La nuova traduzione de “La compagnia dell’Anello” di Ottavio Fatica

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Prendiamo forse la storia fantastica più importante di sempre: Il Signore degli Anelli. Quanto è difficile approcciarsi ad essa e soprattutto se parliamo di nuove traduzioni, quanto rischio c’è di osare o non essere all’altezza?

Ci sono storie che rimarranno nella memoria dei lettori per anni e anni. Ci sono libri che non invecchiano mai, quelle storie, quei libri rappresentano il nostro background culturale e le basi da attingere per creare nuovi mondi.

Se parliamo di fantastico senza dubbio l’opera tolkieniana, cui tutti dovrebbero confrontarsi almeno una volta nella vita, è l’epopea più importante che abbiamo nel campo della letteratura fantastica (e non solo…). Un libro che ha visto passare sotto i propri ponti generazioni di lettori e soprattutto un cambio culturale (da quando è stato pubblicato nei primi anni cinquanta) che definire epocale è forse un eufemismo.

Quanto è cambiato il mondo da quando Tolkien fantasticava e scriveva le avventure degli hobbit e dell’anello? Moltissimo ed è per questo che una traduzione di un’opera così mastodontica ha bisogno di un rispetto che deve prescindere dal solo “tradurre dall’inglese all’italiano”: c’è molto di più.

E probabilmente c’è tutto questo nella nuova opera tradotta da Ottavio Fatica, ad oggi probabilmente il miglior traduttore che abbiamo in Italia, un testo che a 49 anni dalla pubblicazione della prima edizione scopre di nuovo il suo potente linguaggio.

Fatica, con la sua alta professionalità, restituisce a “La Compagnia dell’Anello” tutta la sua proprietà di linguaggio rendendola di nuovo viva, fresca e quanto mai fedele a Tolkien. L’operazione Bompiani meriterebbe rispetto anche solo per la scelta, per nulla obbligata, di cessare di dormire sugli allori di uno dei libri più longevi del panorama letterario.

Ma i dubbi, le critiche e le curiosità sono moltissime, considerando l’importanza del libro: curiosità che cercheremo di spegnere grazie al presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, Roberto Arduini.

 

 

 

La prima domanda che poniamo al presidente dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani è tanto semplice quanto complessa. Da sempre la riproposizione dei grandi classici è un must della letteratura. C’era bisogno di una nuova traduzione anche in questo caso?
Comunque la si pensi sull’argomento, si tratta di un evento fondamentale per la storia di Tolkien nel nostro Paese

Comunque la si pensi sull’argomento, si tratta di un evento fondamentale per la storia di Tolkien nel nostro Paese, visto che per la prima volta l’opera del Professore viene affrontata con un’operazione editoriale di livello degno di un Classico della letteratura del Novecento.

A quasi 50 anni dalla pubblicazione della prima edizione, Bompiani, con un atto che meriterebbe rispetto per questa scelta per nulla obbligata, ha deciso di investire su una nuova traduzione e l’ha affidata a Ottavio Fatica, uno dei più grandi traduttori italiani nel cui curriculum figurano, tra gli altri, autori del livello di Rudyard Kipling, Herman Melville, Jack London, Robert Louis Stevenson e Joseph Conrad.

La scelta di un traduttore di tale peso conferma la volontà di collocare Tolkien tra i Grandi del Novecento, liberandolo dai limiti di una peraltro poco fondata appartenenza al genere Fantasy. Nessun altro classico ha avuto una sola traduzione, e anzi Tolkien meriterebbe non due ma dieci traduzioni. Quindi, la strada prosegue ancora.

 

 

Quindi passiamo al giudizio personale, è soddisfatto di questa nuova traduzione, si è avvicinata molto al modo di scrivere di Tolkien?

La scrittura è veramente notevole, il senso letterario di Tolkien è restituito con profusione.

Anche se sono affezionato ad alcuni termini della precedente traduzione, sono molto soddisfatto di come la nuova sia piacevole. La scrittura è veramente notevole, il senso letterario di Tolkien è restituito con profusione.

La pagina brilla per scorrevolezza, con una ricchezza di vocabolario e i diversi registri linguistici rispettati con sensibilità. Leggendo la nuova traduzione ho ritrovato le emozioni di quando lessi Il Signore degli Anelli per la prima volta a 12 anni e soprattutto quando molti anni dopo l’ho letto in inglese. Ho ritrovato il “mio Tolkien”, quello che fa vibrare pagina dopo pagina…

 

 

Come siamo arrivati a riprendere in mano “Il Signore degli Anelli”, quali sono stati gli step?

Credo che tutto sia iniziato con l’acquisto da parte del gruppo Giunti della casa editrice Bompiani

Credo che tutto sia iniziato con l’acquisto da parte del gruppo Giunti della casa editrice Bompiani, l’editore esclusivo delle opere di Tolkien. In precedenza, Bompiani si era fatta notare soprattutto per la scarsa cura dedicata alle opere dello scrittore inglese. Con un nome che in pratica “vendeva da solo”, dopo il 2003 la casa editrice milanese si era limitata a ripubblicare le opere dell’autore nelle edizioni più diffuse, curando sempre meno il contenuto dei suoi libri.

Per fare l’esempio più lampante, ci sono voluti più di 10 anni ad reintegrare un paragrafo di 20 righe alla fine di un capitolo del Signore degli Anelli, che erano state misteriosamente eliminate nel 2003. Per non parlare di volumi usciti fuori catalogo per oltre un decennio come Le Lettere o il trattamento riservato alle mappe de Lo Hobbit in occasione della nuova traduzione nel 2012.

Con l’entrata nel dicembre 2016 di Bompiani nel gruppo editoriale Giunti, la cura per le opere del Professore di Oxford è migliorata notevolmente.

Giunti si è accorta della scarsa qualità delle edizioni digitali e s’è data subito da fare: ha eliminato definitivamente l’annosa questione delle venti righe, ma ha fatto molto di più. Il precedente ebook era proprio malfatto: pochi collegamenti ipertestuali funzionanti, un indice che permetteva solo di scegliere una delle tre parti del libro senza possibilità di andare all’inizio del singolo capitolo.

Sono stati corretti molti degli errori presenti nell’edizione ebook (ePub/Kindle) de Il Signore degli Anelli, in cui principalmente è stata migliorata formattazione e risoluzione. La Giunti ha anche inserito nella pagina dei crediti una nota in cui riconosceva di aver accolto numerosi errori di testo e formattazione tra quelli raccolti e segnalati dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani. È stato l’inizio della nostra collaborazione.

Dopo di allora, quando siamo stati interpellati dall’editore su quale fosse tra i libri di Tolkien la priorità da sistemare, non abbiamo avuto dubbi: Le Lettere, che sono uscite il 3 gennaio 2018 ad opera del nostro socio Lorenzo Gammarelli. All’inizio del 2019 Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm, è stato ristampato con curatela del noto scrittore e socio fondatore AIST Wu Ming 4 e una nuova traduzione delle poesie da parte del nostro socio Giampaolo Canzonieri. E quest’ultimo socio ha seguito il lavoro più complesso, cioè la nuova traduzione de Il Signore degli Anelli, di cui l’Associazione ha fornito la consulenza e aveva suggerito il traduttore.

 

 

Il linguaggio di Tolkien è molto particolare, quanta interpretazione c’è nella traduzione di Fatica e quanta reale traduzione?

Il Signore degli Anelli vive in una sorta di pseudo eternità letteraria.

Il Signore degli Anelli vive in una sorta di pseudo eternità letteraria. Risente sicuramente del mondo contemporaneo dell’autore e anche se, come ha scritto Tolkien, che non vengono fatte dirette allusioni alla guerra, qualcosa dei due conflitti mondiali trasuda. Una delle ricchezze della prosa di Tolkien è l’uso di registri linguistici che mutano adattandosi alle circostanze e ai personaggi.

Gli Elfi parlano una lingua più elevata e usano un tono leggermente aulico, gli Orchi sono trucidi, il linguaggio degli Hobbit è rustico e informale, perché usano un linguaggio semi-popolare, anche se Frodo si esprime meglio degli abitanti di Hobbiton.

La migliore capacità di Fatica è stata quella di offrire al lettore la pluralità di registri di cui Tolkien ha innervato Il Signore degli Anelli.

Fatica passa da un registro all’altro come avviene nell’originale inglese, il passaggio dal discorso diretto dei personaggi a quello del narratore, dal discorso diretto a quello indiretto. In Tolkien conta molto il ritmo e lo stile e non c’è dubbio che la lingua di Fatica sia non soltanto più vicina a questo stile, ma anche molto più fluida e scorrevole.

Penso che il merito maggiore di questa traduzione sia quello di avere reso il testo più scorrevole, più comprensibile, più leggero e forse anche più alla portata di tutti

 

 

Qual è stato il ruolo dell’AIST in questo nuovo progetto?

Come detto, il ruolo dell’AIST (Associazione Italiana Studi Tolkieniani) è stato quello di fornire una consulenza letteraria. Il compito è stato affidato dal Consiglio direttivo a Giampaolo Canzonieri. Il nostro socio ha seguito tutto il lavoro di traduzione e si è recati più volte a Milano nella sede di Bompiani per svolgere riunioni con gli editor e il traduttore.

Un merito che va riconosciuto a Ottavio Fatica è l’umiltà con cui ha accettato gran parte delle nostre riflessioni.

Poteva tranquillamente non farlo perché soprattutto è sua la responsabilità e la firma della traduzione. Il nostro ringraziamento va a un grande professionista che, pur con tutta l’esperienza e la brillante carriera fatta, ha voluto mantenere lo spirito delle scelte originali di Tolkien.

 

 

Si è scatenato un pandemonio di polemiche soprattutto legato ai cambi di nome di alcuni personaggi e luoghi, cosa ne pensa di questa reazione dei fan?

I “nuovi” nomi sono effettivamente duri da digerire, dopo tanti anni non poteva che essere così.

È comprensibilissima la reazione dei fan. I “nuovi” nomi sono effettivamente duri da digerire, dopo tanti anni non poteva che essere così. Anch’io sono un appassionato e ho letto il testo di Tolkien nella vecchia traduzione, per anni ho letto e riletto quei nomi e sono molto affezionato a termini come Gaffiere e Ramingo, anche se c’entrano poco con l’inglese originale. Cinquant’anni di abitudine a Granburrone o a Samvise non si possono cancellare in pochi giorni. Rimarrò per sempre affezionato a questi termini, ma col tempo apprezzerò meglio i nuovi e ci farò anche l’orecchio.

 

 

Come mai la classica mappa della Terra di Mezzo non si trova all’interno del libro?

È una scelta dell’editore. Spero e credo che l’intenzione sia quella di inserire la mappa della Terra di Mezzo nell’ultimo volume, Il Ritorno del Re.

 

 

Uscirà secondo lei, un vademecum delle motivazioni dell’editore di alcuni scelte nella traduzione?

Sicuramente il traduttore avrà modo di esprimere il suo giudizio. Al momento, la linea è quella di attendere che escano tutti e tre i volumi de Il Signore degli Anelli per poi scrivere un lungo articolo o un saggio sull’argomento. Ma non è detto che da qui a ottobre prossimo Fatica non rilasci un’intervista a un’importante quotidiano o rivista nazionale.

 

 

Invece la versione vecchia uscirà dal commercio o rimarrà in distribuzione?

Al momento tra Alliata e Bompiani c’è un contenzioso giudiziario per il rinnovo dei diritti di traduzione.

Al momento tra Alliata e Bompiani c’è un contenzioso giudiziario per il rinnovo dei diritti di traduzione. Bompiani aveva offerto ad Alliata di rieditare la sua traduzione con tanto di nota della traduttrice e lo aveva comunicato a mezzo stampa tramite una dichiarazione della direttrice editoriale Beatrice Masini su un quotidiano qualche mese fa.

A quanto io sappia, la proposta Bompiani non sembra essere stata accettata, come si intuisce anche dalla risposta data dalla traduttrice su quello stesso quotidiano. A meno di clamorosi ripensamenti, credo che l’uscita dal commercio avverrà per forza di cose, perché i diritti della vecchia traduzione sono scaduti e senza rinnovo, e Bompiani non può continuare a ristamparla. Ma se questo dovesse avvenire non sarà stata una responsabilità di Bompiani, che pure aveva aperto al compromesso.

 

 

Secondo lei Tolkien, delle traduzioni realizzate quale avrebbe apprezzato realmente?

Il professore cambiava spesso idea su come tradurre i termini dei suoi romanzi

Per tornare a dei piccoli cenni storici l’edizione Astrolabio del 1967 vide la pubblicazione della traduzione in italiano della sola Compagnia dell’Anello, quindi solo del primo volume de Il Signore degli Anelli, ad opera di Vittoria Alliata di Villafranca.

Nel 1970 uscì la traduzione completa ad opera sempre della Alliata, ma con ampi rimaneggiamenti del curatore Quirino Principe, che in molte interviste parlò di questo testo come di opera sua. Questa versione Alliata/Principe subì cambiamenti e modifiche nel 1974 e poi ancora nel 2003, con l’intervento della Società Tolkieniana Italiana che digitalizzò il testo e corresse circa 400 termini tra refusi e cambiamenti vari (i “vagabondi” divennero “troll” e gli “orchetti” furono tramutati in “orchi”), non senza polemiche.

Tra l’altro, a più riprese Alliata e Principe si scambiarono parole poco felici, in occasione di interviste, convegni o interventi pubblici. Quindi, il testo che normalmente diciamo essere la “vecchia traduzione” è in realtà un rimaneggiamento continuo dal 1970 a oggi della traduzione Alliata/Principe ed è molto diverso della traduzione che la principessa fece alla fine degli Anni Sessanta.

Detto questo, credo che Tolkien, puntiglioso com’era, avrebbe sicuramente trovato qualcosa da correggere in qualsiasi traduzione. Il professore cambiava spesso idea su come tradurre i termini dei suoi romanzi, ma probabilmente avrebbe apprezzato molto il sapore “mediterraneo” della nuova traduzione.

 

 

 

 

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