Fu proprio tra l’1 e il 2 settembre del 1859 che potenti eruzioni solari generarono sciami di particelle che si scagliarono nello spazio in direzione della Terra provocando una potente tempesta solare che mandò in tilt le linee del telegrafo.

Durante una tempesta solare il Sole produce forti emissioni di materia che generano a loro volta un forte vento solare. Le particelle ad alta energia trasportate dal vento solare se direzionate verso la terra possono impattare il campo magnetico terrestre.

L’astronomo Richard Carrington, studioso di macchie solari individuò, quasi casualmente una delle eruzioni sviluppatesi nel Sole: mentre si concentrava su delle luci particolarmente intense apparse all’improvviso dentro una formazione di macchie solari che stava studiando.

Quando le particelle provenienti dal Sole colpirono la Terra si generarono aurore boreali visibili da una parte all’altra del globo.

Da quanto riportato il giorno successivo, a seguito dell’eruzione più intensa,

su Cuba e sulle Hawaii si registrarono aurore intensissime che colorarono di rosso sangue i cieli.

La causa poteva essere ricondotta a quei bagliori di luce che Carrington la mattina precedente aveva avuto la fortuna di osservare, e altro non erano che brillamenti, esplosioni magnetiche che avvenivano sulla superficie del Sole.

Chiamato evento di Carrington il fenomeno fu talmente potente che mandò in tilt le linee telegrafiche, la loro struttura in rame infatti intercettava le correnti elettriche presenti nella ionosfera tanto da fondere i cavi di collegamento.

Oggi un evento simile genererebbe blackout elettrici e manderebbe fuori uso il 50% dei satelliti.

Alcuni Paesi si sono organizzati per difendersi, a partire dagli Usa ma secondo gli esperti in Italia non c’è ancora un piano per fronteggiare un’emergenza in caso di tempesta geomagnetica estrema.