La Casa di Carta è la serie in lingua non inglese più vista al mondo su Netflix. Lo scorso 19 Luglio ha fatto il suo debutto la terza parte e in occasione del lancio abbiamo incontrato due delle protagoniste femminili: Esther Acebo (Monica/Stoccolma) e Ursula Corberò (Tokyo).
C’è chi la ama, c’è chi la odia, ma comunque la vogliate mettere La Casa di Carta è ormai il guilty pleasure per eccellenza di tutto il mondo. Serie TV spagnola di Antenna 3 prima solo distribuita da Netflix e poi per la sua terza e quarta parte la piattaforma on demand ha deciso di acquistare la serie, diventandone anche produttore.
E in questa terza parte il budget non è mancato e possiamo vederlo dall’uso di location più esotiche e un numero maggiore di esterni a differenza della prima e seconda parte dove, a trionfare, erano i più economici interni.
In questa terza parte la banda si riunisce dopo due anni dallo storico furto alla Zecca di Spagna.
Questa volta a muoverli per rischiare il tutto per tutto non è certo il desiderio di ricchezza, quanto il senso di famiglia, ribellione e resistenza nei confronti di uno Stato che non ascolta la classe più povera e continua a far ingrassare quella più ricca.
“La banda dei Dalì” tenta un colpo di Stato decisamente più complesso rispetto a quello della Zecca. La posta in gioco è altissima e le possibilità di sopravvivenza sono ridotte all’osso. Tra fantasmi del passato, nuovi nemici ed inaspettati compagni, El professor e la sua banda ce la faranno a farla franca e diventare, ancora una volta, i Robin Hood di Spagna?
Guarda l’intervista completa:
Tra i vecchi personaggi alcuni hanno cambiato “volto” o, per così dire, fazione. Tra questi c’è sicuramente il personaggio di Monica, interpretata da Esther Acebo, ri-nata sotto il nome di Stoccolma.
Dopo la rapina alla Zecca, Monica è fuggita con Denver, dando alla luce il figlio che aspettava e dando vita ad una famiglia molto originale. Una vittima che fugge con il suo rapinatore? Non sorprende in questo caso il nome di Stoccolma, ma ovviamente Monica non è un personaggio così prevedibile come ci si aspetta; anzi, l’ironia del nome cerca di definire ancora di più quanto, come donna, abbia smesso di essere vittima ed abbia cominciato a vivere le proprie scelte con coraggio, assumendosi tutte le responsabilità di ogni singola azione.
Sei tu a decidere di essere una vittima o di essere un soldato affrontando la situazione o abbracciandola o combattendo. Solo tu sai cosa devi fare e penso che è esattamente ciò che ha fatto il personaggio di Monica.
Ci racconta Esther Acebo che abbiamo intervistato assieme ad Ursula Corberò in occasione del lancio de La Casa di Carta 3.
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Inizialmente anch’io ho avuto dubbi, dicevo: questa è solo la sindrome di Stoccolma o è vero amore? Nessuno sapeva davvero cosa ci fosse tra loro due; ma, per fortuna, con l’andare della seconda parte e l’inizio della terza parte, capiamo che tra loro c’era tantissimo amore. Sono passati due anni e loro sono ancora insieme. È una relazione reale, fatta di problemi e conflitti che Stoccolma deve affrontare.
Ancora una volta, invece, deus ex machina della situazione ci appare la bella e ribelle Tokyo. Una vera e propria mina vagante.
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Tokyo è un personaggio con tantissima personalità, in maniera sia positiva che negativa. Così come all’inizio, anche adesso, crea tantissimi conflitti come personaggio e lo fa attraverso il suo modo di essere, la sua maniera di affrontare i problemi e modo di approcciarsi agli altri. È un’istigatrice, c’è poco da fare!
Ci racconta Ursula Corberò che, in una riflessione sul fenomeno generato poi da La Casa di Carta e la simbologia della maschere adoperate anche nella realtà, dice:
È una serie che ha lasciato molto spazio alla riflessione, ha fatto riflettere le persone!