La saga di Zombicide ha infine raggiunto lo spazio, con l’ultimo capitolo di casa CMON, ovvero Zombicide Invader. E la cosa divertente è che, nonostante la meccanica di gioco sia rimasta sostanzialmente invariata, questa volta non abbiamo più a che fare con morti viventi putrefatti ma con una pericolosa specie aliena. Comunque infetta, comunque non gradevole alla vista. Pronti a sparare di nuovo?
Siamo giunti al sesto capitolo di Zombicide, la saga di giochi da tavolo di Raphael Guiton, Jean Baptiste Lullien e Nicolas Raoult che ha certamente fissato uno standard in questo genere e ha fatto più volte il giro del mondo.
A questi capitoli giocabili autonomamente (tre per la linea contemporanea, due per la linea fantasy Black Plague e Green Horde e questo in oggetto) si devono aggiungere anche le tante espansioni che hanno di volta in volta aggiunto varianti ad un sistema di gioco che, seppur vincente, ha iniziato ad essere un po’ ripetitivo.
Era normale quindi che per la nuova edizione si optasse per un cambio radicale di ambientazione, portando il tutto in un remoto pianeta perso nel cosmo per questo nuovo capitolo e l’ambientazione, anche in questo caso, risulta subito attraente.
Merito dei forti richiami ad altre opere conosciute che la saga prodotta da Guillotine Games e CMON ha sempre inserito nei propri titoli.
Già perché se nella serie Black Plague e Green Horde le similitudini con l’universo di Warhammer Fantasy si facevano sentire, in questo Zombicide Invader si nota chiaramente più di qualche strizzata d’occhio all’universo di Warhammer 40K e alla saga videoludica di Dead Space.
Le armature dei soldati, le armi, il design degli alieni, tutto porta alla mente specifici ricordi di opere di grandissimo successo e questo, anche a livello inconscio, genera una certa familiarità con il titolo già alla prima occhiata, effetto assolutamente catchy che in parte ha contribuito al successo commerciale di questi giochi.
Ma quali sono le novità
in questo nuovo gioco?
Come era normale aspettarsi sono poche, anche se piuttosto interessanti.
La meccanica di gioco è rimasta del tutto invariata: i personaggi umani, con le loro 3 azioni o più per turno, dovranno farsi strada tra i vari percorsi per compiere la propria missione (recuperare materiali, salvare superstiti, uccidere un particolare alieno ecc.), facendosi strada nel frattempo in mezzo alla schifida teppaglia a colpi di fucile ad impulsi, lanciafiamme, mezze elettrificate, shotgun, magli, mitragliette e tutto quello che già conoscete se avete giocato almeno una volta nella vostra vita a Doom.
Non ci sono più gli zombie, perlomeno nella classica definizione del termine. I nemici sono degli alieni definiti Xeno, che dopo una permanenza più o meno pacifica con gli umani, hanno contratto una non meglio definita infezione che li ha trasformati e resi assolutamente selvaggi e aggressivi.
Le tipologie sono comunque le solite 4:
- worker (semplicemente gli zombie base);
- hunter (ex corridori);
- tank (ex ciccioni);
- abomini.
Le loro caratteristiche sono sempre le stesse che abbiamo imparato a conoscere ma c’è una novità legata all’Abominio.
Questa creatura si può spedire al creatore tramite l’impiego del fuoco come da tradizione, oppure facendo convergere gli attacchi in un unico attacco concentrato capace di infliggere più danni rispetto al normale.
Se questo rappresenta una concreta possibilità in più per abbattere il colosso, d’altra parte l’Abominio di Invader ha una nuova letale caratteristica: al suo passaggio potrà riempire stanze e corridoi di una melma infestante (per favore non chiedetemi come, grazie), capace di corrodere pareti e pavimenti, di distruggere porte ed eliminare obiettivi, a volte fondamentali per la conclusione della quest.
Inoltre se una scia di melma infetta riuscirà a mettere in collegamento i tradizionali punti di spawn degli alieni infetti la partità sarà persa all’istante.
Un’altra interessante serie di novità arriva dai personaggi giocabili.
Innanzitutto i 6 protagonisti si divideranno in due categorie ben precise: Cole, Mitsuki e Vivian sono dei civili, ovviamente armati, profondi conoscitori della struttura dell’avamposto PK L7 e con capacità tecniche specifiche a discapito di una scarsa armatura e quindi capacità difensiva; Magnus, Jared e Baraka (fatality) sono invece soldati che hanno giocato tantissimo a Warhammer 40K, hanno armature potenziate degne dei cari vecchi Ultramarine ma capacità di ricerca limitate.
L’equilibrio nella composizione della squadra potrà generare un vantaggio strategico importante ed è bello avere la possibilità di gestire non solo i ruoli in squadra (tank, dps, supporto ecc) ma anche le profilazioni generali.
I civili potranno effettuare ricerche ovunque e quindi equipaggiarsi meglio più rapidamente, i militari invece potranno ricercare solo nelle stanze di sicurezza.
Ogni giocatore avrà la propria plancia di plastica dove posizionare equipaggiamento e controllare il proprio avanzamento, oltre ai punti ferita e anche questo aspetto rimane un classico, sempre gradito, di Zombicide.
Come già introdotto in Green Horde e l’espansione No Rest For The Wicked, Zombicide Invader presenta due interessanti macchine da guerra a servizio dei personaggi: il Falchion Sentry Gun e un potente Bot Pacificatore.
Tali macchine possono essere controllate a distanza e rappresentano una risorsa importantissima per i giocatori che avranno concrete possibilità in più di compiere stragi, cioè l’unico vero motivo che vi ha portato ad acquistare una copia di Zombicide.
Infine l’ultima e forse più interessante novità introdotta riguarda gli scenari.
Se prima le stanze rappresentavano dei luoghi dove poter effettuare ricerche e prepararsi ad affrontare le orde incalzanti ora il gioco introduce quattro elementi in più: le stanze di sicurezza, le stanze delle scorte di ossigeno, le airlock e le relativa aree esterne.
Le stanze di sicurezza come già spiegato sono le stanze in cui anche i militari possono effettuare ricerche (consideriamole alla stregua di futuristici sgabuzzini di equipaggiamento)
Ci troviamo in un pianeta dal clima ostile, dove per forza le aree esterne necessitano di adeguate tute e scorte di ossigeno per essere affrontate. Agli alieni questo interessa decisamente poco ma per gli umani è importanti equipaggiarsi con adeguato ossigeno (recuperabile nelle stanze scorta di ossigeno) per attraversare un airlock e andare all’esterno.
Questo si traduce in percorsi alternativi per raggiungere le medesime zone con conseguente aumento della profondità strategica delle nostre azioni.
Il livello tecnico dei componenti è come sempre altissimo, a partire dalle illustrazioni, fino alle bellissime miniature, il tabellone di gioco e le plance di plastica.
Come già descritto in partenza il design dei personaggi e degli stessi alieni è certamente debitore di altre opere molto conosciute, tra tutte Warhammer 40K (Space Marines e in parte Tiranidi e Marines di Nurgle) e i necromorfi di Dead Space, con qualche spruzzata di Resident Evil.
Per i più esigenti questo potrebbe rappresentare un piccolo limite di creatività, io lo leggo piuttosto come un modo – piuttosto paraculo ma efficace – di fare marketing andando ad aggrapparsi a specifiche immagini radicate nella nostra memoria.
Non si discute comunque il livello di realizzazione che si mantiene sempre altissimo.
La meccanica di gioco, se non siete stanchi di Zombicide, rimane sempre solida e divertente, certo dovete essere dei fan veramente hardcore per voler tutte le versioni esistenti di questa saga.
Quale versione di Zombicide
scegliere dunque?
Se Black Plague si era dimostrata la versione 2.0, migliorata sono tanti aspetti, dei precedenti Zombicide, Green Horde e relative espansioni aveva rappresentato la versione “difficoltà estrema” per i giocatori incalliti che desideravano un livello di sfida maggiore, se non maniacale in alcuni frangenti.
Con Invader si è scelto di riportare il gioco a livelli di difficoltà umani, introducendo alcune variabili interessanti in termini di giocabilità, ma togliendo un pochino il fascino degli zombie che, lo insegna The Walking Dead (il fumetto, non la seri, eh), finiscono sempre per dire la loro e non essere mai davvero fuori moda.
L’atmosfera dell’universo fantasy di Black Plague è ancora – a mio avviso – impareggiabile, ma ammetto che Invader è una scelta più che azzeccata per chi si approccia per la prima volta al mondo di Zombicide, grazie a pochi e misurati plus, che ormai sembrano essere la strategia di crescita del brand.
Certo che arrivare alla sesta versione dello stesso gioco, senza evoluzioni radicali del gameplay, è davvero un fenomeno incredibile.
Quindi dopo i centri commerciali, i castelli e i borghi medievali e le colonie extra mondo su altri pianeti che succederà ora? Sicuramente l’arrivo di una nutrita schiera di espansioni di Invader e poi chissà, magari introdurranno la possibilità di un gioco totalmente competitivo.
Si parla già di una nuova versione di Zombicide che probabilmente introdurrà altre novità ancora. Speriamo bene. Non si può sperare di arrivare a sette versioni senza cambiamenti al gameplay e non farsi mandare a quel paese dai fans.
Anche se alla fine ammazzare zombi a colpi di lanciafiamme è sempre un guilty pleasure intramontabile.
- Componenti come sempre di alto livello
- Zombicide è sempre divertente e le novità introdotte sono sicuramente interessanti
- Set up rapidissimo
- Perfetto per essere il vostro primo Zombicide
- L'originalità è il punto debole di un titolo che, anche nella sua rinnovata veste, si rifà nel design e nell'ambientazione ad opere famosissime come WH40K e Dead Space
- Le modifiche introdotte, seppur interessanti, non giustificano l'acquisto se possedete già Black Plague o Green Horde
- Gli xeno non hanno il fascino dei classici zombie