Se c’è un cult assoluto degli anni Ottanta, e quando dico assoluto intendo trasversale, non solo “confinato” tra noi nerd, smanettoni, videogamer, oppure amanti delle lacrimevoli storie d’amore, è questo: Top Gun.

Un titolo un programma, una locuzione entrata di diritto nella cultura popolare così come il giubbotto e gli occhiali di Tom Cruise.

Talmente popolare che anche chi non avesse mai visto il film, se gli dici “Top Gun” pensa al look di Maverick. Se è abbastanza adulto da aver vissuto quell’epoca e i suoi riverberi…

Un film realizzato da grandi professionisti fatto da uomini, amicizie e rivalità virili e anche un tantinello ambigue, voli spettacolari con aerei da orgasmo per i fan a stelle e strisce, esplosioni, birra e anche pallavolo.

Diciamoci la verità: chi lo ha visto non può dimenticarlo, e dalla sua uscita nelle sale Top Gun è stato semplicemente il punto di riferimento quasi inarrivabile per ogni blockbuster popolare.

 

Pete “Maverick” Mitchell è un tenente di belle speranze e dal bel sorriso (Tom Cruise), un asso nel pilotare i caccia navali.

Naturalmente non è tutto rose e fiori e missili aria-aria, ma il pupo ha dei grossi problemi con la figura paterna e ancora di più con la propria testa calda.

Quando Mamma Russia era ancora il nemico numero uno per gli yankee, anche a livello testosteronico, il conflitto si sposta anche nelle scuole di piloti.

Ecco quindi la Top Gun, con in prima fila il riottoso Maverick e il suo wingman, Goose (Anthony Edwards prima di entrare in quella di medicina per fare E.R.).

 

 

I due ragazzi hanno una missione per niente ansiogena: devono soltanto diventare i migliori piloti della storia degli Stati Uniti d’America a abbattere gli sporchi rossi, magari superando le ingombranti figure genitoriali con traumi annessi & connessi.

Chiaramente tutto andrà storto all’inizio.

Maverick e Goose, in quanto “freshmen” saranno avversati dagli altri volatili di belle speranze, che vogliono dimostrare di avere il volatile più duro degli altri (perdonate la finezza).

Ecco quindi ‘Iceman‘ (Val Kilmer prima di Batman e dei 765 chili di troppo), che ce la mette tutta per essere un coglione rappresentando l’antagonista per eccellenza di Maverick.

Una bella sequenza di prove iniziali/iniziatiche attendono gli aspiranti Top Gun della scuola di pilotaggio… senza contare che come al solito gli ingegneri si impegnano a far casino.

Ah, l’ingegnere in questo caso si chiama Charlotte Blackwood (Kelly McGillis), e quanto a far volare altissimo i piloti, beh, lo fa.

 

 

Soprattutto Maverick, che [evito doppi sensi] colpito come un missile da Cupido, trova l’amore della vita e blablabla.

Ci sono davvero tremila scene memorabili in Top Gun.

Vedi anche le sequenze mozzafiato dei caccia in azione prodotte con la benedizione dell’esercito americano, ma come non citare tra le altre la famigerata scena della pallavolo? Nessun lavoro di team building potrà mai nella vostra vita rendervi fratelli di sangue quanto il volleyball tra Maverick e Goose a torso nudo.

Se ci mettiamo in mezzo anche l’indimenticabile e strepitosa colonna sonora di Kenny Loggins… signori, il capolavoro è servito. Poco importa se Tarantino dice che sembra un film gay per quanto omoerotismo strisciante circola tra i piloti.

Lasciamolo al foot fetish (sacrosanto, eh) e godiamoci questo saggio sull’amicizia e la rivalità virile per quello che è davvero.

 

 

Top Gun è un film che, nella sua scatola militare/militante, nasconde un grande anelito di libertà, una di quelle pellicole da guardare una o due volte all’anno, un viaggio accanto a dei personaggi così solidi e ben tratteggiati da essere studiato nelle scuole di cinema.

 

 

Tutti nella Danger Zone!

Nel 1986, epoca dominata da Lucas e Spielberg, il regista Tony Scott ha fatto suo il pubblico mondiale: fu un successo strepitoso che incassò 357 milioni di dollari in tutto il mondo.

Nel giro di poco diventò il film con il più alto incasso dell’anno e uno dei più importanti degli anni Ottanta.

Ci sarà un motivo se siamo qui a scriverne e, travolti dalla nostalgia canaglia, cantando le canzoni mentre attendiamo il sequel dopo oltre 30 anni?

Scaldiamoci gli occhi (e il cuore, teneroni) con queste curiosità che forse non tutti sanno e che rendono la pellicola ancora più gustosa.

 

 

 

Le riprese costarono un occhio della testa

Le scene d’azione in aria sono costate un sacco.

La Paramount ha pagato quasi 8.000 dollari all’ora per il carburante ogni volta che gli aerei venivano utilizzati per le riprese (e non per pattugliare i cieli. La marina è esosa).

Inoltre, pensate che sia una passeggiata inquadrare bene una portaerei?

Se non vuoi usare quella dei G.I. Joe, la produzione ha dovuto staccare un assegno di 25.000 dollaroni per cinque, dico cinque minuti in più di riprese necessarie al film… perché la nave doveva spostarsi per farsi inquadrare meglio.

 

 

 

Tony Scott è stato licenziato TRE volte.

Buonanima Tony. Un uomo tutto d’un pezzo, un professionista dal mestiere solido… ma la sedia di regista non così tanto.

Ritardi nelle riprese e sforamenti di budget in corso d’opera (vedi sopra) hanno messo a rischio la sua firma sul capolavoro.

Probabilmente Cruise ci ha messo una parola buona (dato che voleva bene al fratello di Ridley Scott)

 

 

Tom vola alto (anche quando è a terra)

Cruise sentiva già il bisogno di, ehm, elevarsi al di sopra dei colleghi dal basso del suo metro e un barattolo di altezza.

In particolare, accanto alla media stangona Kelly McGillis, Tom si è dovuto mettere letteralmente i tacchi.

 

 

 

Val Kilmer non voleva partecipare al film

Kilmer, dall’animo fricchettone ben prima di indossare i panni di Jim Morrison, non amava particolarmente lo script e il tenente Tom “Ice Man” Kazanski.

Peccato che fosse obbligato contrattualmente dalla Paramount. Tutto sommato non gli è andata male.

Chi avresti visto bene al suo posto?

 

 

 

L’inevitabile scena d’amore

Tony Scott ci teneva proprio a fare un film da uomini duri. Tanto che ha provato a rompere una delle convenzioni standard del genere: la scena d’amore.

Indovinate un po’ chi ha vinto? La produzione. Lo ha licenziato? No, perché la sequenza è stata aggiunta dopo che le riprese erano finite.

A quanto pare nelle prime proiezioni di prova, il pubblico ha stabilito che doveva vedere un po’ più di Kelly McGillis, magari con meno divisa addosso… et voilà. Non si scappa.

 

 

 

Paperdollari per i Ray-Ban

Parlando d’amore… chi non si è innamorato degli occhiali da sole di Maverick?

Dal 1937 in poi, data di nascita, non credo che i Ray Ban e la loro stupenda linea retrò siano mai stati più desiderati. Le vendite del modello Aviator indossati da Cruise hanno portato nelle casse della Ray-Ban un aumento del fatturato del 40% dopo la première del film.

 

 

 

Note mozzafiato

Partiamo da un fatto incontestabile.

La colonna sonora di Top Gun è una delle migliori di tutti i tempi.

Voglio dire, non bastasse lo status di cult, i nove dischi di platino rastrellati all’epoca e le cinque settimane al numero uno delle classifiche dei dischi dicono pur qualcosa.

La canzone “Take My Breath Away”, dei Berlin, prodotta da sua maestà Giorgio Moroder, ha vinto un Oscar per la migliore canzone originale.

Full Stop.

 

 

 

Ma tutto il sound poteva cambiare!

Diciamolo, negli anni ’80 i cantanti sulla breccia facevano a gara per piazzare canzoni nei film. Ecco chi avrebbe potuto realizzare la colonna sonora di Top Gun, con chissà quali risultati: Bryan Adams era in pole position, ma da pacifista ha preferito non metterci la faccia e la voce.

E pensate se a entrare nello studio di registrazione per “Danger Zone” fossero stati i TOTO: sono quasi arrivati alla fine del’iter, ma una disputa legale con la Paramount ha fatto arrivare la canzone nelle mani di Kenny Loggins. Con i risultati che conosciamo.

E tu chi avresti “sentito” bene nella colonna sonora?

 

 

I Top Gun non possono parlare di Top Gun

Non stiamo scherzando. Nella reale scuola di formazione dei Top Gun, il film è off limits.

Quasi fosse il Fight Club, i top gun o aspiranti tali non possono parlare di Top Gun. Se qualcuno cita Maverick, Iceman, Goose o chiunque altro, si becca una multa (di 5 dollari).

Praticamente io sarei pieno di multe.

 

top gun

 

 

La Paramount ha letto i giornali e scritto il plot

Yes! Tutto è nato da un articolo apparso sul numero di maggio 1983 di California Magazine. Il titolo? “Top Guns”, ovviamente.

Narrava della dura vita e delle belle speranze dei piloti da caccia di stanza sulla Naval Air Station Miramar a San Diego.

 

 

Mancava un sequel.
Ora arriva il sequel

Strano che un film così, comunque pieno di appigli per un seguito e di immenso successo mondiale, non abbia avuto subito un sequel.

Forse Tom Cruise non era ancora nel mood Mission Impossibile, o Top Gun non gli permetteva di scalare le montagne al posto dei suoi stunt…

Adesso, però, sull’onda del revival 80-90, ecco che vengono riesumate le portaerei e il deus ex machina del progetto originale, il vulcanico Jerry Bruckheimer, ha dalla sua il sorrisone di Tom Cruise che pare uscito dal 1987 (o quasi)

Il seguito si svolgerà nei nostri anni e vedremo i passi da gigante mossi nell’aeronautica: gli aerei, quasi sicuramente, si vedranno spodestati dai droni.

Come farà Maverick a fare il bulletto in questo contesto?

Vedremo.

La regia è afficata a Joseph Kosinsky, un “fedelissimo” di Cruise, già regista del buon Oblivion.

Il titolo? Cruise come al solito resta umile: Top Gun – Maverick.

Data di uscita? Al momento giugno 2020.

Pronti a tornare nella Danger Zone, vero?

 

 

Potete recuperare Top Gun su Infinity TV, è incluso nel catalogo SVOD.