I bambini nel cinema horror

Dolci, innocenti, paffutelli, ammettiamolo: i bambini piacciono un po’ a tutti. Non serve per forza un istinto genitoriale, talvolta basta vedere un grazioso fanciullo in cosplay per farci sorridere come ebeti. Per cui chi andrebbe mai ad immaginare che uno di quegli esserini angelici possa piantarci un coltello nel cuore?

Non sempre nei film dell’orrore i bambini sono i protagonisti, ma quando ci sono, spesso sono i primi a nascondere inquietanti presagi. La loro presenza non è quasi mai positiva, e anche quando non sono i diretti antagonisti, restano pur sempre circondati da un’aura inquietante.

Se fate mente locale a tutti i film di Nightmare, la celebre saga del compianto Wes Craven con l’iconico personaggio Freddy Krueger, i bambini da lui uccisi sono una costante. Vestiti di bianco, intenti a giocare e a cantare l’inquietante filastrocca che, ormai, è un must nella cinematografia di genere.

 

bambini

 

One, Two: Freddy’s coming for you;
Three, Four: Better lock your door;
Five, Six: Grab your crucifix;
Seven, Eight: Gonna stay up late;
Nine, Ten: Never sleep again!

 

Bambini e male sono un contrasto per antonomasia, tant’è che dal 28 marzo al cinema conosceremo anche Miles in The Prodigy – Il Figlio del Male, un bambino dotato di incredibile intelligenza e affetto da eterocromia, che in realtà nasconde dentro di sé un segreto più grande, mostrandosi molto diverso rispetto ai suoi coetanei.

In attesa della pellicola, ripercorriamo in questo approfondimento i dieci esempi più famosi di bambini presenti nel cinema horror.

 

 

Regan

L’esorcista, William Friedkin, 1973

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Nel ’73 Friedkin sconvolse l’intero pubblico con uno dei capolavori della storia del cinema, L’Esorcista. La pellicola non colpisce semplicemente per il suo lato religioso, ma la sua forza risiede nel suo riuscire a coinvolgere emotivamente chiunque, a prescindere dal credere o meno in Dio.

La forza delle sequenze è spettacolare. Friedkin, a favore della miglior riuscita della pellicola, non si fece troppe remore nel torturare letteralmente il cast, affinché le reazioni fossero più veritiere possibili.

Di certo, il viso sempre più trasformato di Regan è tra le cose che colpiscono di più, oltre all’interpretazione magistrale dell’attrice che, si dice, non si sia mai ripresa del tutto dallo shock di quella parte.

 

 

Damien

The Omen, Richard Donner, 1976

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Un viso apparentemente angelico, un’anima che nasconde il diavolo stesso. The Omen fu un altro dei grandi classici dell’horror negli anni sessanta. Il giovanissimo Harvey Stephens nella parte di Damien, riesce a dare davvero tutto se stesso, terrorizzando letteralmente gli spettatori con la sua innata malvagità.

Non a caso, il giovane attore ricevette, un anno dopo, la nomination al Golden Globe come Miglior attore debuttante. Basta un solo sguardo di Damien per sentire il gelido respiro della morte sul proprio collo.

Il 06.06.2006 venne fatto il remake di questa grande opera di Richard Donner, per la regia di John Moore, proprio in occasione di questa combinazione di numeri.

 

 

Michael Myers

Halloween,  John Carpenter, 1978

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Tutti i mostri sacri, da Jason a Michael Myers, sono stati bambini. Spesso, il punto di non ritorno, è proprio rappresentato dalla loro infanzia, come nel caso di Myers quando quella fatidica notte, del 1963, alla tenera età di sei anni, uccise a coltellate la sorella adolescente Judith.

La maschera di Michael Myers è ormai icona del cinema horror. Il film, in sé per sé, è stato più volte definito come il capostipite di quel filone horror slasher, oltre a essere oggetto di continue trasposizioni, tra prequel, sequel e remake, che sono proseguite fino al 2009.

Quello di Carpenter, primo di questa lunga serie e meglio realizzato, è un film realizzato in soli venti giorni e costato meno di 300.000 dollari, fruttò a Carpenter oltre 50 milioni di dollari.

 

 

Grady Twins

The Shining, Stanley Kubrick, 1980

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Chi non è rimasto, almeno per una volta, traumatizzato dalle spettrali gemelline assassinate dell’Overlook hotel? La lunga sequenza di steadycam di Kubrick, mentre Danny attraversa gli inquietanti corridoi dell’hotel sul triciclo, per poi fare la conoscenza delle due gemelle.

Sicuramente, tra i vari bambini che compongono la storia del cinema horror, le gemelle Grady fanno la loro bella figura, riuscendo a suggestionare con poco lo spettatore di qualsiasi età. La colonna sonora è uno dei moltissimi pezzi forti della pellicola, conferendole quell’aurea ancora più spettrale carica di angoscia e suspense.

Non a caso, vinse, nel 1981, un Saturn Award.

 

 

Gage Creed

Pet Sematary, Mary Lambert, 1989

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Piccolo, dolce e innocente. Il piccolo Gabe, a inizio del film di Mary Lambert, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, si presenta proprio così.

Peccato, che dopo la tragica morte, e la sfortunata idea del padre di seppellirlo nel cimitero maledetto, il dolce bambino ritorni tra i vivi con una furia omicida che farebbe quasi invidia a Charles Manson.

Ma, in fondo, anche con quello sguardo da psicopatico, non lo trovare adorabile il piccolo Gabe?

 

 

Henry Evans

The Good Son, Joseph Ruben, 1993

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Film molto particolare The Good Son, che si mescola tra horror e le tinte più torbide del thriller. Protagonista, stranamente in veste sadica e cattiva, è Macaulay Culkin nei panni del sociopatico Henry. Sotto le vesti di apparente bambino poco socievoli, Henry è un vero caso da manicomio.

Provo un enorme piacere nell’uccidere e decidere per la vita degli altri. Gelo totale quando la madre del bambino, spinta a indagare sul figlio dopo i timori del nipote Mark (interpretato da un giovanissimo Elijah Wood), scopre che Henry è il responsabile della morte del fratellino Richard. Il film è stato sceneggiato dallo scrittore inglese Ian McEwan.

 

 

Samara

The Ring, Gore Verbinski, 2002

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Quando siamo stati adolescenti, la pellicola di Gore Verbinski è riuscita a traumatizzarci a tal punto da riuscire a tenerci lontani dal telefono per un bel po’ di tempo.

A distanza di anni, le atmosfere cupe, grottesche e suggestive di The Ring, sono ancora molto efficaci sul pubblico. Lo spettro di Samara è tra i bambini più inquietanti che possiamo trovare nel cinema horror, reso ancora più grottesco se confrontato con la versione da viva della bambina.

Non è molto rassicurante vedere qualcosa uscire dal nostro televisore, figuriamoci se quel qualcosa in questione è una bambina morta che esce da un pozzo.

 

 

Toshio

The Grudge, Takashi Shimizu, 2004

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Sulla scia dell’orientale non possiamo fare a meno di ricordare il “bimbo gatto” Toshio, rimasto incastrato nel libro degli spiriti assieme alla madre, dopo essere stati brutalmente ammazzati dal padre.

La comparsa di Toshio, in ogni episodio di questa spettrale saga, è da sempre presagio di sventura. Il bambino dal volto pallido e gli occhi cerchiati di nero che, se vogliamo, sa fare anche tenerezza, con le sue improvvise comparse sullo schermo, sarebbe capace di far venire un infarto perfino ai più cuor di leone.

 

 

Ester

The Orphan, Jaume Collet-Serra, 2009

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Non per compatire questo piccolo genio dell’omicidio, ma avere trentatre anni e dimostrarne a stento dodici, non sarebbe facile per nessuno. Se, giusto per non farci mancare nulla, a tutto questo vogliamo anche aggiungere una sociopatia degna di Jeffrey Dahmer, avremmo il quadro perfetto di Ester.

Apparentemente dolce, educata e incredibilmente intelligente, appassionata di arte, Ester si presenta come una vera bambina modello. Ciò che però la sua famiglia adottiva non sa, sono gli attacchi di ira della ragazza, le sue molteplici personalità e il suo istinto irrefrenabile a uccidere, dovuto soprattutto alla sua condizione fisica.

Pallida, capelli scuri e occhi verdi, Ester, nonostante la sua innocente bellezza, sembra essere perennemente circondata da un’aurea di profonda malvagità.

 

 

Samuel

Babadook, Jennifer Kent, 2014

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Non sarà di certo il miglior film horror che abbiamo avuto occasione di guardare, eppure i soli due attori presenti in questa pellicola sanno essere ben più che convincenti, oltre a essere molto più spaventosi del mostro reale.

Samuel, il piccolo protagonista di Babadook, pur essendo la vittima in questo film, riesce a far rizzare i peli sulle braccia. Le sue frequenti crisi, il suo modo iperattivo di agire e le sue urla, oltre ai suoi sguardi persi nel vuoto e quella continua espressione da stralunato che gli si disegna puntualmente sul viso, sono renderlo molto più che inquietante. Se non ci credete, vi consiglio di vedervi il film solo per ammirare questa giovane trasformazione.

 

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