Un anno. Per un anno milioni di persone sono rimaste con il fiato sospeso. Hanno formulato teorie. Anzi, abbiamo formulato teorie. Ci siamo chiesti cosa sarebbe accaduto. Ci siamo chiesti come si sarebbe conclusa la prima macrofase del Marvel Cinematic Universe. Nelle ultime ore, finalmente, abbiamo ottenuto una risposta: Avengers: Endgame è approdato nelle sale e niente sarà più come prima.
Può sembrare una frase azzardata, perfino esagerata, ma è anche vera. Innanzitutto perchè si chiude un’era dell’universo Marvel cinematografico, che sarà seguita dalla prossima, ancora da definire. In secondo luogo è ormai certo che il film segnerà nuovi record al box office, anche solo a giudicare dal tutto esaurito totalizzato negli spettacoli di mezzanotte nelle sale, e mai prima si era creato un simile fenomeno di massa, nemmeno con i film della saga di Star Wars.
L’attesa per questo nuovo, decisivo capitolo prodotto dai Marvel Studios era ai massimi storici, insomma. Ma l’attesa è stata ripagata, dopo l’apprezzato Infinity War?
Non credo esistano altre risposte se non un enorme, convinto e altisonante: “Sì!”.
Pur essendo strettamente collegato ad Infinity War, costituendone di fatto la seconda parte, è anche una pellicola estremamente diversa, seppur non autonoma. Dove nel film precedente trovavano spazio incredibili sequenze action, la prima parte di Endgame è molto più lenta, introspettiva, con una soddisfacente caratterizzazione di ogni personaggio.
Vengono esaminate le singole reazioni al fallimento degli eroi, il modo in cui ciascuno tenta di superare quanto è accaduto rifugiandosi in qualcosa diverso per ognuno, ma che non è mai sistematicamente abbastanza efficace per guarire una ferita ancora aperta.
Tutto ci si poteva aspettare, ma forse non un approfondimento psicologico tanto curato, per cui viene sacrificata l’azione per almeno una quarantina di minuti, mossa senza dubbio vincente e che rende più facile empatizzare con gli eroi che per oltre dieci anni siamo stati abituati a veder trionfare in ogni film della serie (ormai possiamo definirla così), non senza le opportune difficoltà.
L’intera opera è un omaggio appassionato al lavoro svolto finora dal geniale Kevin Feige e da tutti i suoi collaboratori, dai registi dei vari film, agli sceneggiatori, agli attori che hanno incarnato per lungo tempo personaggi destinati a rimanere radicati nell’immaginario collettivo ancora per molto, moltissimo tempo.
Senza entrare troppo nel merito, per evitare spoiler che potrebbero essere rimbalzati in rete ai danni di chi ancora non ha potuto guardare il film, sono riusciti a mantenere un deciso equilibrio tra il mero fan service e l’amore citazionista per l’operazione commerciale e cinematografica imbastita in quest’ultima decade, cosa senza dubbio difficile.
Eppure Endgame risulta un perfetto epilogo di questa prima, enorme parte di uno degli esperimenti più riusciti nella storia di hollywood, una macchina ben oliata che ha cambiato il concetto di serializzazione cinematografica, al punto da spingere le principali major del settore a tentare di emulare il modello di universo condiviso, spesso con risultati disastrosi o appena sufficienti.
I Fratelli Russo hanno saputo gestire egregiamente questa fondamentale parte del progetto, arrivando a trovare soluzioni narrative brillanti, stupefacenti e, in alcuni casi, incredibilmente insaspettate. Forti di una certa abilità nello sceneggiare (ricordiamoci che sono autori di buona parte delle puntate delle serie Community e Arrested Development, a cui gli omaggi in questo film si sprecano), i due registi hanno saputo coniugarla ad una regia dinamica, spettacolare in più di una scena, fino ad arrivare ad un livello di epicità paragonabile a quello de Il signore degli Anelli- il Ritorno del Re.
Altra affermazione che chi non ha visto il film potrebbe considerare esagerata, ma che trova un reale riscontro: ci sono momenti specifici in cui la messa in scena è talmente riuscita che il paragone viene spontaneo. È anche ben equilibrato l’umorismo, che nei film Marvel è spesso puerile e ingombrante, ma che in questo caso è utilizzato strategicamente per stemperare una tensione che altrimenti risulterebbe insopportabile.
Il pregio maggiore del film, però, sono i personaggi. Li abbiamo amati, in alcuni casi detestati, ma qui lo spettatore è portato più che mai a emozionarsi con loro, a soffrire con loro, a percepire tutto il loro dolore: gli Avengers originali sono i protagonisti assoluti e ognuno viene esplorato in maniera mai vista prima, il che rende Endgame la summa di un’emozione durata anni, con la quale molti sono cresciuti o altri, come me, hanno trascorso momenti intensi che li hanno accompagnati in quel periodo dove il gusto personale e lo spirito critico si definiscono in maniera più chiara.
A guardare questo film viene spontaneo esclamare: “Quanta strada hanno fatto!”. Sia i nostri beniamini che chi ha saputo estrapolarli dalla carta stampata e immortalarli sul grande schermo, anno dopo anno, fino ad arrivare a creare un universo composito, vivo e pulsante. Per chi si stesse domandando se Thanos sia rimasto il villain straordinario che abbiamo potuto conoscere meglio in Infinity war, dopo anni passati ad introdurlo, dico solo: “Sì, ma in una maniera che difficilmente si può prevedere”. Di questo folle cattivo abbiamo già imparato tutto quello che c’era da sapere, ciò che rimane ora è la minaccia che rappresenta, senza bisogno di ulteriori approfondimenti.
L’idea che vince su tutto è quella di giocare con una narrazione che porta a considerevoli cambiamenti nel Marvel Cinematic Universe, com’era prevedibile, ma giocando su risvolti apparentemente banali, ma impreziositi da trovate estremamente originali. Il tutto è corredato da effetti visivi al massimo del loro potenziale, quasi mai poco convincenti, e da una colonna sonora dopata, epica come non si era mai ascoltata in nessuno dei film precedenti, se si pensa ai soli brani originali.
E sì, i difetti ci sono, com’è giusto che sia. in particolar modo un paio di soluzioni narrative sono eccessivamente semplificate e un personaggio in particolare è stato, a mio parere, utilizzato in maniera sbrigativa e non molto soddisfacente. La prima parte risulterà fin troppo lenta per molti, mentre alcuni personaggi assumono connotazioni non previste, in certi casi addirittura audaci e non digeribili da chiunque, ma comunque sensate. Bisogna però pensare all’enorme mole di materiale da sviscerare in tre ore di film, che possono sembrare fin troppe, ma che in realtà sono a malapena sufficienti a raccontare quello che è l’epilogo di un’era e al contempo l’incipit di quella successiva.
Ma quale sarà il futuro del Marvel Cinematic Universe? Una domanda a cui, per ora, è difficile trovare una risposta. È ovvio che feige e soci non si fermeranno, ma dopo un’opera magniloquente come questa non è semplice indovinare cos’abbiano in serbo per il pubblico.
Forse la connessione tra i vari film si allenterà e si concentreranno di più su film stand alone, seppur tutti inseriti nel macrouniverso che si è venuto a creare con il tempo. forse prenderà il via un’altra storia avvincente, chi può dirlo? quel che è certo è che il territorio è ancora inesplorato e forse troveranno preferibile continuare a sperimentare piuttosto che consumare un modello di business ormai affermato, chi può dirlo? Quello che invece si può dire è che Avengers- Endgame, pur essendo un film senza particolari pretese di profondità (che riesce comunque a raggiungere), è un’opera a modo suo monumentale, che a vedere certe scene l’emozione sgorga prepotente nelle vene e che è innegabile lo status che i cinecomic, tanto bistrattati da alcuni, abbiano raggiunto. il film è un evento senza precedenti, che coinvolge più di una generazione e porta il concetto di blockbuster ad un livello successivo, elevandolo a fenomeno popculturale di massa in una maniera che si è vista raramente prima d’ora.
Di Endgame si è detto – e si continuerà a dire – di tutto. Per mesi siti autorevoli e canali youtube specializzati hanno macinato contenuti in cui si è speculato su ogni suo aspetto, anche sui dettagli più assurdi e improbabili. Questo perchè la portata del film era e continua ad essere enorme, ma, è il caso di dirlo, l’interesse quasi ossessivo che si è dimostrato nei suoi confronti è più che giustificato. ora che è uscito in sala, ora che abbiamo potuto toccare con mano la sua incredibile qualità, la maggior parte del pubblico non potrà far altro che chiederne ancora.
Ma, credetemi, ora arriva la parte difficile: quella in cui dovranno utilizzare ogni energia per rendere interessante il nuovo binario su cui si deciderà di mettere il treno del Marvel Cinematic universe da qui in poi. Un’impresa ardua, senza dubbio, ma è una sfida il cui esito incuriosisce e non poco. Per ora accontentiamoci di quello che abbiamo visto, vi pare poco?
Mattia Ferrari
La Multirecensione
Roby Rani
Dopo due visioni e a mente calda è durissima per uno come me, ma ahimè ecco la chiamata alla multirecensione di Lega Nerd per cui…
C’era solo una possibilità su 14,000,605 per i Fratelli Russo di chiudere la Saga dell’Infinito degnamente e credo ci siano riusciti, ma non tutti ne sono convinti.
Ora però vi chiedo, ma chi sono io per permettermi di giudicare un film simile? Chi sono per poter giudicare negativamente questo film dal mio piccolo ed insignificante pulpitino? Vi rispondo subito, non sono nessuno e non riesco a farlo.
Il mio rispetto per tutto il MCU è enorme, nonostante alcuni tasselli di questo incredibile puzzle non mi abbiano entusiasmato non posso fare altro che riconoscere l’enormità della cosa, abbassando il capo e dicendo “bravi tutti”.
Non è paragonabile a nulla Endgame, non si è mai visto nulla del genere prima e ne sono consapevole.
Certo, avrei voluto qualcosa di più per un paio di personaggi, avrei voluto che bla bla bla… ma sono solo esigenze personali ed è troppo poco per poter criticare un film simile, un progetto simile.
Fino a qualche momento fa, sostenevo che Infinity War fosse un film migliore di Endgame, e sembra sia un sentore generale, ma poi mi sono reso conto che c’è un abisso tra i due. Infinity War “è solo un film” che racconta molto bene la prima parte di un finale in arrivo.
Endgame, come dicevo, è qualcosa di mai visto prima, che riesce a raccontare e a chiudere una storia che dura da 11 anni e che ha connesso 23 film. Lo fa con una coerenza e con un amore per il pubblico secondo me fuori scala, per me sta cosa è realmente incredibile.
Poi, di cosa stiamo parlando? Un finale come quello di Endgame sarebbe capace di far saltare di gioia anche un architrave in legno lamellare santodddio!
Antonio Moro
Non sono un fan dei moderni cinecomic, ma li ho visti quasi tutti e non posso che apprezzare l’enorme lavoro fatto con il Marvel Cinematic Universe. Disney e Marvel Studios hanno mostrato a tutti come si gestisce un tentpole così enorme, per così tanto tempo e per così tanti film, lasciando il timone ad una sola persona, quel Kevin Feige che pochi conoscono, ma che ha il grandissimo merito di aver saputo lasciare le proverbiali molliche di pane in tutti i film dell’MCU per farci arrivare, finalmente, a questa conclusione.
Endgame non ha bisogno di essere recensito. Avrà bisogno di essere analizzato quando sarà passato questo primo (giustissimo) periodo “spoiler free”. Ma non avete certo bisogno di noi o di altri siti per sapere se andare o no a vedere questo film. È come se aveste visto tutta l’ultima stagione di Breaking Bad e ora cercaste su internet una recensione dell’ultima puntata prima di decidere se andare a vederla o no.
Ovvio che dovete andare al cinema a vedere Endgame. Ovvio.
Tra le tante considerazioni che si possono comunque fare senza spoiler mi sento di farne una in particolare, un grande complimento ai fratelli Russo, ma soprattutto a Christopher Markus e Stephen McFeely che ne hanno scritto la sceneggiatura: non era certo un compito facile, visto i temi trattati e l’enormità della storia e di quanto c’era in gioco.
Tutto si può dire di Endgame meno che non sia ben scritto e questo, ve lo assicuro, non è poco per niente, almeno per quanto mi riguarda.
C’è solo una singola scena che ho trovato un po’ troppo forzata, ma davvero scompare di fronte a tre ore di film, quindi si, bravissimi.
Detto questo voglio solo fare notare un paio di cose che mi hanno fatto sorridere o storcere il naso, di cui probabilmente non parlerà mai nessuno: la prima è una tirata di orecchie ad Audi. Se decidi, giustamente, di fare un bel product placement in un film del genere delle tue nuovissime auto elettriche, poi accertati almeno che non entrino in scena con un rombo da motore a scoppio, mi sembra il minimo…
La seconda sono i miei complimenti al pubblico napoletano con cui ho visto il film l’altra sera dopo il nostro party con i lettori. Acceso, passionale, fantastico. Abbiamo applaudito quando serviva, urlato quando era necessario, gioito quando opportuno e pianto quando inevitabile. Ho rivissuto, molto in piccolo ovviamente, quello che si prova ad assistere ad un panel ufficiale durante una Star Wars Celebration o un grande Comic–Con americano, quando 5000 fan esultano all’ingresso di un attore o alla partenza di un nuovo trailer.
L’ho detto e lo ridico: che aspetti cara Disney ad organizzare una Marvel Celebration esattamente come Lucasfilm organizza la Star Wars Celebration? I tempi sono maturi, i fan sono pronti, Marvel è pronta… sarebbe un ottimo modo per presentare il nuovo corso dell’MCU dopo questa chiusura… che ne pensate?
Giovanni “Zethone” Zaccaria
Il problema con i cinecomics è che molto spesso si scontrano con le aspettative e l’immenso knowledge degli esperti dei fumetti originali che hanno fatto da ispirazione alle diverse sceneggiature. Impossibile accontentare tutti, difficilissimo accontentare i puristi.
E visto che degli aspetti tecnici del film ormai si è già parlato con dovizia di particolari io cercherò di trasmettervi quello che rappresenta per me, un Marvel Fan cresciuto con i fumetti degli Avengers e degli X-Men.
Vi parlerò di fumetti per raccontarvi com’è un film.
Se questo film, assieme all’indivisibile Infinity War, fosse stata una saga fumettistica, con buona probabilità sarebbe stata la più grande saga di tutti i tempi.
Avete presente Civil War, Secret Invasion, House Of M, Annihilation, ecc?
Ecco, più grande, più corale, emozionante e coinvolgente in modo spontaneo, sorprendente perchè ricchissima di colpi di scena e perchè pochi davvero sono riuciti ad indovinare con anticipo anche solo qualche elemento che poi ci siamo trovati a vedere poi in sala. Mi vanto di essere uno di quelli, riguardate la puntata de Il Trono Del Re del 23 aprile, ma solo dopo aver visto il film.
La Trinità degli Avengers (Iron-Man, Captain America e Thor) emerge su tutto, com’è giusto che sia, ma ogni personaggio sopravvissuto allo schiocco di dita ottiene il suo momento, spesso in maniera eccezionalmente epica, con dei picchi emotivi davvero degni di un grande film.
Cercate qualche difetto? Si, ce ne sono. E non me ne importa niente ora. Di fronte alla vastità di quest’opera, al numero di personaggi coinvolti e così tanta potenza, visiva ed emotiva, si perdonano parecchie cose e sarebbe pretestuoso e pure piuttosto sterile andare a caccia di problemi.
Un solo personaggio, contro ogni aspettativa, rimane piuttosto fermo al palo e – si può dire – sprecato (ancora adesso mi domando per cosa sia stato preservato, perchè non può trattarsi di un banale errore di scrittura), ma quando si arriverà all’inevitabile battaglia finale il vostro cuore esploderà, come è successo al pubblico di Napoli durante la proiezione.
I dialoghi e le battute sono degni di alcuni dei più importanti autori che hanno lavorato ai fumetti Marvel; la fotografia ricalca i disegni di immensi artisti del passato, gli omaggi fumettistici e cinematografici abbondano, come se questo film volesse porgere le mani a tutto il suo pubblico, sia quello che è cresciuto a cinecomics, sia quello che resta legato ai fumetti, come a dirci “hey, siamo davvero tutti una grande famiglia”.
Se Endgame fosse un fumetto sarebbe uno di quelli che segna la storia, che va esaurito in pochissimo tempo, diventa un oggetto di culto per i collezionisti e negli anni viene ricordato come un esempio da seguire.
Epico, coraggioso, divertente ed emozionante. E per una volta tanto un’opera che mette d’accordo proprio tutti, vecchi e nuovi fan. Già questo è a dir poco epocale.
Giacomo Lucarini
Avete mai visto prima, al cinema, un universo unico, coerente e coeso formato da più di venti film? No, vero? Allora perché cercare di parlarne come se avessimo dei riferimenti per farlo?
Meglio lasciarsi andare e seguire il flusso. Marvel e Disney ci hanno accompagnato per mano in un grande puzzle che si è costruito man mano, dove ogni tassello era diverso ma in qualche modo legato agli altri.
Avengers: Endgame non è altro che uno di questi, che però ha un compito difficilissimo. Quello di chiudere il cerchio. Responsabilità enorme e probabilmente impossibile da soddisfare. Come sempre, gettare e gestire delle premesse è sempre più facile che tirare delle conclusioni. “La fine è parte del viaggio”. Già.
Nessun film Marvel è mai stato un singolo e semplice film, ma un ingranaggio in una grande macchina pianificata in anticipo (Avengers) e modificata in corsa (Spider-man), a volte ammaccata, a volte pimpata, anche un po’ tamarra, ma sempre fedele a se stessa.
Questo bisogna apprezzare, anche e soprattutto in Endgame: la coerenza dell’Universo.
Per quanto qualcuno lo possa criticare, non vediamo niente che non sia stilisticamente e narrativamente coerente con quanto fatto in precedenza. L’universo Marvel al cinema è questo. Ci sono mille cose più interessanti della caccia al singolo dettaglio che “non torna” o che non piace a livello personale. Ci sono gli eroi che a fine corsa non sono più quelli che abbiamo conosciuto. Non sono più tutti d’un pezzo, non sono più neppure così senza macchia e senza paura. E soprattutto, si fanno prendere da una forma egoistica d’altruismo e sbagliano, deludono, agiscono d’impulso.
La vera rivoluzione del Marvel Cinematic Universe è stata quella di far saltare ogni cardine critico per far giocare chi ne parla nel suo campo da gioco. In un universo che ha le sue regole, devi sottostare a quelle regole, anche se vuoi giocare a criticare.
Per questo Avengers: Endgame non può essere giudicato sulla base della qualità della scrittura, della messa in scena, della regia. Endgame è una cavalcata nella prateria, al tramonto, in uno Stato che ti ospita e di cui accetti le leggi, mentre (con un po’ di magone, forse) guardi il sole sparire. Questa rivoluzione si è compiuta.
E come tutti gli avvenimenti storici, questo equilibrio ci può sembrare anche un po’ fortunato, o forse un po’ magico.
Francesco Ventrella
Avengers: Endgame non mette la parola fine al Marvel Cinematic Universe, ma un punto fermo sì. Segna il passaggio di testimone, come in una staffetta, dalla vecchia alla nuova generazione di supereroi. Non è un passaggio indolore, ma è necessario.
Si tratta del tassello finale di un puzzle estremamente più ampio, che segna un unicum per la storia del cinema trascendendo gli abiti tradizionali dei generi così come la distinzione tra prodotto autoriale e d’intrattenimento.
È il cinema che si evolve mutuando dalle serie TV formule che sarebbero state impensabili fino a dieci anni fa. È il cinema che si prende una rivincita contro i detrattori della sala, perché le sale di tutto il mondo erano gremite di appassionati di tutte le età, sessi ed etnie.
È il cinema che sa mescolare epica, tragedia e commedia, veicolando messaggi importanti anche tra una scazzottata e l’altra. Peccato solo per alcune scelte figlie del nostro tempo, tributi davvero cringe a un femminismo da due soldi – perché quello vero non si pavoneggia vanitoso – che, spero, fra altri dieci anni ci sembreranno insensati.
Sono entrato in sala e ho vissuto tre ore di puro coinvolgimento. Ho visto la gente attorno a me sussultare per le scelte audaci e sperimentali che non ci si sarebbe aspettati, esaltarsi per i momenti epici e ridere per quelli divertenti.
Li ho visti tremare quando il nemico afferma “io sono ineluttabile”, e poi piangere, con lo stesso sorriso che di sicuro gli si è stampato in faccia anche la prima volta che l’hanno sentito, quando l’eroe afferma “io sono Iron Man”.
Gabriella Giliberti
Si dice che non sia importante la meta ma il viaggio in sé per sé, e in questi undici anni di Marvel Cinematic Universe il viaggio intrapreso con la casa delle idee al cinema è stato molto inteso, pieno di svolte inaspettate, tanto positive quanto negative.
Siamo arrivati, ormai, al capitolo finale. Quello decisivo. La fine dei giochi. La fine di un’era o forse l’inizio di una nuova epoca di giovani e motivati supereroi che raccolgo l’eredità loro lasciata da chi ha affrontato il peggio per un bene più grande.
E quanto ci è costato? Tutto, ma ne è valsa la pena.
Inquadrato sotto questo punto di vista, Avengers: Endgame è la somma perfetta di questi anni di Marvel Cinematic Universe, più di un decennio di storie che ci hanno accompagnato assieme ai loro protagonisti. A volte film di puro intrattenimento, altre volte storie che hanno fatto da specchio sulla nostra realtà, altre volte ancora racconti che ci hanno segnato profondamente, portandoci costantemente sull’orlo dell’emozioni forti, dalla risata al pianto, passando per la rabbia.
Il mondo Marvel al cinema è proprio questo: emozione. Ed Endgame sembra essere un prodotto partorito dalla pura emozione.
Certo, non è esente da difetti. Forse troppe battutine (ma sappiamo bene come la Marvel al cinema ci abbia costruito il suo mondo sull’ironia), meno battaglia di quanto ci saremmo aspettati, troppe casualità e personaggi che avrebbero avuto di maggior approfondimento.
Si, tutto vero e sacrosanto, se non fosse che ci troviamo di fronte alla fine di un ciclo dove era quanto meno necessario provare anche solo a tirare le fila di oltre cinquanta personaggi. Ed Avengers: Endgame a modo suo ci riesce e ci riesce anche dannatamente bene, affrontando in tre ore i passaggi cardine di questi undici anni di film. Non un’unica storia, ma più storie, complesse e stratificate, che ci portano ad arrivare all’epica meta finale. Quella più sofferta e sudata, quella fatta di lacrime e sangue, quella composta inevitabilmente dal sacrificio, dalla scelta.
Dal punto di vista tecnico, Endgame riesce ad essere una pellicola dall’importante durata, ma che grazie alla sua struttura riesce a scorrere perfettamente, portandoci dritti verso alla fine, facendoci provare un ventaglio di sensazioni differenti. Se Infinity War era la guerra pura, l’inizio della fine, Endgame è la riflessione, la redenzione, la nostalgia e il voler mettere un punto ad un capitolo di un libro che non è ancora finito. No, siamo solo all’inizio.
Vogliamo dire che Endgame non è il miglior film Marvel? Si, diciamolo. È giusto dirlo, ma non importa. Non era lo scopo di questo. E nonostante tutto Endgame arriva dritto alla meta e noi con lui e… cazzo, se questo viaggio è stato incredibile! Perché Endgame è l’unione, non solo dei suoi protagonisti, ma dei suoi spettatori.
Pochi film al mondo hanno la potenza di un Avengers: Endgame che fa ridere, abbracciare, consolare spettatori in una stessa sala che non si conoscono, ma che in quel momento sono più uniti che mai, guidati dalla passione comune, da un cammino comune e se questo non è grandioso ed epico, allora dobbiamo rivedere un attimo le regole del grande cinema d’intrattenimento!
Grazie ragazzi! Adesso potete riposare.
Emanuele Bianchi
Endgame, la fine dei giochi. A distanza di 11 anni dal primo Iron Man e ad 1 anno dallo schiocco di dita di Thanos – che ha dato vita ad alcune delle più grandi ipotesi e congetture cinematografiche – finalmente è giunta la resa dei conti.
Cercare di dare un senso ad Avengers: Endgame, o semplicemente di recensirlo lucidamente, è come cercare di capire perché una relazione è finita il secondo successivo alla rottura. Anche a distanza di ore o giorni la lucidità completa non c’è. E come potrebbe esserci dopo 11 anni?
L’unica certezza è che Endgame è un gran film di intrattenimento, sicuramente non esente da difetti, ma è una fine – ed un inizio al contempo – più che degna e soddisfacente. Quello che aspetta lo spettatore in sala è un lungo viaggio tanto divertente ed ironico (forse a volte anche troppo) quanto epico ed adrenalinico.
Tre ore forse sono anche poche per riuscire a dire tutto in un unico film e la carne al fuoco equivale a quella che trovereste ad una grigliata di Pasquetta e il rischio di bruciarla è alta, ma quando i mastri grigliatori sono i fratelli Russo si può stare tranquilli.
È un vero e proprio passaggio di testimone, un film che mette fine alla prima parte dell’Universo Cinematografico Marvel e lo fa non senza dolore, perché per quanto si rida e ci si diverta solo un illuso si aspetterebbe rose e fiori da questo film, soprattutto visto come si è concluso lo scontro con Thanos in Infinity War.
Un film che in qualche modo chiude il cerchio e la perfetta chiusura è raccolta in una sola e semplice frase che ci riporta lì dove tutto è iniziato.
Una storia che parte da dove si conclude Infinity War, con gli eroi sopravvissuti intenti a raccogliere i cocci della sconfitta, o meglio a provarci, ma con scarsi risultati. Un manipolo di eroi che si sente impotenti ma pronta a rientrare in azione e a rischiare tutto come vedono una minima possibilità di riuscire a ribaltare la situazione. Ad ogni costo.
Un prezzo sicuramente salato quello da pagare quello che li aspetta, ma che certamente sono disposti a pagare pur di riuscire a riportare tutti coloro che sono svaniti. Un film corale, in cui i tanti personaggi in scena interagiscono tra loro alla perfezione e più umani che mai, in cui il focus è tutto per Avengers originali – e non poteva essere altrimenti – e per i quali lo spettatore più che mai tiferà.
Endgame è la fine e l’inizio di un percorso iniziato 11 anni fa, dove i vari eroi sono cresciuti e cambiati, dando sempre il 100% ed anche più. La fine di un viaggio (e l’inizio di un altro) che farà la felicità dei fan dell’MCU e dei cinecomic dove è difficile non emozionarsi e galvanizzarsi.
Un sentito grazie alla Marvel per queste 3 ore di film avvincenti, convincenti e commoventi, ripeto, non prive di difetti, e ai fratelli Russo che hanno saputo portare lo spettatore nel pieno di un’epica resa dei conti.
Se ancora non siete andati al cinema a vederlo che cosa state aspettando?!
Gabriele Atero Di Biase
Ho visto Avengers: Endgame da fan “distaccato” della Marvel. I film degli Avengers li avevo visti tutti e ho visto in gran parte quelli standalone dedicati ai singoli supereroi, non mi definisco un grande fan dei cinecomic, e probabilmente la cosa influirà sulla mia valutazione finale, ma mi sento di andare un po’ controcorrente, non per il gusto di farlo, quanto perché non mi trovo assolutamente d’accordo coi toni sensazionalistici con cui sta venendo incensato Endgame, anche da alcuni miei colleghi.
Andiamo per punti: è un bel film? Sì, assolutamente. Per diversi motivi, perché la scenografia merita, perché gli effetti sono fantastici, perché la recitazione è indovinata (e grazie al piffero, guarda che cast!), e per tantissimi altri motivi, incluso uno che troverete in praticamente ogni singola recensione, ossia la tiritera che “non è facile concludere un ciclo di 23 film ed emozionare così” e bla bla bla.
È il miglior film Marvel? Nì. A me ne sono piaciuti altri di più, ma è questione di gusti, per scomodare una banalità. Però posso capire il punto di vista di quelli che lo ritengono tale.
È un capolavoro? Non lo so. Non sono io che devo deciderlo. Non so se ha senso o meno scindere i cinecomic dal resto dei generi cinematografici, probabilmente no visto che ormai sono stati sdoganati anche dall’Academy. È ovvio che non sia un Quarto Potere, se ti aspetti questo da un film Marvel il problema sei tu, non il film.
Però davvero, ho trovato veramente pochi motivi per cui ritenere questo film così superiore ad un Infinity War qualunque, escluso il fatto che sia la conclusione di un ciclo, il che a me personalmente non basta come motivazione.
È davvero così privo di difetti? Assolutamente no. La sceneggiatura è spesso troppo semplicistica; l’addentrarsi nelle varie timeline lascia interrogativi a cui nessun film ha mai risposto in maniera esaudiente, e questo non fa eccezione; troppi deus ex machina; la linea comica principale… non farà piacere ai puristi, ed è tutto quello che posso dire per evitare spoiler. Insomma, è da folli non riconoscere l’enorme lavoro di Marvel, che per inciso, merita le camionate di soldi che sta facendo.
Ma è altrettanto da ingenui spingere questo film come il cinecomic perfetto, come un film da difendere “a qualsiasi costo”… perché beh… non lo è.
Alessandro Mercatelli
Recensire Endgame è davvero difficile, ci troviamo dinanzi la conclusione di una saga cinematografica enorme ed articolata, piena zeppa di personaggi, luoghi, situazioni…
L’universo che ci è stato descritto nell’arco di 11 anni trova epica conclusione in una disperata e (forse troppo) lunga battaglia nella quale si è cercato di dare spazio a quasi tutti i volti che si sono susseguiti dal primo Iron Man fino a questa “fine dei giochi”. Una fine che in realtà, com’era prevedibile, ci viene descritta come un nuovo inizio del quale si apprezza il percorso, non privo di difetti, intrapreso dai fratelli Russo per cercare di accontentare i fan della casa delle idee prima di quelli del cinema.
Dinanzi un’esperienza del genere si può e si deve soprassedere sull’eccessivo metraggio, sulle piccole apparizioni di alcuni personaggi (molti relegati ad una singola inquadratura o a poche battute) e sullo stravolgimento di altre icone perché è indubbio che per giungere alla conclusione di quello che per me è il primo grande capitolo del cinema di supereroi sono stati fatti degli sforzi incredibili che culminano in quel “Avengers Uniti!” pronunciato proprio dopo un colpo di scena che, per quanto prevedibile, fa comunque venire la pelle d’oca, e solo questo vale il prezzo del biglietto!
[spoiler]Endgame affronta un tema difficile, quello dei viaggi nel tempo, facendo finta di superare i cliché del genere, ma cadendoci volontariamente in mezzo senza rinunciare a gabbare lo spettatore.[/spoiler]
Ai primi 90 (lentissimi) minuti segue un’ora di forsennata battaglia che culmina in una lunga, ma doverosa conclusione. Pazienza se si poteva raccontare meglio, se si poteva dare miglior spazio a certi comprimari, dietro ad Endgame c’è un lavoro fatto di passione e di dedizione ad un genere che ora prende una nuova direzione, e ci sono già stati dati alcuni indizi per capire quale.
La meravigliosa suite di Alan Silvestri si aggiunge per sempre ad altri indimenticabili motivi della cinematografia, e ogni volta che la ascolteremo ci verranno in mente le gesta di questi eroi.
E allora restiamo uniti e continuiamo a sognare!
Ospiti
Yuri Polverino
Endgame è un film generazionale, situazionale, figlio di un nuovo, ipertrofico modo d’intendere il cinema che ormai è diventato un fenomeno di costume globale. Endgame è quel film che farà venire le vertigini ai critici brizzolati, volontariamente incapaci di scindere grammatica ed emozione e quindi di esaltare il valore di una produzione che ha già fatto la storia.
Endgame è, per traduzione letterale, la fine dei giochi, ma anche l’inizio di qualcosa più grande.
Se da un lato la penultima pellicola del MCU, Infinity War, può essere considerata il vero capolavoro di genere – perfetto nella gestione dei tempi, della scrittura, della gestione dei personaggi – Endgame rinuncia ad alcune di queste raffinatezze per regalare ai fan la conclusione di un ciclo decennale lungo più di venti film.
E come spesso predico, è proprio il contesto a suggerire la valutazione: l’ultima fatica di Tony Stark e soci è l’epilogo di una serie tv che negli anni ha raggiunto la sua massima forma, e in questo senso il ciclo si chiude in modo perfetto.
La sceneggiatura, i personaggi e tutto ciò che li circonda è derivativo, ispirato, citazionista; torna Ragnarok, The Winter Solider, il primo storico Iron Man e il mitico Guardiani della Galassia dello stoico James Gunn. E allora viva il fan-service, viva l’epica, viva l’esagerazione e tutto il resto.
Al netto di tutte le critiche possibili – che non ho voglia di affrontare in questa sede – cosa si potrebbe pretendere di più da un blockbuster che in tre ore riesce a farti ridere, piangere ed esaltare svariate volte? Siamo al punto massimo, sulle vetta della montagna.
Andate al cinema, sedetevi in poltrona e abbracciate per l’ultima volta quegli eroi che con voi sono cresciuti e maturati; quegli eroi che prima hanno ispirato generazioni dalle pagine dei fumetti, e che oggi sono stati protagonisti di un’epopea cinematografica senza precedenti.
Lorenzo Fantoni
Pur con tutte le perplessità di questo mondo su alcuni passaggi (qualcuno ha detto Hulk?) Avengers: Endgame riesce a diventare ciò che i Russo volevano: un momento epico, celebrativo e spettacolare che non si limita a chiudere i conti col film precedente, ma con undici anni di MCU.
Una produzione bilanciatissima, che però allo stesso tempo sorprende e spiazza lo spettatore, togliendogli dalle mani il giocattolo che sperava di avere per dargli tempo di emozionarsi di nuovo, costruendo nel frattempo una serie di archi narrativi che ci parlano di fare i conti col proprio passato, dell’inutilità della vendetta fine a sé stessa e di riuscire a superare le avversità, anche le più grandi, contando su chi hai a fianco.
E quando i pezzi sono sulla scacchiera, pronti per lo scontro finale, ecco che tutto esplode in un combattimento che riesce a dare un po’ di spazio a tutti, mettendo sullo schermo la cosa che più si avvicina alle favolose splash page dei fumetti che sono d’obbligo negli scontri più epici.
Endgame non è solo un film, non è solo un sequel, non è solo la fine, è una celebrazione, una dimostrazione di potenza e di capacità strategiche.
Complimenti alla Marvel per averci creduto, anche quando i film erano obiettivamente brutti, ma soprattutto all’inizio, quando Iron Man lo conoscevano solo gli amanti dei fumetti.
E adesso? Adesso non vedo l’ora di capire cosa ci aspetta.
Lorenzo Delli
Mi trovo d’accordo con Itomi: una recensione di Avengers: Endgame è quasi inutile. Quasi inutile perché Endgame di fatto è la conclusione di una saga durata 11 anni (anche se di fatto “finirà” con il prossimo Spider-Man), e non c’è opinione positiva o negativa che possa fermare chi ha davvero ha seguito tutta l’evoluzione del Marvel Cinematic Universe.
E mi trovo d’accordo anche con alcuni colleghi (pochi per la verità) che sono convinti che il definire Avengers: Endgame un “filmetto” sia semplicemente un tentativo di volersi dare un tono, di voler risultare superiore a questo genere di “pellicole per il popolo” che hanno ben poco da offrire a chi il cinema lo mastica da anni.
Eppure, nonostante le critiche, Endgame e tutto il Marvel Cinematic Universe passeranno alla storia come una delle trovate cinematografiche-commerciali più riuscite di sempre.
E proprio Endgame è la naturale conclusione di questo ciclo: si ride, ci si emoziona, si rimane letteralmente incollati alla poltrona mentre vediamo gli stessi volti di sempre combattere ancora, si piange.
Sì, si piange, e se non vi siete neanche un po’ commossi o almeno emozionati verso la fine del film o ai titoli di coda probabilmente avete buttato via un bel po’ di tempo. E non faccio riferimento alle tre ore di Endgame, che tra l’altro almeno a mio avviso scorrono benissimo, ma a tutto il Marvel Cinematic Universe.
Su una cosa però mi trovo d’accordo con chi lo critica: tutto il film è un enorme fanservice, proprio quello che ci voleva per porre la parola fine alla saga degli Avengers.
Un film per i fan fatto da chi è fan stesso dell’universo Marvel.
Margherita Bordino
Un mix di emozioni. Alcune scene dal morire dal ridere, altre da grossi lacrimoni, altre ancora guardate con gli occhi nostalgici. Avengers: Endgame è tante cose!
Prima di tutto è un grande, grandissimo spoiler. Qualsiasi cosa, anche la più piccola, potrebbe scoprire le carte in tavola proprio per la sua costruzione conseguenziale nel racconto e nelle azioni.
È un film che chiude un cerchio, che fa il punto su un universo di supereroi che ha fatto compagnia a svariate generazioni. Un film destinato, già dal primo giorno di uscita in sala, a essere un cult.
Avengers: Endgame ha un mega lavoro alle spalle, si percepisce bene. Una volta spente le luci in sala e iniziata la proiezione la sensazione è quella di un film giusto, che non vuole compromettere niente e nessuno, che vuole accogliere in un abbraccio forse anche “romantico” tutti gli appassionati, e anche chi della saga non è propriamente fan.
Se pur questo aspetto “un po’ tenero” potrebbe dividere molti, Avengers: Endgame si pone come grande evento di cinema e di puro intrattenimento, e come tale deve essere trattato. Tre ore di proiezione sembrano volare e sin dalla prima scena il quesito più grande non è “come finirà?” ma è “come continuerà la Marvel a stupirci?”.
Avengers: Endgame è un testamento straordinario di 11 anni di successi, di supereroi molto umanizzati e tanto politicamente scorretti.
A fare la differenza qui è il montaggio, un lavoro veramente minuzioso non tanto nelle scene d’azione ma in altri momenti chiave, momenti collante con la storia primaria degli Avergeners. Il Marvel Cinematic Universe porta al massimo potenziale tutta la parte tecnica, inclusa quella degli effetti visivi che ci ha deliziato nel corso degli anni.
Un plauso va sicuramente ai Fratelli Russo che hanno saputo trovare soluzioni narrative brillanti, credibili, avvincenti, simpatiche e, più di tutto, iconicamente attuali. Potrei, dovrei spiegare meglio ma (per chi ancora non ha visto Avengers: Endgame) vi assicuro che ricadrei nello spoiler più becero, quello fatto senza volere, quindi rispettando la richiesta di tutto il cast del “no spoiler” resta da aggiungere un piccolo “urlo”: correte a vedere Avengers: Endgame!
Chiara Guida
Avengers: Endgame è finalmente arrivato nelle sale di tutto il mondo, e non si poteva chiedere di più alla conclusione di un ciclo narrativo che dura dal 2008, da quando Robert Downey Jr., che tornava a essere una star di serie A nel panorama di Hollywood, dichiarò: “Io sono Iron Man”.
Quella frase ha sancito l’inizio di una storia molto più grande, che si è conclusa adesso, con Avengers: Endgame,
un racconto che ha cambiato la storia del cinema, il suo linguaggio, la percezione dei fumetti e dei supereroi nella cultura pop contemporanea.
Un’evasione dalla nicchia, una vera e propria esplosione. Artefice massimo di questo successo è stato Kevin Feige, che, con la mente lucida di un produttore e il cuore grande di un lettore di comics, ha regalato a milioni di spettatori storie e personaggi che sempre di più rappresentano il mondo in cui viviamo.
La storia di Endgame si fonda sulle fondamenta gettate da Infinity War, con metà delle forme viventi dell’universo polverizzate dalle Schiocco di Thanos, per approdare alla resa dei conti, il capitolo ultimo, il sacrificio massimo.
Schierati in prima linea gli Original Six (con qualche extra), Iron Man, Captain America, Thor, Hulk, Occhio di Falco e Vedova Nera, coloro che hanno dato inizio a questa avventura e coloro grazie ai quali Thanos avrà ciò che merita e l’universo intero, non solo la Terra, sarà vendicato.
Avengers: Endgame è sicuramente un film imperfetto, lungo e che difficilmente raccoglierà un consenso unanime da parte di tutti i fan sparsi per il mondo, ma è un evento senza precedenti, il risultato di un lavoro ultradecennale non solo dei Marvel Studios, ma anche di un pubblico, ogni giorno più vasto e appassionato, che, insieme e come questo universo condiviso, è cresciuto.
Ricco di colpi di scena, con una scrittura certamente non perfetta ma che cerca di dare spazio a ogni personaggio nella giusta misura, lo scopo ultimo di Endgame è quello di concludere non solo la storia di Thanos e del suo conflitto con i Vendicatori, ma anche quella dei sei protagonisti e di dare il calcio d’inizio a una nuova serie di racconti, che però avranno modo di essere presentati ed esplorati a tempo debito. Ora è il momento della meraviglia, del silenzio, degli applausi, dell’entusiasmo e delle lacrime.
Mario Petillo
È soggettivamente meno avviluppante di Avengers: Infinity War, film che ho inaspettatamente visto svariate volte senza mai stancarmi, ma tutto si può dire di Avengers: Endgame fuorché che non sia un film coinvolgente, epico e capace di racchiudere in sé la summa di una saga durata dieci anni.
Ci sono dei compromessi, è inevitabile, e si ha il sentore di alcune scelte dettate da necessità provenienti dall’esterno del copione stesso, ma Endgame è una produzione mastodontica, che strizza l’occhio a tutti: i fan della prima ora, che di acqua sotto i ponti da quei primi film un po’ raffazzonati del MCU ne hanno vista passare, fino ai più recenti, che si sono lasciati conturbare dallo schiocco di dita di Thanos e torneranno ora al cinema per scoprire in che modo quel titano raffigurante la Morte è stato annichilito.
Con delle venature ironiche, dettate da battute che esaltano il citazionismo e che parlano a una vasta platea, e con dei ritmi che alternano scientemente la riflessione, la stasi e l’azione, Endgame è in grado di accompagnare lo spettatore attraverso non solo una delle vicende più gravi vissute dal nostro pianeta, ma alla chiusura di una storia che inevitabilmente sappiamo ci dovrà separare da parte dei vendicatori cui eravamo affezionati e per i quali abbiamo fatto il tifo in questo decennio.
Nell’attenzione a non lasciare nessun arco narrativo aperto, al chiudere tutte le vicende personali di ognuno degli Avengers, all’esaltare il sottotesto di Iron Man, Captain America, Thor e tutti gli altri, la sceneggiatura, poi, si dimostra solida e per niente banale.
Ancor di più, però, la più vincente delle mosse dei fratelli Russo è racchiusa in Thanos, un antagonista che dopo la fame di Infinity War, continua la sua evoluzione raggiungendo vette di crudeltà e di stoicismo che non appartenevano a nessun altro antagonista visto fino a ora nel MCU.
Lo scontro finale, infine, è una di quelle splash da capolavoro del fumetto, con l’unica differenza che stavolta la vignetta in basso a destra, quella che ti costringe a voltare pagina per sapere come finirà la storia, non c’è.
Perché è questa la fine (Spider-Man escluso), sia dei giochi che di questo fantastico ciclo cinematografico che ha accompagnato gli adolescenti a diventare più maturi, i bambini a diventare più coscienziosi e gli adulti a restare eterni fanciulli, a sognare un eroe che venisse a salvarli.
Nanni Cobretti
Per quel che mi riguarda, l’aspetto che mi ha maggiormente colpito di Endgame è che hanno preso un prodotto che puntava ad essere il film più visto di tutti i tempi (o poco meno) e sono riusciti a fare l’intera campagna marketing mostrando sostanzialmente solo i primi 10/15 minuti, o fotogrammi sparsi che comunque non davano il minimo indizio di cosa accade dal minuto 16 in poi.
Anche davanti all’ovvio (certi personaggi teoricamente “spariti” sarebbero tornati) non hanno svelato nulla, e hanno affrontato gli eventi promozionali con star power ridotto.
Per una volta, non serviva davvero sapere altro: è il gran finale di un ciclo, gli sconfitti cercheranno di ribaltare la situazione, sarà drammatico e sarà epico. E per una volta gli studios hanno resistito alle tentazioni e, con un’arroganza da applausi, là dove chiunque si giocherebbe tutte le proprie armi si sono accontentati di fare solo il minimo indispensabile.
Questa era davvero la cosa che non avevo mai visto, non tanto l’esercizio narrativo che – parallelo che ha sempre accompagnato tutta la saga – non si discosta poi più di tanto dal gran finale di un grosso serial tv qualsiasi.
Ed è anche per questo che viene poca voglia di spoilerare anche su aspetti che normalmente non verrebbero considerati spoiler manco per sbaglio: per puro rispetto verso tale abbagliante sfoggio di potenza.
Per il resto che dire? Endgame è scritto da un maledettissimo robot con la concentrazione a mille. Un robot che sa dove si può permettere di rischiare (qualche caratterizzazione di personaggio), che sa dove si può permettere di tirare via senza fare eccessivi danni (la “logica”), e che sa soprattutto cosa invece deve curare con la precisione di un cecchino: i tempi, i rapporti umani, il rollercoaster di emozioni.
Mentre gli altri spendono budget esagerati per mettere in scena spettacoli incredibili, la Marvel sembra investire le stesse cifre per riguardarsi piuttosto lo script una o due o centoquindici volte di più, e fare magari il triplo di reshoot per perfezionare il tono.
E poi pazienza se il look finale tende al blando: quando incassi 600 milioni con un film come Ant Man 2, hai stravinto tu.
Quando te ne esci con un film di tre ore di cui non hai mostrato quasi niente e lo va a vedere più gente di quanta se ne presenta alle urne per le elezioni politiche, hai stravinto tu.
Dopo l’entusiasmo iniziale, il Marvel Cinematic Universe mi ha perso per lo stesso motivo per cui la loro formula ha finito per conquistare successi senza precedenti: i film erano troppo omologati fra di loro. Dopo un po’ si è capito il giochetto, e ad ogni episodio sapevo cosa avrei avuto ma sapevo soprattutto cosa non avrei avuto.
Endgame mi ha conquistato per due ore e mezzo per puro sfoggio di magistrale mestiere, con due o tre momenti da standing ovation, ma poi è partita la battaglia di pixel (mai stato il loro forte) e ha fatto in tempo a smorzarmisi tutto.
Mentirei se dicessi che mi sono commosso o cose simili.
Ma sarei il più vergognoso degli stronzi se negassi che vorrei che i miei franchise preferiti fossero fatti con la stessa cura, lo stesso amore e lo stesso rispetto per ciò che rappresentano.
Antonio Cuomo
La fine di un’era. Undici anni, ventidue film, emozioni infinite come le Gemme che hanno fatto da filo conduttore di questo primo grande ciclo del Marvel Cinemaric Universe che si appresta a chiudere la sua Fase 3.
Avengers: Endgame tira le fila di quanto costruito in questi anni, chiude un cerchio narrativo ampio, complesso e coerente sin dall’accorta pianificazione di Kevin Feige, con un’ora e mezza finale di grandissimo impatto visivo ed emotivo.
Nelle tre ore della sua durata complessiva, Endgame alterna momenti leggeri a colpi dolorosi, suscita sorrisi e lacrime, evoca un’epica senza limiti con un paio di sequenze iconiche che danno esaltazione immediata.
Il tutto mentre porta al traguardo i percorsi costruiti nel corso degli anni per i protagonisti originali di questo variegato affresco. Quel che accadrà da qui in avanti non ci è ancora noto, ma per ora non possiamo che dire grazie ai Marvel Studios per ciò che è stato e sperare che riescano a ripetersi nel prossimo futuro.
Eva Carducci
Avengers: Endgame è la conclusione perfetta di dieci anni di Marvel Cinematic Universe. I protagonisti tornano ad essere due rispetto Infinity War, il Capitano e il genio ribelle, che raggiungono entrambi il loro scopo più alto.
Il villain sparisce, è solo un elemento di contorno, perché al centro di Endgame ci sono le vite dei singoli Avengers, il vissuto personale di quei sei originari che hanno dato vita a tutto.
C’è solo una cosa che stona in Endgame, quella scena del tutto gratuita alla “#MeToo”, che in pochi secondi fa perdere di potenza al messaggio, e in parte vanifica il progresso raggiunto sulla rappresentazione delle figure femminili nell’universo cinematografico dei cinecomics.
Uncle Josh
Gianmaria Tammaro
Giornalista e critico
Non so che cosa hanno in mente certe persone quando dicono che “ah, il cinema di una volta, quello, quel grande cinema, non c’è più”. Per me, Avengers: Endgame è cinema. E lo è, prima ancora che per il suo contenuto, per l’esperienza che ha regalato ai suoi spettatori.
Per il fatto che, per una volta, tutte le persone che sono state in una sala cinematografica, al buio, sole, in compagnia o a coppie, si siano ritrovate insieme, e abbiano partecipato attivamente a quello che stavano vedendo. Non sono solo fumetti, e non sono solo film commerciali, pensati per vendere, per raggiungere il grande pubblico, la massa, per fare breccia nel cuore (sic) di qualche nerd.
Avengers: Endgame è la fine di una storia, di dieci anni di pianificazioni e di produzioni, di film, alcuni riusciti ed altri meno; è un film di genere, d’azione, un cinecomic, ed è anche una storia epica, d’amore, romantica. Una storia in cui si muore, si sopravvive e, sorpresa, si cambia.
È un film di tre ore (da quant’è, ditemi, che non se ne vedevano di film così lunghi nella grande distribuzione?). Un film che ha battuto qualunque record non solo per le attese che aveva creato, ma pure perché è stato l’ultimo (il penultimo, pardon: bisogna contare anche “Spider-man: Far from home”) tassello di un mosaico più grande, enorme, mastodontico.
Kevin Feige, il demiurgo, l’uomo che ha cominciato lavorando agli “X-Men”, la mente dietro tante scelte, il sognatore, l’appassionato, quello che prima e più di tutti c’ha creduto, è riuscito a creare una ragnatela di esperienze, di momenti straordinari, di storie, che si sono intrecciate perfettamente e che, oggi, proprio oggi, proprio in questo film, si sono ritrovate.
Avengers: Endgame è politica, più e meglio di Captain Marvel (se l’avete visto, sapete a quale scena mi sto riferendo). È epica. È un modo di raccontare storie di cui, nel marasma generale, si sta perdendo quasi traccia.
C’è l’obiettivo d’incassare, certo. Ma c’è pure quello, sacrosanto, di mettere in scena, di dare un volto e una voce, ad eroi dell’infanzia di milioni di persone. È il nuovo racconto popolare. È quel film, quella storia, che ha unito chiunque. A prescindere dalla lingua parlata, dal colore della pelle e dalla religione.
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Posted by Lega Nerd on Friday, April 26, 2019