A due anni di distanza dal primo Spider-man interpretato da Tom Holland e diretto da Jon Watts, la coppia torna al cinema con Far From Home, tentando di bissare il successo del primo.
Tralasciata l’ovvietà dell’impresa, stiamo in fondo parlando del supereroe che più vende a livello mondiale, l’obiettivo reale del film risultava tutt’altro che scontato.
Nonostante per anni si fosse parlato di Avengers: Endgame come dell’atto finale della terza fase del Marvel Universe, è stato in realtà Far From Home a rivelarsi il vero punto di chiusura di una viaggio durato dieci anni e una ventina di film.
Una difficile eredità quella che sono stati chiamati a gestire ma che, dal canto nostro, possiamo dire sia stata onorata nel migliore dei modi.
Vogliamo essere chiari e semplici a tutti: Spider-man: Far From Home non piacerà a tutti.
Se già Homecoming non aveva sbalordito (e onestamente chi scrive si chiede ancora cosa diavolo voglia la gente da un cinecomic su Spider-man se non quello), qui siamo su un piano completamente diverso, di più difficile gestione e con una progressione particolare e indigesta ai nazifumettologi che infestano il mondo, ma anche a buona parte di quelli che ricercano nel cinema una struttura classica dalla quale non si possa prescindere.
La realtà dei fatti è ben diversa, perché il film in questione è ben lontano dall’essere perfetto e, soprattutto, ciò che riguarda l’azione in senso stretto è tutt’altro che ben coreografata.
La poca dimestichezza di Jon Watts con queste fasi, notata già in Homecoming, non ha fatto passi da gigante e lascia spesso interdetto lo spettatore, perso in una sequela di flash di montaggio che raccontano poco e trasmettono meno.
Per quale motivo quindi riteniamo Far From Home uno dei titoli migliori usciti da questi dieci anni di film Marvel?
È presto detto: l’ultimo Spider-man fa quello che nessuno dei film precedenti si era preso la briga di fare. Non si limita a salutare un gruppo di attori che resterà probabilmente insostituibile nella mente di molti.
Al contrario utilizza una sequenza iniziale per scimmiottare ironicamente tutti quei momenti nei quali i media raccontano in maniera profondamente impersonale le grandi gesta del passato.
Lo fa con dei ragazzini che, tra le altro cose, sono stati “blippati” via (termine ormai di uso comune per indicare coloro i quali sono scomparsi dopo lo schiocco di dita di Thanos.
Chiuso questo capitolo, sfrutta l’eredità del passato solo per lanciare il futuro, parlando poco di chi è stato (a parte un ovvio legame tra Peter Parker e Tony Stark) e tanto di quel che sarà. Ed è per questo che la struttura del film risulta strana, particolare, quasi slegata nelle sue parti, ma comunque funzionale.
Ed è per questo che la struttura del film risulta strana, particolare, quasi slegata nelle sue parti, ma comunque funzionale. Chiunque avesse letto fino a qui il nostro tripudio di elucubrazioni, si starà probabilmente ancora chiedendo perché non discutiamo dell’intreccio e non possiamo che trovarla una domanda lecita.
Il punto è che proprio le vicende rispondono a questa particolarità che rende questo Spider-man un film unico nell’insieme del Marvel Universe. Così come lo sono stati per altri versi I Guardiani della Galassia, o al tempo il primo Avengers, Far From Home è un film a fortissimo rischio spoiler.
E non parliamo di quelli in stile Endgame, ma proprio circoscritti alle sinergie tra i personaggi, al rapporto interno tra Peter ed i suoi amici, allo sviluppo di un villain tra i più riusciti dell’universo (come in fondo lo era anche l’Avvoltoio di Michael Keaton per restare al ragno di New York) e alla capacità più unica che rara, da parte del team, di ripescare nel passato delle loro stesse produzioni, andando indietro di quasi una decina d’anni, per ritrovare motivazioni utili a chiudere un cerchio.
Sappiamo di essere nostalgici e spesso più legati alle modalità e alle trovate, che non alla sostanza
ma non possiamo non apprezzare scelte di questo tipo, che tra l’altro si amalgamano con alcune delle sezioni visivamente più clamorose mai viste in un film della casa delle meraviglie.
L’immaginario creato e le scelte artistiche per riprodurre alcune straordinarie illusioni, hanno fatto si che si portasse sullo schermo un film immaginifico, onirico, nel quale alcune cose ci hanno ricordato sua maestà Parnassus.
A concludere una viaggio di più di due ore interessante e piacevole, anche per chi come noi non è un lettore di comics e difficilmente apprezza le trasposizioni cinematografiche, ci pensa un Michael Giacchino che accompagna musicalmente il film in maniera magistrale, riuscendo a districarsi lì dove questo universo non era mai formalmente riuscito.
Se tutte queste motivazioni non dovessero ancora spingervi a spendere i vostri soldi e il vostro tempo, sappiate che la prima delle due scene post credits, vale da sola un giro al cinema, anche solo per un input molto interessante e per un saluto ad una vecchia conoscenza, la più vicina ai fumetti che il mondo Marvel abbia mai conosciuto.
Spider-Man: Far From Home arriva nelle sale italiane oggi, 10 luglio.