Capitan Artiglio, al secolo Julien Cittadino, è stato uno dei fumettisti rivelazione più interessanti dello scorso anno con il suo Kids With Guns. In occasione del secondo volume di questa serie per Bao Publishing, tra fantasy, dinosauri e mille citazioni pop, è giunto il momento di conoscerlo un po’ meglio.

Julien è un classe 1993, ma quanto a citazioni ed estetica sembra decisamente figlio di una generazione precedente.

E poi non sembra un caso che il suo anno di nascita sia anche quello dell’uscita nei cinema di Jurassic Park:

Capitan Artiglio adora disegnare dinosauri e la cosa ci mette un sacco di buonumore perché in qualche modo ci ricorda l’infanzia e la fascinazione che (più o meno) tutti abbiamo avuto per i rettiloni estinti.

 

C’è un’estetica pop decisamente spiccata, oltre ad una non celata vicinanza al mondo dei manga,

Nel suo modo di fare fumetto c’è un’estetica pop decisamente spiccata, oltre ad una non celata vicinanza al mondo dei manga, da Dragon Ball a Gon. Eppure il suo Kids With Guns è un crossover tra un Western, Stranger Things, un fantasy quasi alla R.A. Salvatore, Hokuto No Ken e Lucky Luke.

E non sto esagerando: la caratteristica principale di Julien è proprio quella di essere un condensatore di energia positiva. Tutto il “soul food” di cui si nutre viene immagazzinato, elaborato per essere poi trasformato ed emesso come una nuova ed originale forma di fumetto.

Si riconoscono quasi tutti gli ingredienti ma il prodotto finale è in sintesi nuovo ed appassionante.

 

 

Quindi non stupitevi se anche questa intervista sarà un crossover di tanti mood diversi.

E quindi è con piacere che vi presento un artista bravissimo, a cui auguro di cuore il meglio. Ecco a voi, Capitan Artiglio.

 

 

 

Ti ho definito un condensatore di energia positiva. Ma ora che ci penso il paragone migliore è quello che potrei fare con un producer hip hop, di quelli da classic boom bap . Con il tuo campionatore assimili influenze esterne, come diversi generi musicali, e poi fai uscire una produzione nuova e originale, figlia di un mood ma assolutamente genuina. E non è un caso che tu abbia avuto collaborazioni con vari rappers, alcuni miei amici peraltro. Ecco, da rapper (ormai veterano) quale sono ti definirei una testa hip hop. Ti ci rivedi? Come ti descriveresti in tal senso?

Assolutamente sì! Mi piace molto come paragone perché io stesso penso di aver trovato una metodologia di lavoro proprio confrontandomi con quel mondo. Ho sempre suonato un po’ nel tempo libero, principalmente la chitarra ma amavo molto giocare con un Microkorg Xl della Roland che poi ho dovuto vendere. Recentemente mi è tornata la voglia di produrre e sono tornato a smanettare con Fruit Loops, mi stupisce sempre vedere come l’interfaccia del programma sia veramente simile a quella dei software che uso per disegnare, clip studio o photoshop, partendo dai layer andando fino alla libreria di sample.

Perché sì, come notavi, anche per fare fumetti tengo una libreria sul computer, pressoché infinita, di reference e citazioni di ogni tipo, catalogate in base alle esigenze.

È impossibile essere del tutto originali nel disegno, come nella musica bisogna attingere da cose già esistenti per crearne di nuove. Un’altra analogia si trova nello sceneggiare una pagina di un fumetto: bisogna far sì che l’ultima vignetta sia la più importante della pagina, quella che in qualche modo ti costringe a voltare pagina o che chiude il racconto, esattamente come, per esempio, il colpo di cassa o la rima che chiude i quattro quarti, per citare Rancore, la testa gira come un Hula Hoop anche quando scrivi fumetti (Rancore & DjMyke- La Macchina Infernale)!

In realtà anche la scelta di avere uno pseudonimo e di un’immagine pubblica misteriosa è una cosa che ho adottato perché la invidiavo a molti producer.

 

Kids With Guns 2 è stato presentato a Cartoomics. Molti credettero che il primo volume sarebbe stata una storia autoconclusiva (ci hai ingannati tutti non mettendo “vol. 1” sul libro, furbacchione) e invece ci hai catapultati tutti in una serie ambientata in un universo vasto e ben costruito. Hai sempre avuto in mente di creare un universo così grande e una storia così lunga? Kids With Guns finirà con il terzo volume o questo universo meriterà anche degli spin off?

In realtà sì! Sapevamo fin da subito che Kids With Guns sarebbe stata una trilogia, è una cosa che abbiamo rivelato prima ancora che uscisse il numero uno ma come dici tu, la scelta di non inserire il numerino sulla copertina è stata per motivi di marketing. Il terzo volume chiuderà un cerchio ma sì, mi piacerebbe creare una serie spin off con altri personaggi ambientata nello stesso universo. Chissà…

 

 

Parlaci un po’ dei personaggi di Kids With Guns: i 3 fratelli Doolin, figli di Bill La Morte, la Bambina senza Nome e la sua banda e infine il Mucchio Selvaggio. Le citazioni abbondano, sia nei costumi sia nei connotati fisici e caratteriali; mi piacerebbe che ci dicessi da dove hai tratto l’ispirazione per personaggi come il Reverendo o il Cherubino e tutti gli altri. Ci ho visto dentro di tutto, da Tarantino a I Guerrieri della Notte, ma si possono apprezzare anche riferimenti agli spaghetti western, Stranger Things, addirittura a One Piece…

Per il Reverendo mi serviva un personaggio che fosse cattivo e molto estroverso, sono partito ispirandomi ai Misfits, in particolare a Doyle W.V.F e Michale Graves mentre il suo dinosauro Dazing è una storpiatura del nome di Glenn Danzig, ho anche dotato il sauro di una mandibola molto prominente esattamente come quella del cantante in questione. Quando ho creato il personaggio del cherubino, cercavo una specie di Billy the Kid, ancora più spietato e cinico di “Senza nome” e ossessionato dalla fama. Per la sua estetica mi sono ispirato a Salmo nei video di Death USB o Rancho della luna, per la maschera e la mazza da baseball ma anche al dio induista Garuda, per le ali, il fuoco e la machera con il muso da rapace. Mentre all’inizio del secondo volume ha un abito a metà tra il costume tradizionale della danza degli scheletri tibetana e la giacca Supreme vanson leather bones. Per l’aspetto di Duke mi sono ispirato a Fat Mike dei NOFX, per Dan (scontato dirlo) a Lee Van Cleef mentre per Dave principalmente a Daisuke Ido di Alita. Infine per la bambina “senza nome” il lettore la confronta spesso a Eleven di Stranger Things, la verità è che è stato un caso, quando ho cominciato a lavorarci, non era ancora uscito, avevo pensato a un personaggio a metà fra Alita e Gohan bambino di Dragon Ball Z.

 

Cosa significa, in termini di lavoro, realizzare un fumetto del genere in circa un anno di tempo? Quali sono le tue routine e come gestisci le scadenze intermedie?

È senz’altro impegnativo, impiego gran parte della giornata alla sua lavorazione, nei tre mesi prima dell’uscita ci lavoro sempre più di dodici ore al giorno senza un giorno di riposo. Per il secondo volume mi sono fatto aiutare da Albhey Longo per le tinte piatte e da Giorgio Abou Mrad per le matite di alcuni vestiti ma è anche vero che ho perso molto più tempo a scriverlo proprio perché più in difficoltà, dicono che il secondo volume sia sempre il più difficile.  Comunque in genere per tutto l’anno cerco di rimanere al tavolo di lavoro almeno dalle otto alle dodici ore, sei giorni su sette.

 

 

Il tema portante di Kids With Guns è la famiglia, un tema ricorrente in tante produzioni non solo fumettistiche. I Doolin, con tutti i loro contrasti, Bill con la sua squadra il Mucchio Selvaggio (anche se il Cherubino ne desidererebbe una diversa), la stessa Bambina senza nome se ne costruisce una tutta sua, la “Tribe”. Perché quest’attenzione importante sul tema? Cosa ti ha spinto a sceglierlo?

Mi piace molto lavorare su racconti di formazione, dando ai miei personaggi una ricerca di una situazione di comfort, come una famiglia, degli amici. Guardo molto io stesso ai nuclei che ho intorno a me e di cui faccio parte, la mia famiglia, i miei cari. Quando ho iniziato Kids With Guns, era proprio nei miei piani ampliare questo tipo di ricerca, anche il libro porta la dedica “alla mia famiglia”. Inoltre lavorare sui rapporti dei vari personaggi che creo, è una delle cose che mi appassiona di più.

 

Nel primo volume abbiamo familiarizzato con l’universo di Kids With Guns, nel secondo siamo entrati nel vivo della questione, generando tre diversi poli magnetici che inevitabilmente finiranno per incrociarsi. Che cosa dobbiamo aspettarci con il terzo e conclusivo libro?

Farà la sua comparsa, un personaggio che finora è stato nominato senza esser stato mai visto, difficile anticipare altro senza fare spoiler, sarà il volume che chiuderà la trilogia, forse ci sarà molta più azione…

 

 

 

 

Kids With Guns è già stato pubblicato all’estero? Hai avuto dei feedback di riscontro?

Sì, in Francia per Casterman! Il riscontro è stato molto simile sia dalla critica sia dal pubblico a quello sia, ho ricevuto in Italia, sia nel bene sia nel male, non so ancora quante persone l’hanno letto ma non vedo l’ora di scoprirlo o di incontrare i lettori d’oltralpe!

 

È una domanda che faccio spesso ai miei intervistati: per conoscere meglio i tuoi gusti e per permettere ai nostri lettori di avere anche qualche consiglio in più, vorrei che ci consigliassi 3 fumetti e 3 film che hai visto e particolarmente apprezzato di recente. Naturalmente ci devi anche spiegare i motivi di tali scelte.

Volentieri! I tre fumetti che ho apprezzato moltissimo usciti lo scorso mese, sono Sfera di Albhey Longo, Dogmadrone di Lorenzo Mò e il secondo Gurt di Isaak Friedl e Oscarito! Mentre per i film apprezzati di recente ci sono Highway Penguin, Dragon Ball Super: Broly e Spiderman: in to the Spider-Verse!

 

Qual è l’ingrediente segreto che ti fa rimanere incollato su un fumetto? Quella cosa che veramente pensi sia irrinunciabile per godere appieno di un’opera a fumetti? Per me, ad esempio, è il ritmo di narrazione. Quel procedere con calma per svelare un pezzetto alla volta, in maniera costante… Questa cosa che ami sei riuscito a riportarla nel tuo Kids With Guns?

È vero, svelare le cose man mano è fondamentale, nessuna vignetta singola deve comunicare troppe informazioni salvo che la narrazione non lo richieda, in qualche modo ogni vignetta custodisce un segreto e questo è sicuramente uno degli aspetti più affascinanti. Principalmente amo fare fumetti perché mi permette mi mescolare diversi stimoli e discipline. Personalmente aspiro a creare un mondo che possa vivere nella mente del lettore anche fuori dalle pagine del fumetto.

 

Potremmo avviare una challenge per far scoprire tutte le citazioni e i tributes nascosti ai nostri lettori. Dovremmo mettere in palio un premio, che ne dici? Tipo una tua illustrazione… Per esempio il Reverendo indossa l’armatura di Hordak, il villain di She-Ra. E come questa ce ne sono davvero altre decine e decine… sei consapevole che potresti aver stabilito un record?

Ahahah! Non sarebbe male!

 

Ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato, se vuoi lasciare un saluto ai nostri lettori, lo spazio è tutto tuo!

Ciao lettori di Lega Nerd! Vi regalo un inedito, il model-sheet di  Bill “la morte”!