Cannes 2019, Alejandro González Iñárritu: “Il cinema va vissuto in comunità. Non condanno lo streaming, ma è un’altra cosa.”

Cannes 2019

È iniziato ufficialmente ieri il 72esimo Festival del Cinema di Cannes. Ad aprire la giornata l’immancabile conferenza stampa con la giuria di quest’anno, presieduta dal regista messicano Alejandro González Iñárritu, seguito da Alice Rohrwacher, Elle Fanning, Maimouna N’Diaye, Kelly Reichardt, Enki Bilal, Robin Campillo, Yorgos Lanthimos e Pawel Pawlikowski.

A dare inizio ai lavori nella prima giornata del Festival di Cannes, che si terrà dal 14 Maggio al 25 Maggio, in attesa del film d’apertura The Dead Don’t Die, c’è la consueta conferenza stampa con la giuria di questa 72esima edizione del Festival.

Presidente di Giuria Alejandro González Iñárritu, da anni un affezionato del Festival che quest’anno si ritrova per la prima volta tra le mani un compito così importante come quello di essere un presidente di Giuria. Accanto a lui diversi volti noti del cinema mondiale tra attrici, registi e registe, tra cui la nostra italiana Alice Rohrwacher, che lo scorso anno vinse con il suo Lazzaro Felice il Prix du scénario.

Tra gli argomenti che più sono stati chiacchierati durante la conferenza, immancabile anche quest’anno il tema Netflix, che di sua volontà non ha voluto portare all’interno della Selezione Ufficiale nessun film. Ma non sono mancati neanche gli argomenti più politici e sociali, come ovviamente Donald Trump e disparità di genere.

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Sull’argomento Trump e immigrazione, che riguarda il regista messicano in prima persona facendo riferimento alle storiche dichiarazioni del Presidente nei confronti dei messicani, Iñárritu ha dichiarato la sua preoccupazione per tutto quello che sta accadendo, ma anche l’importanza di eventi e pellicole come quelle presentate durante il Festival di Cannes che combattono questo genere di avvenimenti.

Queste persone stanno dominando con rabbia e solo rabbia, spacciando fandonie per fatti reali, ingannando la gente che continua a seguirli. Se continuiamo con questa retorica, sappiamo già dove andremo a finire. È una storia che si ripete.

Tra gli argomenti citati poco più sopra ovviamente c’è la (solita) spinosa questione di Netflix, quest’anno ancora più aspra per via del sempre più malcontento manifestato dagli esercenti e direttori dei cinema, che portano avanti una specie di guerra fredda contro i servizi streaming che tolgono (a detta loro) sempre più pubblico dalle sale. Il regista messicano ha espresso la sua totale solidarietà nei confronti delle sale.

Il cinema è nato per essere vissuto in comunità. Non ho nulla contro la visione su un telefono, iPad, computer, ma non è come averlo vissuto all’interno di una sala. È una cosa diversa e l’uno non dovrebbe annullare l’altro. In questo caso la Francia è una vera e propria eccezione che cerca di proteggere le sue sale. Questo è uno degli ultimi spazi in cui possiamo vivere questi film in tutto il mondo.

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Continua con il dire il regista messicano nei confronti della scelta di Netflix nel non presentare i suoi film a Cannes perché contro la propria politica accettare le regole del Festival che prevede, per i film in competizione, di aspettare per uscire in streaming tre anni dall’uscita in sala.

Durante la conferenza di annuncio del Programma di questo 72esimo Festival di Cannes, il direttore artistico Thierry Frémaux ha tenuto a confermare la presenza di tredici registe donne divise tra Concorso, Fuori Concorso e Un Certain Regard. Quindi, la disparità di genere soprattutto in questo mondo, non poteva non mancare come argomento trattato all’interno della conferenza.

Ovviamente ad essere chiamata in causa è Alice Rohrwacher, che l’anno scorso è stata una delle tre registe presenti all’interno del concorso. La regista si è mostrata molto fredda e dura nei confronti dell’industria cinematografica, accusandola di aver preso di mira le giovani registe.

La gente continua a chiederci cosa vuol dire essere una regista donna. È un po’ come chiedere a qualcuno che è sopravvissuto a un naufragio perché è ancora vivo. Bene, chiedi alla persona che ha costruito la barca. Chiedi alle persone che gestiscono scuole di cinema. Chiedete alla gente dietro le quinte. Le cose, i problemi, non vanno risolti una volta accaduti, sul finale; i problemi vanno risolti sul nascere, prima che possano davvero espandersi.

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A seguire le parole della Rohrwacher ci sono anche quelle della regista Kelly Reinhardt, la quale si trova in totale accordo con la collega, afferma di attende con ansia il giorno in cui la stampa smetterà di chiedere cosa voglia dire essere “una regista donna”. E in questo caso verrebbero in mente le stesse parole di Agnes Varda, omaggiata dalla kermesse con lo stesso manifesto scelto per questa 72esima edizione, che più volte ha detto

Non sono una regista donna, io sono una regista!

E tra gli argomenti più intensi si passa a quelli più frivoli, come la sincera e innocente emozione della giovanissima Elle Fanning, giurata a soli 21 anni, ancora incredula di far parte della Giuria di Cannes presieduta dallo stesso Iñárritu che ha diretto la giovane attrice all’età di soli sette anni con Brad Pitt e Cate Blanchett nel film Babel.

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