Ethan Coen: “É spiacevole che i cinecomic siano tutto ciò che viene prodotto da certi studi”

Nel corso della 14ª edizione della Festa del Cinema di Roma, abbiamo avuto l’occasione di partecipare ad un lungo quanto incontro con Ethan Coen, evento bizzarro tanto quanto il suo tema, ovvero la chirurgia nel cinema.

Il nome di Ethan Coen difficilmente può essere scisso da quello del fratello Joel; tra gli autori più brillanti e peculiari del cinema contemporaneo, a partire soprattutto dal successo de Il Grande Lebowski e Fargo, i fratelli Coen sono sbarcati recentemente su Netflix con La Ballata di Buster Scruggs – film antologico dello scorso anno – e sembra che il loro (di entrambi?) prossimo progetto sarà votato ad una trasposizione dello shakespeariano Macbeth.

 

 

Accolto il primo dei due nella splendida cornice romana dell’Auditorium del Parco della Musica, nel primo giorno della 14ª edizione della Festa del Cinema, abbiamo quindi partecipato ad un Incontro Ravvicinato con il celebre cineasta e sceneggiatore, che ha voluto sorprendere il pubblico con un tema decisamente fuori dagli schemi, una trattazione libera dell’utilizzo della chirurgia nel linguaggio cinematografico.

Non proprio adatto ai deboli di stomaco, il dibattito tra Ethan Coen ed Antonio Monda, direttore della Festa, si è svolto per lo più attraverso sette clip in alcuni casi non strettamente aderenti al tema centrale fissato; con una certa sfacciataggine che caratterizzerà l’ora successiva, alla domanda sul motivo di una così peculiare attenzione verso la chirurgia, Coen ha risposto:

Ho scelto la chirurgia perché, come hai detto, è un’idea assurda. […] Dopotutto è un dispositivo narrativo tra il serio e il faceto molto interessante, nel caso della chirurgia plastica molto utilizzato dai noir degli anni ’40, con persone cambiare aspetto ed assumere l’identità altrui.

 

 

Passando oltre un paio di clip molto distanti temporalmente – la prima da Jim lo sfregiato, noir del secondo dopoguerra, la seconda degli anni ’90 e centrata sul climax di un intervento chirurgico, torniamo di nuovo indietro nel tempo ed arriviamo ad un filmato di Operazione Diabolica (pellicola di John Frankenheimer del ’66), che stimola una discussione riguardo l’evoluzione della sceneggiatura nel corso dei decenni, ad oggi meno pretestuosa, priva dei forti contrasti tra riflessione approfondita ed assurdità dell’intreccio:

Sarebbe impossibile fare oggi un film del genere (riferendosi al noir suddetto, n.d.r.), perché è così profondo, e allo stesso tempo così sciocco, che le persone semplicemente non potrebbero immedesimarcisi. […] Quello attuale è un mondo molto diverso rispetto ad alcune tipologie di cinema, anche sul piano dell’industria in sé.

Parlando a questo punto dell’industria cinematografica, Monda ha approfittato per stuzzicare Coen su quella che è senza dubbio la discussione più sentita attualmente tra le comunità online di cinefili, ovvero le dichiarazioni di Martin Scorsese (che sarà presente a Roma per The Irishman) a riguardo dei film Marvel e il loro essere esperienze da “parco divertimenti”:

Sì, nello specifico, trovo che sia spiacevole non la natura di certi generi, ma che questi siano tutto ciò che viene prodotto da alcuni studi.

 

 

Il filmato seguente prende invece da Audition, film di Takashi Miike del 1999 che vede al suo centro una macabra storia ruotante attorno alla sadica ballerina Asami, nella clip dedita a torturare il protagonista Aoyama. Una sequenza molto grafica e disturbante, evidenziata da Coen da una parte per il suo testimoniare un tipo di cinema straniero sottotraccia in grado di far scoprire il talento di attori sconosciuti, dall’altra per essere l’epilogo di una sorta di intreccio #MeToo, con un personaggio femminile molto forte alla propria base.

Muovendo da questa parentesi, Coen affronta anche il tema della censura e se appunto gli sia mai capitato di doverlo affrontare in produzione:

No, alla fine scriviamo sceneggiature che riflettono quello che sarà il film. La produzione sa che quello che leggono sarà in un certo modo la pellicola finale e si fidano della nostra competenza. Chi è interessato nel portare avanti i nostri progetti non è interessato poi nell’imporre volontà che possano stravolgerli in qualche modo.

[…] Censurare noi stessi invece è un altro discorso, è un qualcosa che accade tutto il tempo nell’editing, personale (in scrittura, n.d.r.) o letteralmente inteso (in fase di montaggio, n.d.r.).

 

 

Cavalcando poi una sequenza di The Heat (2013), con una Sandra Bullock che tenta senza alcuna competenza di fare una operazione chirurgica, Coen tira una stoccata a tutta quella competenza sommaria ostentata attraverso Internet:

Questo pasticcio è l’iterazione più contemporanea del tema della chirurgia, con una persona che vede qualcosa su Internet e all’improvviso crede di poterla ripetere perfettamente. Questo è il mio punto: sul web tutti si sentono esperti di qualunque cosa, e questo è quello che quindi succede.

Un frammento de L’uomo che non c’era, pellicola dei Coen del 2001 con Frances McDormand, vira dunque la conversazione sulle tracce artistiche alla base del lavoro dei due fratelli, che senza grossi problemi ammettono di amare un approccio vecchio stile, qui esplicitato dal bianco e nero e da una serie di campi/controcampi difficili da trovare in lavori contemporanei:

A parte il fatto che volessimo dare a L’uomo che non c’era un trattamento da B-Movie, c’è qualcosa di speciale nel bianco e nero, tale da dare l’impressione che un qualcosa che è lì provenga in realtà da un altro mondo.

 

 

Continuando sull’ambito tecnico/artistico, Ethan Coen ribadisce il suo disdegno per le classificazioni a posteriori secondo generi:

Non ci preoccupiamo mai del fatto che un film possa essere catalogato come una tragedia o una commedia. Non pensiamo in termini così generali. La storia che noi portiamo avanti si estende di per sé, ha una sua logica, e dove si posizioni tra i generi è un’operazione a posteriori che non rispecchia i nostri intenti.

[…] I comportamenti stupidi ed irrazionali dei personaggi, le cose che non vanno per il verso giusto, sono quello che alimenta la narrativa e paradossalmente alimenta il dramma.

 

La redazione di Lega Nerd come ogni anno segue la Festa del Cinema di Roma con una copertura quotidiana. Seguite il tag RomaFF14 per tutti gli aggiornamenti.
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