Era il 2007 quando per la prima volta lo studio polacco CD Projekt RED portò sul mercato videoludico The Witcher, il primo capitolo di quella che sarebbe diventata una saga di tre episodi e annesse espansioni, ambientata nell’universo fantasy creato dallo scrittore Andrzej Sapkowski per il ciclo narrativo che vede come protagonista Geralt di Rivia e che sta per arrivare anche su Netflix sotto forma di serie televisiva.

Lo Strigo ottenne così tanto successo da ricevere anche altri due videogiochi, che andarono ad arricchire la saga, fino al culmine avvenuto col terzo capitolo, pubblicato nel 2015. The Witcher 3: Wild Hunt, pubblicato anche su console diversamente dal primo capitolo della saga disponibile solo su PC, è stato premiato con oltre 800 premi: un numero altissimo, giustificato dai numerosissimi contenuti proposti e dalla vastità del mondo nel quale era ambientato, che permetteva di avere un open world ricco di elementi e di avventura. Un mondo che non poteva fare a meno anche di una vastissima controparte bestiale, disegnata con grande minuziosità e dettaglio.

Di per sé già Geralt di Rivia potrebbe rientrare in una voce del vasto bestiario a disposizione di The Witcher: certo, lo Strigo non ha le sembianze canoniche di una bestia, ma è anch’egli una figura mistica, leggendaria.

Un uomo geneticamente modificato dedito all’uccisione di mostri e creature che infestano il mondo.

Dopo aver recuperato la propria memoria, al termine dell’avventura raccontata nel secondo capitolo della saga, Geralt ha un unico grande obiettivo: quello di ritrovare Ciri, la figlia dell’imperatore, considerata anche da lui stesso una figlia.

Quell’immensa landa corredata da bestie e antagonisti quale è stato il terzo capitolo della saga di The Witcher ha saputo raccontare un bestiario vastissimo, con creature divise in diversi gruppi, ma con un unico grande obiettivo: contrastare l’avanzata dello strigo.

Nel Velen, una terra martoriata dalla guerra, Geralt si fa strada per raggiungere poi Novigrad, dove Ciri dovrebbe essersi nascosta. Attraversando tutte queste lande infestate di mostri, lo strigo si ritrova a doversi battere con creature maledette, come il Berseker o gli Orsi Mannari, gli Ulfheddin, o anche i dragonidi. Il Drago di Fryesdal, una viverna che metterà a dura prova le capacità di Geralt, come anche gli elementali, da Therazane, un golem di roccia, fino ai segugi, dei veri e propri mastini della Caccia Selvaggia.

Nel vastissimo bestiario a disposizione di The Witcher, però, ad esaltarsi in particolare modo è la Kikimora. Questo insetto poco gradevole alla vista, un ragno a tutti gli effetti, prende il nome dallo spirito omonimo ella mitologia slava, che secondo la credenza del posto era rintracciabile nei luoghi in cui i ragni si andavano ad ammassare.

 

Kikimora

 

Al di là di quelle che sono le credenze prettamente spirituali e le fattezze di quello che è lo spirito che nella mitologia slava non era altro che un annunciatore di sventure, la kikimora risponde in zoologia a un ragno vero e proprio, reperibile in alcune zone della Finlandia e della Russia.

Lo Strigo le ritrova in tre diverse forme, dalle semplici guerriere alla regina, il più maestoso dei ragni che si pongono sul percorso di Geralt. Che in CD Projekt si sia deciso di concentrarsi in particolar modo sulla kikimora per il bestiario è facilmente comprensibile, d’altronde gli insetti hanno sempre rappresentato il prototipo di maggior ispirazione per i mostri: repulsivi, ma anche intriganti per la loro natura, risultano essere fantastici anche quando la loro forma viene modificata per essere resa più videoludicamente pregnante.

La loro natura, però, si estende oltre la mera presenza in gioco, perché la kikimora è una bestia sociale, in grado di organizzarsi con una società tutta sua, come se fossero in una grande colonia di termiti. La regina depone le uova dalle quali si schiudono le altre due specie, quella operaia e quella dei soldati, tutti facilmente rintracciabili nelle gallerie nelle quali creano le proprie colonie.

I soldati difendono la colonia dai nemici, tra cui anche lo stesso Strigo, mentre i lavoratori costruiscono strutture e forniscono cibo. Questa divisione di ruoli riesce a riflettersi sull’intera struttura di gioco, con i lavoratori che decidono di diventare aggressivi soltanto quando attaccati, lasciando invece l’aspetto prettamente bellico ai guerrieri e a nessun altro.

A differenziarli tra di loro c’è anche l’aspetto fisico della kikimora: i lavoratori sono più piccoli, molto più simili a un semplice ragno, riuscendo comunque a essere abbastanza repellenti. I soldati, invece, tendono ad assomigliare di più a dei coleotteri, più massicci, protetti da un’armatura spessa e chitinosa. Le loro teste e torsi sono piene di corna, così come le spine appuntite sulle loro gambe: tutti elementi che fanno facilmente comprendere che sono creature pericolose, pronte per assaltare gli avversari e far tornare loro sui propri passi.

 

Kikimora regina

 

La regina, infine, assomiglia molto di più ai soldati, ma ha un corpo ancora più voluminoso. Non ha occhi, quindi si muove semplicemente cercando la propria preda in base all’olfatto: d’altronde gli stessi ragni, nella realtà, non hanno gli occhi bensì gli ocelli, degli organi che sono preposti alla visione e che sono presenti in numero di otto sul volto dell’aracnide, ma che non permettono al ragno di avere un’immagine nitida di ciò che accade dinanzi a loro. Gli ocelli non fanno altro che percepire i movimenti dell’aria e del mondo esterno, come se le informazioni venissero poi codificate e trasformate in una sorta di vista, come la nostra. La regina Kikimora, allo stesso modo, si affida ai suoi ocelli, il che fa ben capire che sarebbe altamente stupido affrontarla nel buio della propria tana scura: avrebbe comunque la meglio sull’oscurità, potendo percepire i vostri movimenti. In più rispetto ai soldati, la regina ha con sé dei pezzi di carne che pendono dall’addome: si tratta di ovopositori o anche di arti atrofizzati che non servono più al suo corpo, perdendo qualsiasi tipo di utilità anche nel suo riprodursi costantemente, generando nuove kikimora.

 

 

 

 

Nella battaglia con Geralt le kikimora mostrano le principali abilità, aumentando anche il livello di tossicità dello strigo. Armatevi di miele bianco per annullare subito l’effetto del veleno, respingendo i ragni, che vi assalteranno in gruppo, cercando di circondarvi e rendervi davvero difficile la sopravvivenza.

La loro presenza è una vera e propria condanna, come d’altronde lo era la Kikimora di origine slava, una creatura antropomorfa con le zampe da corvo, docile quando lasciata vivere in una dimora in ordine, distruttiva nel momento in cui l’abitazione si dovesse ritrovare leggermente a soqquadro, aspetto che la Kikimora farà in modo di aumentare, distruggendo qualsiasi cosa le capiti a portata di mano.

Tra le paludi e le fogne, la kikimora rappresenta uno degli avversari più grotteschi e spaventosi del bestiario dello Strigo, per fattezze e per riproduzione. Questo, però, non vi fermi e non fermi Geralt: anche il ragno più grande e più brutto può vedere la propria ragnatela distrutta. In attesa di vederla tessuta, e poi distrutta, anche nella serie su Netflix di The Witcher.

 

 

A proposito della serie: nelle ultime immagini rilasciate da Netflix vediamo anche un cervo abbeverarsi mentre un lungo artiglio esce dalla palude: è molto probabilmente una Kikimora. La foto è tratta dal primo episodio “A Monster Lurks”.

 

The Witcher arriva su Netflix dal prossimo 20 dicembre.