Originale. Innovativa. Completa. Provocatoria. Quelli appena elencati sono solo alcuni degli aggettivi che mi vengono in mente per descrivere in sintesi la mostra “Io, Robotto – Automi da compagnia” (a Milano dal 1 Ottobre al 19 Gennaio) che ho avuto il piacere di visitare qualche giorno fa e di cui vorrei raccontarvi qualcosa di più nelle prossime righe.

Fosse solo per il fatto che molti di voi (come il sottoscritto) amano collezionare robot, leggere libri di fantascienza che hanno a che fare con macchine senzienti, guardare anime e manga che hanno come protagonisti mecha progettati da civiltà aliene… e che dunque il solo pensiero di poter vedere tutto questo immaginario culturale radunato, rappresentato e raccontato in un unico luogo potrebbe (e dico potrebbe) stuzzicare la vostra curiosità.

Cominciamo subito dicendo una cosa: “Io, Robotto” non è una mostra di giocattoli. Non troverete (salvo qualche piccola ma doverosa eccezione) dei modelli in scala di robot ma delle vere e proprie macchine funzionanti che in alcuni casi sono transitate anche nei negozi di giocattoli e nelle nostre/vostre camerette.

Sono 115 in tutto gli automi custoditi all’interno delle bacheche che compongono le 17 aree tematiche in cui si dipana la narrazione di “Io, Robotto”, una mostra che ha esordito nel 2017 a Palazzo Alberti Poja a Rovereto e che oggi tenta il salto di qualità proponendosi ad un pubblico più ampio con un allestimento rivisto ed ampliato nell’ormai consueta cornice milanese della Fabbrica del Vapore.

Il punto di partenza è la collezione di Massimo Triulzi, curatore della mostra ed appassionato di robotica di intrattenimento e cultura underground giapponese.

(oltre che giornalista di temi tecnologici sulle pagine del Corriere della Sera)

Una narrazione, dicevamo, che indaga l’evoluzione del rapporto tra l’uomo e la macchina affrontando tutte le speculazioni ideologiche, letterarie, cinematografiche e commerciali che hanno rappresentato nel tempo il tentativo dell’essere umano di emulare l’atto creativo della natura. Pur non scomodando il Golem (unica citazione a mio avviso mancata in tutta la mostra) oltre all’immancabile Asimov all’interno dei pannelli che fanno da contorno testuale all’esposizione ritroviamo anche il Pinocchio di Collodi, la Metropolis di Fritz Lang, il viaggio nella luna di George Méliès, ma anche i personaggi della Pixar e di George Lucas fino ai super robot di Go Nagai.

 

Il grande robot all’ingresso della mostra.

 

La vera novità è rappresentata dall’utilizzo di Alexa e degli apparati Echo all’interno di ciascuna area tematica

La vera novità (qui proposta in anteprima mondiale) è rappresentata dall’utilizzo di Alexa e degli apparati Echo (gentilmente offerti da Amazon, sponsor della mostra) all’interno di ciascuna area tematica per illustrare il contenuto della stanza o, a scelta dell’utente, di ogni singolo elemento presente in una delle bacheche.

Per quanto semplificata e ridotta a scelte predeterminate, l’interazione con la macchina in questo contesto ha un che di meta-referenziale e risulta in fin dei conti molto gradevole, specie se non c’è molto affollamento. Una proposta originale e azzeccata insomma, pur con i suoi limiti da primo approccio.

 

Da Emiglio a Pinocchio il passo è breve…

 

Ma i veri protagonisti sono loro: gli automi

Ma i veri protagonisti sono loro: gli automi. Pur non potendo offrire la possibilità di vederli in azione (se non negli spazi ludici riservati ai più piccoli appositamente allestiti) la quantità e lo stato di conservazione degli esemplari esposti è, credetemi, davvero impressionante. Farvi una lista dettagliata di tutto quello che troverete all’interno della mostra vorrebbe dire spoilerarvi la visita. Accontentatevi dunque di qualche foto per capire di che cosa stiamo parlando:

 

 

Il percorso della mostra sarà l’occasione per riportare alla memoria film, libri e giocattoli di un passato recente

Il percorso della mostra sarà l’occasione per riportare alla memoria film, libri e giocattoli di un passato recente, ma anche per approfondire i diversi punti di vista dai quali i progettisti di queste macchine (o per meglio dire, i loro creatori) sono partiti. C’è chi ad esempio si è ispirato alle famigerate tre leggi della robotica per poter ideare dei servitori fedeli e dei compagni di gioco ma anche chi (come Mark Tilden) ha tentato di emulare la vita in tutte le sue accezioni, compresa la lotta per la supremazia e la sopravvivenza della specie, progettando automi capaci di sviluppare comportamenti aggressivi e fuori dal controllo umano.

Approcci che vanno considerati con grande attenzione specie al giorno d’oggi in cui lo sviluppo delle intelligenze artificiali (argomento dell’ultima parte della mostra) potrebbe dare vita a macchine capaci non solo di condizionare il nostro futuro ma la nostra stessa esistenza.

Una menzione particolare spetta al negozio della mostra al piano terra che oltre all’immancabile catalogo offre una nutrita scelta di Gunpla e di altri modelli della Bandai e di Tamashii Nation oltre che una serie di gadget a tema che già da soli valgono una visita. Esposti al piano terra anche un pregevole esemplare di Optimus Prime ed un’anteprima del Grendizer (al secolo Goldrake) che in questi mesi sta uscendo in edicola con la Gazzetta dello Sport. Vederlo completo nei suoi 70 cm di robottitudine fa sempre il suo che…

 

Per maggiori informazioni potete consultare il sito della mostra iorobotto.it.