Chernobyl

Chernobyl

Se ne parla già da settimane e arriva finalmente questa sera anche in Italia su Sky quella che sembrerebbe essere davvero la serie evento dell’anno, stiamo parlando di Chernobyl, la nuova miniserie di HBO dedicata al famoso disastro nucleare di metà anni ottanta. Noi l’abbiamo vista e vi spieghiamo perché, oltre ad essere il miglior prodotto audiovisivo seriale non solo dell’anno,ma degli ultimi anni, è anche un progetto dall’importante valenza storica e culturale per il futuro.

La parola Chernobyl fa venire un brivido lungo la schiena. Non solo a chi in quegli anni quella tragedia si è trovato a viverla, ma anche per chi è arrivato dopo, nascendo con il mito del disastro nucleare di Chernobyl e della città di Pryp’jať.

Quello che rimane oggi è il senso di angoscia, una città fantasma ancora adesso dall’aspetto inquietante, che il 26 Aprile del 1986 è stata l’origine del più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare.

Una catastrofe che è costata la vita a migliaia di persone, non solo di quelle presenti all’interno della città o della centrale, ma anche di tutte quelle persone che negli anni hanno dovuto scontare sulla propria pelle e su quella dei propri figli gli effetti collaterali a lungo termine di quella tragica esplosione.

 

Chernobyl-mini-serie-HBO

 

Oggi Chernobyl è diventata un’attrazione.

Oggi Chernobyl è diventata un’attrazione. Un luogo mistico e misterioso, spesso oggetto di sfrenata fantasia, da animali mutanti ad esseri umani a tre teste o cannibali. L’inquietudine della foresta rossa – una foresta ormai morta il cui colore è mutato a causa delle radiazioni – con la sua flora e fauna contaminata destinata a mutare e morire (no, quando vi dicono che è un’oasi naturale per la fauna non ci credete); l’angoscia di un luogo dalle case abbandonate, giocattoli lungo la strada e luna park mai aperti. La location perfetta per un film post apocalittico. È un peccato, però, che di finto qui non vi sia nulla e la realtà, ancora una volta, supera la fantasia.

Ma cosa è successo davvero quella notte di oltre trent’anni fa? Quale è stata la vera causa di quell’incedente? E di chi è stata davvero la colpa?

HBO prova a raccontare tutto questo, partendo dal disastro di quel 26 aprile fino al processo avvenuto un anno dopo, con tutte le ricerche, gli orrori e le tragiche scoperte del caso, in una miniserie magistrale e dall’enorme potenza.

Diretta da Johan Renck e scritta da Craig MazinMa, Chernobyl è composta da cinque episodi, tutti dalla durata di un’ora ad eccezione del pilot che sfiora l’ora e mezzo.

Cinque episodi dal minutaggio importante e tematica di un certo peso, ma che al tempo stesso riesce ad esercitare una potenza magnetica, carismatica. Occhi spalancati per tutto il tempo, stomaco chiuso.

Erano anni che non assistevo ad una serie capace di farmi fare le cinque del mattino con la foga di vederla tutta e, al tempo stesso, lasciarmi del tutto stordita, incapace di metabolizzare quanto stava prendendo forma sullo schermo.

 

Chernobyl

 

Per un attimo vorrete fermarvi. Vorrete credere che è tutto uno scherzo. E invece no. È tutto, o quasi, vero.

Ma ciò su cui fa riflettere questa serie non è la cronaca, il potere della verità o l’importanza di ricordare. La vera riflessione di questo gioiello partorito da HBO parte da qualcosa di molto più semplice, qualcosa con la quale ci si ritrova a scontrarsi un po’ tutti i giorni. A volte sono piccole, a volte sono dette a fin di bene, altre volte ci raccontiamo che sono necessarie, fino a quando diventano talmente grandi, talmente tante da scordarci ciò che è vero e ciò che, invece, è falso.

Ovviamente parlo delle bugie e delle conseguenze che ogni singola bugia porta con sé.

 

Chernobyl
Dalla finzione alla realtà, quando le immagini si fanno storia

Da qualche giorno fa molto discutere la reazione dei Russi alla miniserie HBO. C’è poco da sorprendersi. Se i vostri vecchi nemici facessero una serie su quanto lo Stato e la sua incapacità di ammettere la propria fallibilità sia colpevole di quanto accaduto quella notte del 1986, non sareste felici.

Credo comunque che sia importante approcciarsi a Chernobyl al di là delle proprie ideologie politiche, e non guardarla come un manifesto pro USA e contro la Russia, perché sbagliereste di grosso. Pecchereste della stessa presunzione di alcuni personaggi all’interno della serie.

Non è di propaganda che parla Chernobyl, ma di umanità, l’umanità che spesso e volentieri ci dimentichiamo di possedere.

E non pensate neanche che non sia una serie per tutti perché troppo tecnica o complessa. La grande qualità di questo prodotto targato HBO in collaborazione con Sky, risiede nella sua grande narrazione capace di esplicare la complessità e tragicità di fatti che ancora ora ci scuotono nel profondo, in modo avvincente ed appassionante, tenendo incollato allo schermo lo spettatore e perfettamente capace di comprendere quanto sta accadendo episodio dopo episodio.

 

Chernobyl

 

Ed è anche per questo, oltre che per le suggestive immagini realizzate dalla sapiente direzione di Jonah Renck (che tra i tanti lavori ha anche diretto diversi episodi di Breaking Bad) che ci fa entrare del tutto all’interno degli scenari e dei luoghi spettrali all’interno dei quali sono ambientati i fatti, che Chernobyl è destinata a restare una serie vividamente impressa per molti anni nella nostra mente. Non è inoltre da sottovalutare l’impatto mediatico (aldilà dell’aumento del turismo) che questo genere di prodotto può davvero esercitare su chi lo guarda e sulle generazioni future, a tal punto che una buona idea sarebbe mostrare questi episodi agli studente nelle scuole.

Renck non vuole spettacolizzare il disastro. Non rende epica una tragedia per poter affossare i colpevoli.

Renck non vuole spettacolizzare il disastro. Non rende epica una tragedia per poter affossare i colpevoli. No, mostra invece un’enorme sensibilità nel mostrare le porzioni storiche e di cronaca del disastro, di chi vi è stato coinvolto prima e dopo, delle reazioni chi ha vissuto il tutto sulla propria pelle, senza però cadere mai nel sentimentalismo. Rispettoso, ma feroce al tempo stesso.

 

Chernobyl
È la centrale la vera protagonista di questa serie. Lei, con i suoi paesaggi, con le vittime e gli uomini che si sono sacrificati facendo la sostanziale differenza per il futuro.

E, parlando di differenza e uomini, tutto questo non sarebbe stato possibile se non grazie ad un cast eccezionale, talmente tanto immerso nella parte da farci quasi credere di assistere ad un vero e proprio documentario.

Primo fra tutti Jared Harris (The Crown, The Terror) nel ruolo del professor Legasov. Una performance totalizzante e devastante, quella di un uomo che ha messo in gioco la sua stessa vita, imperterrito e testardo.

La fragilità di Legasov, la sua umanità ma anche conoscenza. Il suo non potersi fermare e andare avanti, contro tutto e contro tutti, perfino contro la paura. Harris non solo da giustizia a questa figura storica forse fin troppo poco conosciuta, ma riesce letteralmente a riportarlo in vita attraverso le parole ed i gesti, l’emozioni violentissimo di cui è capace questo personaggio.

 

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Accanto a lui troviamo un sempre più bravo e sorprendente Stellan Skarsgård nel ruolo di Boris Shcherbina, un uomo di Stato tutto d’un pezzo, messo a capo dell’operazione Chernobyl convinto che la situazione fosse del tutto sotto controllo. Ma sarà l’incontro con Legasov a cambiare del tutto il punto di vista di Shcherbina, tanto politico quanto umano.

Meravigliosa anche Emily Watson nel ruolo fittizio di Ulana Khomyuk, così come Jessie Buckley che da invece voce allo sguardo di una donna (portavoce della tante donne, madri, mogli, sorelle) che vive sulla sua pelle l’orrore del disastro con la perdita del marito, uno dei pompieri arrivati subito sul luogo nel momento dell’esplosione, divorato dalla radiazioni.

Merito anche per Paul Ritter che troviamo nei difficili panni del personaggio più spregevole di tutta la serie, il vice-capo ingegnere Anatoly Dyatlov, artefice dell’accensione della miccia dell’esplosione.

 

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In tutto questo vi sono alcuni elementi che avran fatto arricciare il naso a più di qualcuno.

In tutto questo vi sono alcuni elementi che, forse, qualche volta, avran fatto arricciare il naso a più di qualcuno, come l’abusare un po’ troppo spesso dei topoi legati all’immaginario del partito comunista russo, una delle cause principali di tanto fermento da parte di Putin. Per qualcuno può essere stato un fastidio anche la scelta della lingua inglese che, per quanto possa essere discutibile, si trova ad essere una scelta necessaria di fronte ad una serie di questa grande portata.

Forse forzata anche la scelta di riunire tutti gli scienziati che hanno reso possibile la buona riuscita del trovare la verità in fondo a tutta quella storia, in un unico personaggio femminile, quello della scienziata Ulana Khomyuk. Scelta forse meno necessaria di quella precedente, ma pur sempre comprensibile.

Parliamo tutte di scelte dettate dal rendere più appetibile, ma anche più mirata, la scelta di trasporre sul medium televisivo una storia che, sicuramente, di base non è certo adatta a proprio tutti i palati.

 

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L’autopsia di un disastro

Cinque episodi che sono una vera e propria autopsia di una delle più grandi catastrofi della storia. Quello in cui vi immergerete in queste cinque settimane, seguendo la serie su Sky, sarà un viaggio feroce, doloroso e violento, da diversi punti di vista: chi in quella centrale ci lavorava e non sapeva cosa stava facendo; i dirigenti che hanno permesso che l’inizio del disastro prendesse vita; chi ha lavorato per ridurre al minimo le vittime; le vittime e le conseguenze delle radiazioni; i fisici alla ricerca costante della verità; lo Stato.

 

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Non serve essere dei fisici per comprendere ciò che è successo e l’importanza di una serie come questa.

Non serve essere dei fisici per comprendere ciò che è successo e l’importanza di una serie come questa, ma ciò che riesce davvero a fare Chernobyl è metterci tutti sullo stesso piano e farci capire cosa sia successo, come funziona una centrale nucleare, come funziona un reattore RBMK e quali possono essere le conseguenze dell’esplosione di un nocciolo nucleare di quel tipo.

Se adesso Chernobyl è diventata un simbolo e le centrali dell’ex Unione Sovietica sono state messere interamente a norma di sicurezza lo dobbiamo al fisico Valerij Alekseevič Legasov (Jared Harris), scienziato e fisico che fece parte della squadra per spegnere l’incendio e coprire il reattore scoperto a Chernobyl. Legasov assieme a tutti gli uomini e le donne di scienza coinvolte nella squadra, riuscì a comprendere il reale motivo per il quale l’impossibile era divenuto possibile: ovvero l’esplosione di un reattore RBMK.

 

Chernobyl

 

Quella di Legasov è una ricerca appassionata e dolorosa, straziante.

Quella di Legasov è una ricerca appassionata e dolorosa, straziante. Immagini incredibili ci scorrono sotto gli occhi lasciandoci il cuore appesantito nel costatare quanto l’uomo sembri essere destinato a non cambiare.

Ed è incredibile come l’impazienza, la fretta, il voler ottenere il massimo con il minimo sforzo siano state le cause della morte, della distruzione, dell’agonia di migliaia di persone. Vittime che dovrebbero ancora pesare sulla coscienza di quegli uomini, di quel sistema fatto di corruzione, di menzogne, repressioni e segreti di cui era costituito gran parte del potere dell’ex Unione Sovietica.

La miniserie di HBO è un monumento a quegli uomini e quelle donne. A chi è morto e chi ha messo in pericolo la sua vita sottoponendosi alle radiazioni per poter salvare il mondo intero.

Chernobyl è una serie che non vuole semplicemente essere la miglior serie dell’anno o degli ultimi dieci o vent’anni. Chernobyl è un emozionante e drammatico viaggio lungo un momento storico che non va dimenticato.

Il suo impatto visivo, la narrativa scorrevole e la magistrale recitazione, rendono Chernobyl ancora più viva. Non troppo lontano dalla sua origine, forse addirittura più vicina. Più importante.

E chissà che l’omaggio a chi ha deciso di sacrificarsi per un bene più grande non sia l’incipit per iniziare ad essere anche noi delle persone migliori.

 

Chernobyl arriva su Sky Atlantic e Now TV a partire dal 10 giugno ogni settimana per cinque episodi.

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