravvissero a questo cataclisma.

La luce solare diminuì dal 25 al 90 %

ll disastro ambientale fu causato in particolare dalle ceneri che si propagarono dalla bocca del vulcano nell’atmosfera andando ad oscurare la luce solare: il cielo era del tutto grigio durante il giorno e diventava rosso durante la sera e la notte. Quantità enormi di aerosol nell’atmosfera diminuirono fortemente la luce solare di una percentuale, secondo i ricercatori, che va dal 25 al 90%. Gran parte delle piante si essiccò ed estesi incendi divennero cosa quotidiana.

La comunità umana dell’Africa orientale, che si pensa sia stata una delle più numerose del periodo (non che ci fossero tantissimi esseri umani a quel tempo, a dire il vero), subì naturalmente l’impatto dell’eruzione vulcanica, le cui conseguenze durarono diversi anni e furono così gravi che, sempre secondo la teoria predominante, portarono quasi gli esseri umani sull’orlo dell’estinzione.

Un nuovo studio effettuatuo sugli utensili prodotti da questi nostri antenati suggerirebbe che non solo sopravvissero all’eruzione, ma prosperarono per altri 50.000 anni. Altri, tuttavia, affermano ancora che non ci siano prove sufficienti del fatto che gli strumenti siano stati realizzati dall’Homo sapiens.

I ricercatori potrebbero aver trovato “un’ondata precoce di esseri umani moderni … o potrebbe essere un altro tipo di umano”, afferma Martin Richards, archeologo presso l’Università di Huddersfield, Queensgate, che non era coinvolto nel lavoro.

L’evento potrebbe non essere stato così devastante come si pensava in precedenza

Nel 2007, tuttavia, alcuni antropologi che stavano studiano l’accaduto trovarono prove di strumenti in pietra nell’India meridionale risalenti a prima e dopo l’eruzione, che suggerivano che l’evento potrebbe non essere stato così devastante come si pensava in precedenza. Alcuni criticarono la scoperta affermando che non era chiaro se gli strumenti fossero stati realizzati dalla nostra specie o da un altro essere arcaico come Neanderthal o Denisovans.

Adesso nel nuovo studio, lo stesso team che aveva svolto lo studio del 2007 è tornato in India centrale sulle rive del fiume Son, in un sito noto come Dhaba e ha scoperto migliaia di strumenti in scaglie di pietra usati per tagliare e raschiare.

 

 

La maggior parte degli strumenti negli strati di sedimenti inferiori sono coerenti con uno specifico metodo di produzione noto come tecnica Levallois, che è stato utilizzato sia dall’uomo moderno che dai Neanderthal durante l’età della pietra di mezzo, circa 250.000 a 25.000 anni fa. Negli strati superiori, tuttavia, gli strumenti passano a lame di pietra più piccole e più complesse che sono senza dubbio realizzate dalla nostra stessa specie, sostengono i ricercatori.

Utilizzando la luminescenza otticamente stimolata, una tecnica usata per datare oggetti esposti a forti fonti di calore, i ricercatori hanno concluso che il sito è stato occupato in maniera continuativa tra gli 80.000 e i 25.000 anni fa. Le date, combinate con la produzione ininterrotta di strumenti sempre più complessi, suggeriscono che gli umani moderni non solo erano presenti nella regione quando Toba esplose, ma che sopravvissero per molte altre migliaia di anni.

Le scoperte rafforzano le argomentazioni di altri, tra cui il geocronologo Kira Westaway della Macquarie University, secondo cui alcuni membri di Homo sapiens arrivarono fino all’Australia settentrionale circa 65.000 anni fa, anche se questi primi migranti apparentemente si estinsero senza lasciare traccia nelle persone viventi.

Questa scoperta collega finalmente i punti tra India, sud-est asiatico e Australia spiegando la moderna dispersione umana

afferma lo stesso Westaway.

Il team leader Michael Petraglia, antropologo del Max Planck Institute for the Science of Human History, suggerisce che l’eruzione non sia stata così devastante.

L’impatto dell’eruzione di Toba sul clima è stato sopravvalutato

concorda Chad Yost, geologo della Arizona State University, pur non essendo stato coinvolto nel lavoro.

Stanley Ambrose, un antropologo dell’Università dell’Illinois, Urbana-Champaign, già critico rispetto allo studio del team del 2007, non è convinto. Dice che è impossibile dire quali specie hanno prodotto gli strumenti in base alle prove presentate. Inoltre, mette in dubbio le date perché il team non ha trovato strati di cenere ben definiti nei sedimenti, il che avrebbe dimostrato in modo più conclusivo che l’occupazione dei produttori di utensili ha attraversato l’eruzione.

Si cercano quindi infine fossili umani che sarebbero la prova più convincente perché senza di loro non posiamo ancora essere sicuri se stiamo parlando di esseri umani moderni o di qualche altro ominide arcaico.