La Casa di Carta 3: “Quelle maschere sono un simbolo per la gente stanca dei prepotenti”

La Casa di Carta

È arrivata su Netflix la terza parte de La Casa di Carta, la serie spagnola che lo scorso anno ha fatto avuto un grande successo diventando la serie non inglese più vista aulla piattaforma. Dopo aver raggirato il sistema, la banda è ora costretta a riunirsi ancora, ma questa volta non per i soldi. In occasione del lancio della serie abbiamo visto i primi episodi in compagnia di alcuni membri del cast.

La si può odiare o la si può amare, ma quello che rimane è che La Casa di Carta è il più grande guilty pleasure che la serialità on demand ci ha regalato negli ultimi anni.

Una serie che ha un cuore pulsante latino nei suoi personaggi, nei suoi dialoghi e anche nella sua storia, ma che è riuscita a fare breccia nel cuore degli spettatori di tutto il mondo. Si, perché la vera differenza tra La Casa di Carta e qualsiasi fiction, soap o telenovela noi italiani produciamo sulle reti pubbliche nazionali, è che La Casa di Carta ha avuto il coraggio di spingersi un po’ oltre, di creare dei personaggi talmente semplici da essere del tutto reali, ponendoli in una situazione che per quanto paradossale riflettesse la frustrazione, il malcontento, la depressione di una società europea stufa della grandi disparità sociali, dove fin troppo spesso ci si divide in chi ha tutto e in chi non ha niente.

 

La Casa di Carta 3

 

Nella sua semplicità La Casa di Carta ha utilizzato alcuni elementi, dalla canzone anti-fascista Bella Ciao alla maschera di Salvador Dalì, simboli di forte identificazione per un pubblico che non solo vi si è riconosciuto, ma che li ha sventolati, fatti propri, portandoli non unicamente nella fiere del fumetto o similari, ma anche durante le proteste e manifestazioni, rendendo La Casa di Carta e i suoi personaggi dei veri e propri fenomeni, eroi dell’era dell’on demand.

Ecco perché non sorprende affatto che Netflix, dopo la prima e la seconda parte, abbia voluto scommettere il doppio con questa terza parte, acquistando la serie non solo per distribuirla, ma questa volta anche per produrla. E la differenza, almeno per quanto riguarda l’immagine, le location e la tecnica, si vede e si sente bene.

 

La Casa di Carta 3

 

La Casa di Carta 3 si evolve, cresce e matura, tanto nella tecnica quanto nella storia, e anche nei suoi personaggi, più consapevoli delle responsabilità, del peso che il loro gesto ha simboleggiato per la società spagnola.

Non per questo però perde la sua identità di show volto a intrattenere, appassionare e empatizzare con i suoi personaggi, con la leggerezza e quel pizzico di thriller che sa far crescere la suspense da binge watching.

Abbiamo incontrato i protagonisti della serie durante un evento-anteprima a Milano:

Le persone si entusiasmano perché in un certo senso empatizzano con i personaggi e quindi è come se creassero una vera e propria famiglia, una rete unita.

Afferma Úrsula Corberó, interprete della sensuale e caotica Tokyo.

Fra di noi eravamo molto umili, fin dall’inizio. Ci siamo detti: “voliamo basso, non esageriamo che il pubblico si crea delle aspettative eccessive e poi magari ne rimane deluso”; e invece il successo è stato un vero uragano. Travolgente!

E Miguel Herrán, interprete di Rio, aggiunge:

Enrique Arce, ovvero Arturo, è quello che ci ha scommesso di più fin dall’inizio! Lui lo sapeva che questa serie avrebbe avuto questo grande successo. Non so come, ma lui ci credeva davvero tantissimo.

E subito dopo al coro si unisce Jaime Lorente, Denver, che conclude dicendo:

“Se la Spagna non è preparata, il mondo sarà preparato”, diceva Enrique (Arturo). Sapeva che avrebbe scalfito e colpito. E così è stato!

 

La Casa di Carta 3

 

A questo discorso Lorente commenta anche la sua esperienza dopo il successo della serie. L’attore è infatti tra quelli lanciati di più da La Casa di Carta, nei mesi scorsi è stato protagonista di un’altra serie spagnola Netflix, Élite, che si prepara all’arrivo della seconda stagione.

Nessuno di noi si aspettava niente, figuratevi io che nella vita non avevo neanche l’ambizione inizialmente di fare l’attore. È andato tutto di pari passo al boom della serie: dal successo all’identificazione nella maschera come simbolo di rivoluzione. È stata una cosa sorprendente si, ma anche naturale e graduale.

 

La Casa di Carta, come detto prima, è ricca di simboli. Esempio eclatante, oltre alla maschera, è la nostra canzone partigiana Bella Ciao. A questo proposito prende la parola una delle new entry di questa terza stagione, ovvero Luka Peroš, che interpreterà il misterioso Marsiglia.

Considerando le origini anti-fasciste di Bella Ciao, penso che abbia una ragione d’essere non solo in Italia ma nel mondo. Le persone sono stufe delle banche che rubano sempre alle classi meno abbienti. “Bella Ciao” non è una presa di posizione politica, ma semplicemente esprime il desiderio e lo stato d’animo delle persone di oggi.

Si identificano e quindi parteggiano per questi ladri che rubano ai ricchi, ovvero quel gruppo politico che adesso possiede nelle loro mani la ricchezza del mondo. Sono stanchi di credere a quelle promesse che non saranno mai mantenute, quindi si aggrappano a questo gruppo di “Robin Hood”, provando a fare la differenza.

 

La Casa di Carta 3

 

A questo proposito la prima a prendere parola è Esther Acebo, l’interprete dell’ex-sequestrata Mónica Gaztambide che, parlando proprio di empatia, seguirà la strada del cuore costruendosi una vita assieme a Denver e diventando così Stoccolma. Non fatevi però ingannare dal nome che ha un’alta componente ironica.

Sono la prima che può parlare su questo argomento, perché posso decisamente dire che si, ci si può innamorare dei ladri. In questa serie ogni personaggio non è una caricatura, ma un essere umano. Al di là di essere dei ladri, queste persone sono delle persone con un’anima con cui si può simpatizzare, ci si lega e si crea dell’empatia che poi ha creato questo fenomeno della maschera come forma di rivoluzione, di resistenza.

 

Politica e società non sono gli unici temi trattati all’interno de La Casa di Carta. Una componente molto importante la gioca anche il femminismo, soprattutto attraverso l’uso di personaggi femminili molto forti e definiti; donne sensuali, ma anche scaltre, furbe e determinate.

È nuovamente Esther Acebo a prendere parola, soprattutto perché in questa terza stagione il suo personaggio si trova ad essere diviso tra l’essere donna, moglie e madre.

Il femminismo è una tematica molto importante per Monica. Lei non è solo una madre o una moglie, ma è una donna. Una donna che prende delle decisioni, sa cosa vuole, sa come raggiungerlo e vuole assolutamente partecipare a questo nuovo colpo e si, il figlio adesso sarà una problematica in più, ma saprà dargli ancora più forza.

 

La Casa di Carta 3

 

La segue a ruota Alba Flores (Nairobi), facendo riferimento all’iconica scena della seconda stagione, con la dichiarazione “Empieza el matriarcado!“, Ursula che, invece, afferma:

In realtà il matriarcato dura ben poco nella serie. Secondo me, La Casa di Carta non è una serie particolarmente femminista, ma ha dei personaggi femminili molto potenti e interessanti.

Ero rimasta molto sorpresa fin dai primi copioni. Ero sorpresa che le donne avessero un ruolo quasi più predominante degli uomini. Non si limitano ad accompagnare i personaggi maschili, hanno un loro potere, una loro dimensione. Sono decisive a volte. Sono donne a 360º e sono donne come lo siamo tutte. Raccontano la realtà!

 

Sul finale del nostro incontro non possiamo non lasciarci andare a qualche piccola curiosità ed anticipazione sul futuro de La Casa di Carta, già confermata per una quarta stagione.

I primi due episodi che abbiamo visto in antepria presentano tutti i personaggi in uno stato di felicità e tranquillità. Hanno raggirato il sistema, sono diventati un simbolo e sono più liberi che mai di godersi i frutti del loro successo.

Ma questa è solo la quiete prima della tempesta. Una tempesta generata, ancora una volta, proprio dalla “mina vagante” del gruppo: Tokyo.

 

La Casa di Carta 3

Il motivo della loro nuova riunione all’inizio erano unicamente i soldi, adesso c’è un motivo più profondo, un motivo più intimo.

Afferma proprio la sua interprete, che continua parlando del suo personaggio:

Da questa prossima stagione vedremo una Tokyo meno bambina. L’essenza rimane quella, la sua fiamma interna, ma la vedremo molto più donna e paziente, ma attenti quando si arrabbia.

 

Una terza parte che metterà a dura prova tutti i personaggi sottoponendoli ad un nuovo colpo dove in gioco c’è molto di più dei soldi e dove non si poò più parlare di rivoluzione, ma di una vera e propria resistenza.

 

La Casa di Carta 3

 

Tutto quello che si è visto fino a questo momento nelle precedenti stagioni de La Casa di Carta è stato moltiplicato e accentuato da Netflix.

Afferma Miguel Herrán.

Tutto è stato pensato più in grande, rendendo possibile quello che abbiamo sempre e solo sognato, quindi posso dire che questa terza parte sarà davvero epica.

 

La terza parte de La Casa di Carta è ora disponibile su Netflix.

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