Ne stiamo parlando da oltre un anno e mezzo: Donny Cates è il fenomeno del comicdome americano. Più di chiunque altro è riuscito ad imporsi nella scena attuale, grazie ad opere come God Country, Redneck, Thanos Vince, il best-seller Venom e molto altro. E tra le sue tante invenzioni quella di unire lo spirito della vendetta Ghost Rider al buon caro vecchio Frank Castle è una delle più geniali. Questa è la sua storia.
Il texano Donny Cates è ormai una macchina inarrestabile. Con una creatività e una spregiudicatezza davvero impareggiabili continua a risalire la montagna del successo, passo dopo passo, mettendo colpi a segno ovunque si giri.
Ha preso un personaggio ormai piuttosto “fuori moda” come Venom e lo ha rilanciato come best seller del “A Fresh Start”, con oltre 200.000 copie vendute del primo numero.
Ha ricontestualizzato le storie di vampiri, collocandole nel sud degli Stati Uniti con Redneck, il cui titolo dice già tutto.
E soprattutto, ai fini di questa recensione, ha aggiunto importanti tasselli nella storia del folle titano Thanos, raccontando un ipotetico futuro in cui il nostro gigantesco tiranno viola vince e sconfigge tutto l’universo Marvel e creando, nel contempo, un personaggio dalle potenzialità a dir poco incredibili.
Avete presente Ghost Rider? È stato l’alter ego di Johnny Blaze, di Danny Ketch, di Kenshiro Cochrane (dell’universo 2099) e ora di Robbie Reyes (oltre ad altri personaggi minori).
È la manifestazione terrena dello spirito infernale della vendetta, un rider con il volto scheletrico, avvolto nelle fiamme, dotato di indistruttibili catene infernali e del potere di esercitare il suo temibile sguardo di penitenza (capace di mettere in ginocchio chiunque), sempre a cavallo della sua moto (o della sua Dodge Charger come adesso).
Che si tratti del demone Zarathos, del puritano Kale Noble o del serial killer Eli Morrow, parliamo sempre di spiriti della vendetta e dell’eterna lotta tra il voler compiere la giustizia e le pulsioni malvagie che spingono a commettere ritorsioni.
Ed ecco, nel raccontare l’ascesa al potere assoluto di Thanos, l’intuizione geniale che ha avuto Donny Cates nel 2016.
Perché se la vendetta (o l’amministrazione violenta della giustizia) è l’energia che muove ogni Ghost Rider, nessuno meglio di lui conosce la materia: stiamo parlando di Frank Castle, The Punisher.
Ecco quindi che Cates trasforma il più letale anti eroe della Marvel nel Ghost Rider Cosmico, prima al servizio di Galactus come suo araldo (e quindi dotato dei poteri cosmici di Norin Radd aka Silver Surfer) e poi al servizio di Thanos.
Dopo essere stato ucciso e distrutto nel confronto finale con la versione black-berserker di Silver Surfer, armato di Mjolnir peraltro giusto a sottolineare che quando Cates preme sull’acceleratore non si trattiene di certo, Frank Castle finisce nel Valhalla, a scazzottare con gli altri guerrieri trapassati.
Ma il Punitore è una presenza scomoda ovunque, persino per Odino, il quale concede a Castle di ritornare in qualunque luogo e in qualunque istante del tempo desideri, per continuare a combinare guai altrove, fuori dallo sguardo vigile del Monocolo.
Frank quindi, coi suoi pieni poteri di Ghost Rider, deciderà di tornare indietro nel tempo, per far tentare di rimediare al più grande errore della sua vita.
Un peccato più grande degli omicidi, dell’alleanza con Galactus e di ogni altro atto esecrabile abbia compiuto: quello di essersi ad un certo alleato con Thanos per obbligo e di avergli fatto da araldo.
La soluzione? Semplice, tornare indietro nel tempo su Titano, rapire un Thanos ancora in fasce ed educarlo in modo differente, nella speranza di poter cambiare il futuro del tiranno e di salvare l’esistenza stessa.
Il Punitore vuole crescere un piccolo Thanos, già con istinti omicidi, per farlo diventare un bravo ragazzo?
Si, lo penso anch’io, c’è qualcosa che non va. E lo pensa anche Uatu l’Osservatore, giunto per essere testimone di quella che sulla carta forse è la più grande cazzata mai compiuta nella storia.
Alterare il passato significa creare nuove linee temporali future, con nuovi personaggi. E ci penseranno i vecchi Galactus e Cable a ricordarcelo, intervenendo ripetutamente per impedire al Cosmic Ghost Rider di fare quello che si è prefissato.
In un susseguirsi di colpi di scena, battute e squartamenti a ritmo forsennato leggerete uno dei titoli più divertenti e matti che la Casa Delle Idee abbia sfornato negli ultimi tempi.
Il Frank Castle di questa storia non è il musone ostinato che siamo abituati a conoscere. E’ pazzo, eppure lucido nella sua follia, ricordando da vicino più Deadpool che il Punitore.
Le sue idee, il modo in cui porta avanti un piano totalmente folle (ma funzionante nella sua testa) e le sue battute sono davvero vicine ai modi del Mercenario Chiacchierone, ma questa cosa non disturba, anzi rende la lettura molto divertente e scorrevolissima.
Le trovate che Cates saprà estrarre dal cilindro per Thanos in primis, ma anche poi per Cable e tutta la masnada di eroi ribelli che fronteggeranno il titano e Castle, sono geniali.
Già il fatto di vedere un Ghost Rider col teschio del Punisher è piuttosto esaltante, vederlo poi fare il baby sitter di un piccolo Thanos (già) scatenato è davvero un mix esplosivo. Non è che la trama ideata da Donny Cates in questa mini serie di 5 numeri sia incredibilmente originale o complessa; è proprio il modo in cui le cose procedono, assieme ai dialoghi e alle battute, che è dannatamente coinvolgente e divertente.
E’ un fumetto che racconti volentieri agli amici quando esci con loro la sera, un one-shot che ti leggi tutto d’un fiato e ne vorresti ancora dopo che l’hai finito da quanto è dissetante.
I disegni di Dylan Burnett, accompagnato ai colori da Antonio Fabela, sono efficaci e caricaturali al punto giusto. Quando bisogna essere cattivi non lesina e quando c’è da far ridere si va alla grande (specie nel reparto “espressioni del viso”.
Siamo molto distanti dalle vette di Geoff Shaw su Thanos Vince, ma c’è da dire che ci troviamo in un ambito completamente diverso, molto più scanzonato e divertente. Quindi la scelta di affidare le matite ad un disegnatore dal tratto semplice e veloce la trovo decisamente azzeccata. Anche perché contribuisce a restituire un’aura da fumetto americano indipendente, che lo stesso Donny Cates ci tiene a rimarcare nell descrivere la sua opera, “una serie indipendente ma scritta per la Marvel”, spirito assolutamente vincente e che in passato ha già regalato soddisfazioni (vedi Moon Knight di Lemire, She-Hulk di Soule o Iron Fist di Kaare Kyyle Andrews).
Ennesimo colpo a segno quindi del texano dai capelli ossigenati, che non vediamo l’ora di conoscere dal vivo per scoprire se è veramente matto come sembra o meno.
Prendetelo, leggetelo, raccontatelo agli amici, prestatelo. E’ così bello ridere di gusto e divertirsi leggendo fumetti scritti bene.
E se in futuro vi venisse qualche incredibile idea geniale su come sistemare le cose nella vostra vita, fermatevi un minuto e pensate a quella volta che Frank Castle, divenuto Ghost Rider, decise di crescere ed educare Thanos.
Buona riflessione.
- Donny Cates colpisce ancora: geniale, divertente, scorrevolissimo. Un vero piacere
- L'idea di rendere Frank Castle il nuovo Cosmic Ghost Rider è geniale (e potenzialmente una miniera d'oro)
- Disegni adeguati, dal tratto spesso caricaturale e divertente
- Battute, sketch, ritmo: tutto alla grande
- La trama non è originalissima ma il modo in cui è confezionata è perfetta
- Peccato, è già finito? Datecene ancora!!!!!