Dal Festival di Cannes con La famosa invasione degli orsi in Sicilia la nostra intervista al fumettista Lorenzo Mattotti.

Classe 1954, di origine bresciana, Lorenzo Mattotti è uno dei migliori fumettisti e illustratori del panorama italiano. Conosciuto in tutto il mondo, soprattutto dopo il trasferimento a Parigi nel 1998 – città nella quale attualmente vive – Mattotti ha collaborato con grandi etichette e grandi fumettisti, ma anche nell’ambito del cinema e dell’arte.

Non è quindi un caso se Lorenzo Mattotti quest’anno esordisce come regista nel suo primo film d’animazione, La famosa invasione degli orsi in Sicilia, basato sull’omonimo romanzo di Dino Buzzati, pubblicato nel 1945 a puntate sul Corriere dei Piccoli. Il libro illustrato è stato recentemente ri-pubblicato da Mondadori Ragazzi.

 

Lorenzo Mattotti

 

Ed è proprio in Francia che il film di Mattotti viene per la prima volta presentato al pubblico

Ed è proprio in Francia che il film di Mattotti viene per la prima volta presentato al pubblico, all’interno di Un Certain Regard del Festival del Cinema di Cannes. Da quel momento in poi La famosa invasione degli orsi in Sicilia compie diverse tappe fino ad arrivare, a pochi giorni dall’uscita in sala avvenuta il 7 Novembre scorso con BiM, al Lucca Comics & Games, fiera che più volte ha ospitato Mattotti nelle molteplici fasi della sua carriera.

La pellicola di Lorenzo Mattotti segue la storia di Leonzio, il Grande Re degli orsi, che nel tentativo di ritrovare il figlio da tempo perduto e di sopravvivere ai rigori di un terribile inverno, decide di condurre il suo popolo dalle montagne fino alla pianura, dove vivono gli uomini. Grazie al suo esercito e all’aiuto di un mago, riuscirà a sconfiggere il malvagio Granduca e a trovare finalmente il figlio Tonio. Ben presto, però, Re Leonzio si renderà conto che gli orsi non sono fatti per vivere nella terra degli uomini…

 

Lucca Comics & Games

 

Il film riesce a mantenere incredibilmente viva l’anima e la natura del libro, ma al tempo stesso l’animazione rende il tutto originale, diverso, nuovo ma anche accattivante e non solo per un pubblico più giovane, ma anche per uno più maturo; affascinando attraverso la narrazione, lo svolgimento dei fatti e i personaggi.

La scelta di un’animazione in 2D rende il risultato nostalgico ma al tempo stesso davvero unico, un po’ in bilico nel tempo e nello spazio, riuscendo ad esercitare un vero e proprio potere immersivo e carismatico nei confronti dello spettatore, rapito dalle immagini, dai dialoghi, dalla caratterizzazione dei personaggi.

La famosa invasione degli orsi in Sicilia è una piccola perla italiana – con una co-produzione francese – che si distingue dalle troppe e classiche produzioni mainstream e che riporta soprattutto al palato il gusto della semplicità di un’animazione dettata dal cuore. Pura e sincera.

In occasione della presentazione della pellicola al Lucca Comics & Games 2019 e dell’uscita in sala del film, siamo riusciti ad incontrare Lorenzo Mattotti e a fare con lui quattro chiacchiere sulla lavorazione del film, la difficolta del passaggio dal fumetto al cinema e il ritrovarsi a Lucca non per presentare un nuovo fumetto ma il primo film come regista.

 

La famosa invasione degli orsi in Sicilia

 

Ciao Lorenzo e grazie mille per il tuo tempo. Allora, tu nasci e sei un illustratore e fumettista italiano. Due anni fa hai vinto il Guinigi proprio a Lucca. E quest’anno però ci ritorni con qualcosa di nuovo, di diverso, dove l’immagine c’entra comunque ma questa volta è quella filmica. Com’è ritrovarsi a Lucca per presentare un film?

In realtà ero venuto un paio d’anni fa a Lucca per presentare con Enzo D’Alò Pinocchio. Il film ovviamente era diretto da lui, però si parlava comunque di una pellicola d’animazione. Da questo punto di vista non c’è stata chissà quale novità. Alla fine Lucca è diventato un grande contenitore di tante cose; quindi, presentare a Lucca il mio film d’animazione mi sembra la cornice più adatta. Molto più adatta rispetto a tante altre, come per esempio Cannes, che non sono il mio ambiente classico, dove sono rimasto molto sorpreso.

Il rapporto con Lucca per me è sempre molto particolare. Sai, io vengo a Lucca dagli anni ’70, quando la Fiera riuniva sotto di sé un centinaio di persone e gli autori li trovavi per strada, praticamente. Era un qualcosa di molto più intimo, quasi come uno stare in famiglia. Però la Lucca di adesso ti permette di avere una risonanza mediatica più immediata ed amplificata, quindi secondo me bisogna assolutamente passare da Lucca e usare tutto ciò che Lucca ha da offrirti.

 

Dal fumetto alla regia di un film, quali sono state le grandi differenze e difficoltà, che ti sei ritrovato ad affrontare?

I primi grossi problemi io li ho avuti nel creare il trattamento: gestire il ritmo della narrazione, il susseguirsi delle immagini, la bozza iniziale di montaggio fatto con gli schizzi e i primi dialoghi. Dovevo capire come tutto questo rendeva poi con i ritmi cinematografici. Il fumetto ha un linguaggio molto preciso, mentre il cinema è molto differente. Lavori soprattutto con il tempo quando fai il cinema.

Ecco, per esempio i raccordi da un’immagine all’altra mi hanno dato non poco filo da torcere. Trovare un’armonia tra loro, farli scivolare uno dietro l’altro, raccontando, l’alternarsi dei primi piani, delle panoramiche. Questi sono stati sicuramente i primi grossi problemi.

 

La famosa invasione degli orsi in Sicilia

 

Devo dire che grazie all’equipe di grafici, animatori e scenografi il lavoro si è fatto più “leggero” nei secondi passagi. Mi sono trovato molto bene, oltre al fatto che mi trovavo nel mio campo d’azione, ovvero lavorare con l’immagine. Mi è venuto fuori in maniera molto più naturale e spontaneo. Sai, a volte nel cinema sei obbligato a raccontare tutto, se fai un’azione la devi seguire fino in fondo; mentre nel fumetto ti basta un disegno e poi un altro, ma non c’è mai un obbligo che ti lega al dover mostrare, far vedere, far conoscere proprio tutto in un determinato modo. Questa differenza la senti soprattutto nel cinema d’animazione, dove devi inevitabilmente pensare ad ogni piccolo dettaglio.

 

Il romanzo originale di Dino Buzzati è un racconto molto complesso. Ci sono molti personaggi, molti rimandi e ha una componente linguistica neanche così semplice. Poi ciò che funziona su carta non è detto che possa funzionare allo stesso modo sullo schermo. Ecco, a livello di trasposizione, quindi, come hai lavorato?

Esatto, non sono elementi da dare per scontato, ecco perché per me e la mia squadra il trattamento è stata la parte più complessa nonché più lunga da dover gestire. Abbiamo passato davvero un sacco di tempo a cambiare, tagliare, riprendere, aggiungere. Tra l’altro, esattamente come hai detto tu, il libro di Dino Buzzati è estremamente complesso proprio perché ha dentro di sé molte idee, personaggi, è ricco di deviazioni, variazioni. Abbiamo dovuto prima di tutto semplificare, poi inventare personaggi che non esistevano per risolvere alcune problematiche, come anche dei buchi logici; ad esempio, come poteva arrivare il Serpenton dei Mari o come faceva Ambrosis a trovare la magia della sua bacchetta.

All’inizio del trattamento, in fase di rilascio di idee, sei molto libero ed appagato; poi, quando butti giù la vera struttura del film, lì le prime vere problematiche ed esigenze vengono a galla e si fa tutto più complicato. Devi pensare alla durata, al budget, devi far combaciare altre mille cose. C’è un lavoro di ricerca che devi fare, anche perché volevo che comunque il film fosse il più fedele possibile allo stesso linguaggio di Buzzati.

 

La famosa invasione degli orsi in Sicilia

 

Per quanto riguarda il processo di creazione del film, come è stato gestito? Soprattutto a livello tecnico e dell’animazione. Come mai avete scelto proprio quel tipo di animazione, classica da un certo punto di vista ma capace di essere originale al tempo stesso, ponendo di fronte ad una visione tanto appetibile ad un pubblico infantile quanto ad uno più maturo?

In realtà, all’inizio volevamo puntare ad un canonico 2D, poi però con progetto in mano ci siamo resi conto che potevamo osare di più, che avevamo il materiale per un grande film spettacolare. Abbiamo, quindi, fatto delle prove in 3D che sono più o meno durate 8-9 mesi. Abbiamo realizzato un pilota del film, animando gli orsi, facendoli danzare e muovere sullo sfondo, proprio per capire come fosse la resa finale. E funzionava davvero molto bene, era molto divertente. Ci siamo però accorti che realizzare un film di questo tipo tutto in 3D ci sarebbe costato nettamente di più, ed occupato il doppio del tempo.

Alla fine abbiamo capito che anche a livello di organizzazione ed esperienza, fin proprio dalla produzione, puntare sul 2D sarebbe stata la scelta più sensata e sicura. E credo che alla fine ci abbiamo guadagnato a livello di creatività e fantasia, proprio perché poi compensavamo ciò che non potevamo realizzare con il 3D, attraverso idee nuove. E, secondo me, questo ci ha portato ad uno stile più originale che, probabilmente, con il 3D si sarebbe perso.

Comunque per alcune esigenze specifiche il 3D è stato usato. Per esempio, per le scene di massa di orsi e soldati è stato usato proprio quello, moltiplicandoli. Anche il Serpenton dei Mari e le barche durante la battaglia sono in 3D con determinati programmi che, appunto, ci permettevano di gestire le masse. Ovviamente la paura principale era che usare il 2D e il 3D venisse fuori qualcosa di poco armonioso, ed invece nel complesso credo che il risultato sia abbastanza buono e non venga messa troppo in’evidenza questa differenza.

 

Un cast di amici quello che figura tra i doppiatori del film: Servillo, Guzzanti, Albanese, anche il maestro Camilleri. Come si è creata questa sinergia?

Devo dire che tutti erano super contenti di partecipare al progetto. Il disegno, l’atmosfera e la storia stessa li ha affascinati tutti fin da subito e nessuno si è mai lamentato di qualcosa o fosse dubbioso su altro.

Certe voci le avevo già nella testa; ad esempio, con Antonio Albanese siamo amici da tanto tempo e per me lui era assolutamente Gedeone. La voce di Almerina (Linda Caridi) l’ho scoperta, invece, facendo i cast e quando l’ho sentita ho subito capito che era lei. Poi Corrado Guzzanti anche avevo fatto delle prove con lui per Salnitro.

La vera sorpresa per me è stata Toni Servillo, un vero e proprio regalo. Non ci avevo per nulla pensato perché mi sembrava davvero fuori portata, ecco. Anche lavorare con Andrea Camilleri, che nel film fa Vecchio Orso, era un sogno, una possibilità impossibile ma che, invece, è diventata reale. Abbiamo cercato di disturbarlo il meno possibile, andando noi da lui e fare il tutto molto veloce, però poterlo avere nel cast è stata davvero una grande emozione.

 

La famosa invasione degli orsi in Sicilia

 

Si, alla fine guardando i nomi, devo dire che è stupendo il lavoro di queste persone e il fatto che ci siano loro. Mai avrei pensato di vedere un Servillo accanto ad Albanese, o Guzzanti con Camilleri. Alla fine è venuto fuori un cast stellare così per caso. Non era certo il mio primo pensiero, ma sono molto soddisfatto, anche perché da al tutto una certa teatralità quasi un po’ goldoniana, ed era un effetto che – implicitamente – speravo di ottenere.

Poi sono entrati subito nei personaggi, sembrano quasi disegnati su di loro. Inoltre poter sentire i dialoghi nella propria lingua, lavorarci anche sopra, cercando di restituire parte dell’essenza della parola di Buzzati, per poi venire interpretato in modo magistrale da queste voci, è stata un’emozione ineguagliabile. Nulla, non avrei potuto chiedere davvero di meglio!

 

Grazie mille per il tuo tempo Lorenzo, e ancora complimenti per il tuo meraviglioso film!
La famosa invasione degli orsi in Sicilia vi aspetta in sala!