Sorry We Missed You, la recensione

Sorry We Missed You

La recensione di Sorry We Missed You ci porta di fronte ad un altro grande ritratto, e critica, nei confronti della società da parte di un Ken Loach sempre molto intimo, dai personaggi fragili e dalle vite complesse.

In queste giornate dense di cinema, oggi è il turno di Ken Loach portaci a vivere in una nuova vita, in una nuova famiglia, e con la recensione di Sorry We Missed You proviamo a farvi rivivere sulla vostra pelle quello che ho vissuto io sulla mia.

Si, perché quando sei di fronte ad un film di Loach lo sai. Ha dei tratti distintive che ti permettono di riconoscere immediatamente questo autore, la sua poetica, il modo di raccontare storie. I personaggi di Loach sembrano essere sempre degli ultimi, dei vinti, come per esempio ne I Malavoglia di Verga. Un gruppo di comuni esseri umani che prova a vivere la propria vita, giorno dopo giorno, pensando ogni notte prima di cadere sfiniti nel proprio letto “Dai, anche questa volta la giornata è stata portata a casa”.

 

Sorry We Missed You

 

Si, perché quando sei di fronte ad un film di Loach lo sai

Ecco, sensazione riconoscibile già in altre pellicole del regista britannico che, questa volta, in Sorry We Missed You, cerca di farci concentrare ancora di più su un disagio reale ed attuale, quello dello sfruttamento all’interno delle industrie di consegna e spedizione. Si è parlato tanto della politica dei magazzinieri di Amazon nell’ultimo periodo. Chi non usa Amazon, del resto? E quante volte ci siamo davvero chiesti “Wow, come ha fatto ad essere così preciso?” o, altre volte ancora, quanto abbiamo imprecato a denti stretti “Dio, doveva passare oggi!” senza fermarci un attimo a pensare che qualcosa deve aver deviato quella consegna.

La pellicola di Loach vuole far riflettere esattamente su questo. Il film è apre con Ricky (Kris Hitchen), un uomo del nord inglese, durante il colloquio di un lavoro come autista di consegna pacchi. Con superficiale cordialità, il suo supervisore Maloney (Ross Brewster) gli parla attraverso il gergo della compagnia: frasi fatte, parole di cortesia, discorsi fatti apposta per confondere Ricky, promettendogli dei grandi vantaggi pieni di “se” e “ma”. Un po’ come i contratti con una serie di clausole sul fondo che non leggiamo mai ma ci fregano sempre. Ma Ricky, uomo poco istruito ma non stupido, dovendo mantenere la sua famiglia e vedendo già la moglie spezzarsi la schiena, è costretto ad accettare quella che, in fondo, apparentemente gli sembra essere la sua unica ancora di salvezza. Un lavoro senza contratto, senza assunzione vera e propria, dove figura come “affiliato”. Ironico, no!?

 

Sorry We Missed You

 

Si, perché in tutto il film c’è sempre questa ironia di fondo, dove i personaggi si aggrappano disperatamente al male minore, ma finisce sempre per ritorcersi contro, ritrovandosi completamente soffocati e distrutti da esso. Vendendo additati come colpevoli anche quando, in realtà, finiscono con l’essere vittime.

Ma in Sorry We Missed You è una semina lenta, minuziosa.

Loach si prende i suoi tempi, ci fa quasi rilassare lungo gran parte del film che sembra seguire la vita di un uomo medio e della sua famiglia in periferia. La vita nella quale molti si possono riconoscere. Svegliarsi, lavorare per guadagnare, spendere quei soldi per vivere e dormire, e di nuovo in un loop infinito ed angosciante. Viviamo assieme a Ricky, diventiamo parte della sua routine, osserviamo il livello di povertà dai mobili a basso costo alle stanze mangiate dall’umido.

Ed è in questi invisibile dettagli che ricostruiamo il ritratto di questi personaggi, riflesso di una società piegata su stessa. Divorata fino alle fondamenta, proprio come quel mobile economico o come quell’angolo di muro mangiato dalla muffa. E quegli stessi dettagli rappresentano l’arte di Loach, che è allo stesso modo invisibile, ma ben marcata nel suo modo tragico e ironico di rappresentare la vita di queste persone, aggrappate alle piccole cose anche nella disperazione.

Ed è meraviglioso, struggente ed incantevole

Ed è meraviglioso, struggente ed incantevole come tutto questo prende forma attraverso lo spostarsi della camera tra le prospettive dei vari membri della famiglia, evocando la routine quotidiana di un lavoro orribile, di una vita consumata, aumentando il ritmo passo dopo passo, fino ad arrivare ad un finale quasi in stallo. Né lieto, né brutto. Semplicemente, come all’inizio, tutto continua, come sempre, tra la rabbia e la frustrazione, mentre i protagonisti non possono fare a meno di essere in balia delle loro stesse emozioni e di un sistema che ormai li ha dimenticati.

Sorry We Missed You ci mette nuovamente di fronte all’incredibile capacità del cinema di Ken Loach di veicolare “messaggi”, soprattutto quelli più orientati sulla famiglia e sulla società. Probabilmente questo lo fa adoperando sempre il solito schema, che a lungo andare più che stancare abitua in modo quasi di assuefazione lo spettatore, ma questo però non lo distogliere dalla forza, dall’anima e dalla veridicità della storia raccontata.

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