L’FBI ha nuovamente chiesto ad Apple di aiutarli a sbloccare l’iPhone di uno stragista. Cupertino si trova nuovamente in uno scenario che ricorda il caso di San Bernardino.
Il problema è “semplice”: Apple non può aiutare l’FBI ad ottenere informazioni custodite nella memoria locale dei suoi device, perché queste sono protette dalla crittografia.
Quello che può fare Apple —e in genere l’azienda collabora sempre in tal senso— è condividere con le autorità i dati caricati dagli utenti sul Cloud, dati che spesso possono includere anche copie di backup della memoria del device.
In passato si era assistito ad un autentico braccio di ferro tra aziende tech e Governo USA, con quest’ultimo che in più occasioni ha chiesto alla Silicon Valley di includere backdoor nei device tecnologici per facilitare l’accesso alle informazioni protette da password. Una richiesta che Apple, fino ad oggi, ha sempre declinato.
Il caso in questione è quello di Pensacola, evento dello scorso dicembre dove un uomo ha aperto il fuoco all’interno di una base della marina militare USA provocando 11 feriti e tre morti.
We have the greatest respect for law enforcement and have always worked cooperatively to help in their investigations. When the FBI requested information from us relating to this case a month ago we gave them all of the data in our possession and we will continue to support them with the data we have available.
ha spiegato un portavoce di Apple.
- The FBI has asked Apple to unlock another shooter’s iPhone (theverge.com)