The Mandalorian è già un successone, piace alla critica e, soprattutto, piace al pubblico. Per realizzarlo è stata utilizzata una tecnica pionieristica pensata per sostituire e perfezionare il green screen.

Si chiama Stagecraft e consiste nella proiezione di un autentico set virtuale. L’attore non si trova più in un ambiente statico, il classico tendone verde che viene usato per ricreare le scene in Cgi. Al contrario, gli attori vengono immersi in un mondo realistico e dinamico.

Un proiettore 3D ricrea in tempo reale una bozza delle immagini che finiranno per essere viste anche dallo spettatore nel prodotto finale.

Disney sta sperimentando la tecnica Stagecraft da cinque anni, ed era già stata usata in modo più marginale anche per Solo.

 

 

L’ambiente proiettato in 3D è dinamico, e cambia in tempo reale in modo coerente con i movimenti di camera. Quando la camera si sposta per riprendere la scena da un’altra inquadratura, anche lo sfondo e gli oggetti virtuali si spostano contestualmente, dando agli attori dei riferimenti sempre precisi.

Le immagini proiettate non sarebbero dei semplici segna posto rudimentali, ma delle ricostruzioni convincenti dell’universo che verrà poi creato e mostrato dopo la post-production. La Kennedy durante una conferenza ha recentemente raccontato l’episodio di un dirigente della Disney in visita al set che non aveva nemmeno capito che l’ambiente attorno a lui fosse virtuale, e non fisicamente là.

He had no idea he was standing in a virtual set, that’s how unbelievable it is.

I vantaggi sono immensi, dai costi ridotti per preparare le location, passando per l’immersione degli stessi attori, arrivando alla semplificazione del processo di produzione:

You can change from Iceland to the desert in one [minute] from setup to setup, so it really changes the flow of production

ha spiegato Lynwen Brennan, durante la stessa conferenza.