Iconico personaggio della serie italiana Gomorra, Arturo Muselli è conosciuto ai più come Sangue Blu e al Giffoni Film Festival lo abbiamo incontrato per capire quanto Muselli sia davvero affascinato dal male come i suoi personaggi.
Sguardo intenso, pronto a raccontare una carriera contraddistinta dallo studio e dalla dedizione, Arturo Muselli è ospite al Giffoni Film Festival per incontrare i ragazzi del festival e tenere una masterclass.
Conosciuto per il suo iconico personaggio in Gomorra – La Serie, Sangue Blu, Muselli ha però una carriera decisamente più sfaccettata che va dal teatro al cinema.
Mi sono fatto spazio con tenacia per conquistare ogni piccola briciola, con il rispetto e l’educazione nei confronti di un mestiere che rappresenta tutta la mia vita.
Classe 1983, Arturo Muselli ha esordito sul grande schermo a soli 19 anni nel film Le Conseguenze dell’Amore, per la regia di Paolo Sorrentino, nel 2010 ha poi recitato in L’Era Legale di Enrico Caria, nel 2016 è la volta de La Tenerezza, film drammatico per la regia di Gianni Amelio.
Muselli non ha unicamente concentrato i suoi studi sulla recitazione: il nuovo affascinante boss di Gomorra si è laureato alla Federico II di Napoli in Filologia Moderna, dopo la quale si è trasferito a Londra per perfezionare lingua ma anche metodo.
Ed è infatti in Inghilterra che inizia la carriera come attore teatrale di Muselli, che lo porta a confrontarsi con i personaggi più affascinanti e controversi di Shakespeare che, in un modo o nell’altro, lo hanno portato ad avvicinarsi al malvagio personaggio di Sangue Blu.
Come tante altre serie che hanno popolato negli ultimi anni, parte del successo di Gomorra – La Serie è dovuto al grande fascino che il male, la criminalità, la parte oscura dell’essere umano, gioca sullo spettatore, rendendolo quasi un “guardone” del macabro e del malvagio.
Le paure degli altri ci portano ad avvicinarci alla nostra paura.
Ci racconta Arturo Muselli che abbiamo intervistato proprio al Giffoni Film Festival.
Ci sono dei luoghi d’ombra che tutti noi abbiamo, poi decidiamo dentro di noi, anche in base alle scelte che abbiamo fatto nella nostra vita, se far uscire la luce o se vivere nell’ombra. Quando si mette da parte lo spazio d’ombra succede che non appena ne sentiamo l’odore, anche solo da lontano, ci avviciniamo verso di essa.
È un po’ come quando esce il sole e quindi iniziamo a camminarci sotto, ma non appena ci accorgiamo di un filo d’ombra, automaticamente tendiamo ad avvicinarsi verso di essa perché sentiamo dentro di noi di doverci riparare lì. Non intendo che andare verso il male è qualcosa di positivo, ma è qualcosa di estremamente naturale.
Ecco l’intervista completa in video: