L’attesissimo Anthem è ufficialmente disponibile per PC e console. Scoprite come ci è sembrato con la nostra recensione.

Ci eravamo gasati un sacco quando fu presentato Anthem, o almeno io ricordo di aver nutrito parecchie aspettative. Non mi risulta difficile pensare che anche altri giocatori, tra i memori delle ore passate sulla saga di Dragon Age, o più in particolare, vista l’impronta fantascientifica di quest’ultima produzione, su quella di Mass Effect, si aspettassero una nuova IP degna del nome BioWare (Mass Effect Andromeda volevamo dimenticarcelo).

Poi non se n’è quasi più saputo niente per mesi e mesi. Insomma, dopo aver visto quella impressionante sequenza di un simil Iron Man che svolazzava tra paesaggi naturali dal fascino devastante, la software house è stata in silenzio e ha centellinato le informazioni da divulgare e le immagini da mostrare. Persino allo scorso E3, durante l’EA Play, non si è potuto vedere altro che una sequenza hands-off che del gioco diceva poco e niente.

Ora che Anthem è finalmente arrivato su PC (via Origin e Origin Access), PlayStation 4 e Xbox One (dov’è anche disponibile su EA Access), a partire dallo scorso 22 febbraio, si è capito meglio il perché tanta riservatezza: l’impressione che il gioco mi ha dato è stata quella dell’ennesimo titolo pensato per il lungo termine, ma scendiamo più nel dettaglio e analizziamolo evidenziando i punti deboli come quelli di forza, che non sono pochi.

 

 

Anthem crea un universo sfaccettato e pieno di potenziale, ma fallisce nel raccontarlo.

Anthem è come lo scolaro brillante che non si applica. Per chi ha seguito la mia diretta su Twitch in cui ho giocato #LaPrimaOra del gioco non sarà un mistero che la mia paura più grande nell’approcciarlo era che si rivelasse una sorta di Destiny, e in parte è proprio ciò che è accaduto. BioWare ha creato come sempre un universo sfaccettato e pieno di potenziale, bellissimo visivamente e al tempo stesso evocativo, peccato che inseguendo la tendenza dilagante per gli shooter a mondo condiviso si sia dimenticata di narrarlo al giocatore, pretendendo che sia lui a doverne scoprire le storie.

BioWare ha puntato maggiormente sull’idea di un racconto corale, che non riesce però a catturare pienamente.

Questo è demotivante, le sfilze di descrizioni e storie da leggere accecandosi dai menù di gioco mi hanno decisamente sfinito e sono il motivo principale per cui questo tipo di titoli non riesce a fissarsi nel cuore dei giocatori come un The Last of Us, ma nemmeno come un Dragon Age: Origins o un Mass Effect 2. La narrazione non dev’essere vista come un parergo, perché è il primo punto di contatto con cui catturare i giocatori. Ciò che più di tutto non si spiega è che gli intrecci in Anthem ci sono, semplicemente non li si è voluti raccontare con le sequenze filmate che avrebbero meritato, o comunque non in modo orizzontale.

Una trama principale c’è, anche se non è delle più originali: futuro, l’umanità lotta per sopravvivere nelle lande selvagge e minacciose di un mondo rimasto incompiuto. Gli Specialisti combattono senza sosta questa battaglia contro il potere dell’Inno, grazie all’aiuto degli Strali, le loro incredibili armature potenziate.

È chiaro che BioWare abbia puntato maggiormente sull’idea di un racconto corale creato dalle tante voci che popolano Fort Tarsis, un hub di estrema importanza anche narrativa, ma forse non la scelta migliore. Per dirla senza troppi giri di parole: se in Anthem siete interessati solo, o in modo preponderante, al single player, è meglio che vi rivolgiate verso altri lidi.

 

 

Tuttavia il gameplay di Anthem funziona ed è maledettamente divertente.

Dispiace perché il gameplay funziona ed è maledettamente divertente. Al netto di una risposta non tra le più appaganti del segmento per quanto concerne le armi (tantissime), i combattimenti e il peculiare sistema di movimento di Anthem riusciranno a conquistarvi in pochi secondi. Avremo a nostra disposizione quattro diversi assetti degli Strali, che si suddividono in Guardiano (il più versatile, con un buon bilanciamento tra abilità offensive e difensive), Colosso (classico tank, grosso e lento ma con una potenza di fuoco davvero letale), Tempesta (strale dall’incredibile potenza offensiva, ma con un’armatura leggera difficile da governare) e Intercettore (il più agile e manovrabile di tutti, pensato per avvicinarsi, infliggere danno e allontanarsi subito, senza che il nemico abbia il tempo di reagire).

La cosa essenziale per arrivare fino in fondo è gestire al meglio il proprio equipaggiamento.

La cosa essenziale per arrivare fino in fondo è gestire al meglio la propria dotazione bellica, tra armi e abilità, grazie a un sistema ruolistico e di equipaggiamenti piuttosto profondo. Il loot di armi è un altro aspetto importantissimo, che determina il livello della potenza cumulativa di tutti i pezzi di equipaggiamento per rarità, affiancando il nostro livello da accumulo esperienza.

 

 

 

 

Il primo Strale lo sceglieremo subito dopo il tutorial, il secondo quando avremo raggiunto il livello 12, il terzo al livello 20 e l’ultimo dopo aver raggiunto il livello 28. Svolazzando qua e là tra le esplosive battaglie si potrà arrivare fino al level cap di 30, dopo il quale inizierà un soddisfacente (anche se un po’ ripetitivo) endgame. BioWare dal canto suo ha già promesso che lo arricchirà molto con un supporto costante nel tempo, ma la sensazione è sempre quella di aver comprato un prodotto incompleto.

Infine, dal punto di vista tecnico, Anthem spinge il Frostbite Engine, anche se rispetto ai filmati mostrati fino all’ultimo E3 un po’ di downgrade pare esserci stato, per ragioni ben comprensibili in ottica di multigiocatore. Il colpo d’occhio è comunque maestoso, sia in termini grafici (la versione da noi testata per la recensione è quella per Xbox One X, che restituisce la miglior esperienza possibile su console), sia dal punto di vista artistico.

Il mondo di Anthem è ricco, colorato, dettagliato, davvero una spanna sopra a tutto ciò che si è visto finora in ogni altro shooter a mondo aperto condiviso. Altro grande punto di forza della produzione è il comparto sonoro, con ottime musiche ed effetti e persino una quanto mai rara presenza del doppiaggio in italiano (di buon livello). Insomma, Anthem è davvero un videogioco pieno di potenziale che purtroppo non si realizza pienamente a causa di una svogliatezza nello scrivere e narrare una storia, e di un endgame meno ricco di quanto non ci si aspetti già al day one da un titolo con questi valori produttivi.

 

 

75
Anthem
Recensione di Francesco Ventrella
ME GUSTA
  • Universo ben fatto e pieno di potenziale
  • Gameplay decisamente riuscito
  • Grafica e sonoro a livelli altissimi
FAIL
  • Trama corale raccontata in modo svogliato
  • Attività un po' ripetitive
  • Endgame da ampliare