Nel 1999 Matrix ha segnato in modo indelebile il corso della storia del cinema. Qualcuno si chiede se oggi sarebbe possibile realizzare un film ad alto budget con le premesse di quel tipo.
All’epoca non c’erano ancora – incredibile da pensare – tutti quei blockbuster PG-13 prodotti a getto continuo che sarebbero diventati dominatori delle estati, e oggi di quasi tutto l’anno.
Un film di fantascienza cyberpunk-filosofico, pieno di effetti speciali, vietato ai minori e con un buon budget (65 milioni) nonostante la piena libertà ai registi non era un fatto per il quale gridare al miracolo, anche se un azzardo, certo.
Matrix è un caso più unico che raro di qualcuno che ha potuto riversare in un film di genere tutte le sue passioni e i suoi interessi, plasmarlo con la libertà di un film d’autore e renderlo un successo per le masse.
Pensiamoci bene: cultura underground, musica elettronica, romanzi cyberpunk, manga e anime, buddismo e arti marziali, deep web e filosofia.
Tutto insieme e tutto abbastanza ben sviluppato. Chi può dire di aver visto qualcosa di altrettanto compiuto e di successo?
Ma soprattutto, quanti a Hollywood possono dire di aver avuto un’idea del genere e vederla realizzata?
Caspita, immagina di essere un giovane autore di belle speranze e di presentare ai gollum decisionali di una casa di produzione l’idea di…
“gente che vive in una simulazione virtuale ma nella realtà non è altro che una batteria in incubazione per le macchine, ma si sveglia grazie a dei ribelli che usano il kung fu nella simulazione per combattere degli agenti cattivissimi che schivano proiettili, mentre tutti fanno salti altissimi e lunghissimi e hanno un oracolo…”
L’esempio più lampante ce lo ha portato un attore, Will Smith, che in un video, ridendo, ha parlato della sua decisione di non accettare il ruolo di Neo che gli fu proposto perché non aveva capito nulla di come gli era stata presentata la pellicola.
In compenso al suo posto ha girato Wild Wild West. Quello sì che era comprensibile :)
Fortuna – col senno di poi – ha voluto che alla fine lo script arrivasse nelle mani di Keanu Reeves, all’epoca attore di meno pretese, ma soprattutto in grado di accettare una sfida impattante fatta di allenamenti e filosofia.
Altri attori che rifiutarono Matrix: la prima scelta delle autrici per il ruolo di Neo, Johnny Depp, e poi Leonardo Di Caprio che non vedeva di buon occhio tutti quegli effetti speciali. Anche Val Kilmer, Brad Pitt e David Duchovny furono presi in considerazione.
Per il ruolo di Morpheus, andato alla fine a Laurence Fishbourne, fuorno interpellati Samuel L. Jackson, Gary Oldman e Russell Crowe.
Pochi dubbi su Carrie-Ann Moss nell’iconico ruolo di Trinity invece, anche se sembra che all’inizio si fosse pensato a Jada Pinkett come ruolo femminile di spicco.
Non sono uno dei più grandi fan dei suoi sequel, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions, ma c’è da dire che anche in queste due opere successive le sorelle Wachowski hanno riversato tonnellate di ispirazioni e passioni, a volte anche in maniera meno a fuoco dell’originale.
Hanno espanso un universo già interessante con ulteriori, complessi livelli di lettura, colpi di scena che hanno giocato con le aspettative dello spettatore e una parte finale che ha lasciato più dubbi che certezze.
La cosa più incredibile a vent’anni di distanza è che le discussioni e le interpretazioni della trilogia non si sono praticamente mai fermate.
Se il maggior pregio di un’opera cinematografica è quella di stimolare intellettualmente i suoi spettatori, si può dire che Matrix abbia pienamente fatto centro.
Questo, certo, è dovuto ad una ambiguità di fondo non si sa fino a dove voluta dalle sue autrici: molti sono i punti poco chiari e le chiavi di lettura lasciate completamente aperte al pubblico, a volte senza un vero indizio su cosa le pellicole vogliano realmente comunicare.
Arriviamo all’agosto del 2019 quando viene annunciato un nuovo film della saga di Matrix, lanciando subito la bomba che il nucleo del cast originale sarebbe tornato assieme a una delle due autrici, Lana Wachowski, in veste di scrittrice e regista.
Annuncio non certo sorprendente, dato che ormai ogni franchise di successo del passato viene recuperato e rivitalizzato al cinema e nelle serie tv.
Ci si chiede però come si faranno quadrare i conti con la presenza di Reeves e Moss alla luce di quello che abbiamo visto nella trilogia originale.
Nell’universo di Matrix comunque sembra che tutto possa essere possibile, quindi prima di farci assalire dai dubbi rimaniamo speranzosi.
Una cosa è certa: sarebbe più interessante vedere un seguito rispetto ad un prequel, e in questo senso la presenza dei due protagonisti potrebbe dare speranza.
Anche se in un’epoca di de-aging digitale non si sa mai…
I due potrebbero essere il motore di una nuova generazione di eroi, che magari si accorgono delle tante crepe nel sistema lasciate dalla conclusione precedente e devono affrontare un nuova minaccia.
Qualcosa che non sia il buon vecchio Agente Smith o un altro programma andato in palla, dato che Hugo Weaving ha davvero detto tutto anche a livello di carisma per quanto riguarda un personaggio.
Ci piacerebbe avere risposte ai grandi interrogativi rimasti aperti o comunque poco esplorati, come la figura dell’Eletto e la sua reale portata all’interno delle varie profezie, i poteri che si riflettono nel mondo reale, l’universo che c’è oltre a Zion, la situazione precaria rimasta in sospeso tra macchine e umani.
E poi ci sono le sequenze d’azione. Pochi altri film hanno segnato l’immaginario mondiale come Matrix, per cui ci si aspetta qualcosa di diverso e altrettanto stimolante rispetto alle leggendarie coreografie ideate dal maestro Yuen Woo-Ping.
Dopo il bullet-time, sarà ancora possibile trovare un’applicazione agli effetti speciali che risulti innovativa e perfettamente funzionale alla struttura del film?
Sia a livello visivo che a livello di impatto spettacolare, è lecito aspettarsi qualcosa di sorprendente se non addirittura rivoluzionario.
Per non parlare poi del comparto intellettuale: Matrix è stato pioniere e profeta di molte suggestioni relative all’intelligenza artificiale e al rapporto uomo-macchina, per cui non si potrà scindere la componente tecnica da quella culturale.
Chissà se le Wachowski saranno ancora in grado di leggere il presente e il futuro in maniera originale e profonda come furono capaci in quel lontano 1999.
E tu cosa ti aspetti dal nuovo Matrix?
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