Perché First Man ha vinto l’Oscar per i migliori Effetti Speciali

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In molti se lo stanno chiedendo oggi: con altri film in cui la computer grafica ha raggiunto livelli incredibili, come Ready Player One o Avengers: Infinity War, che ha di tanto speciale First Man per vincere il premio Oscar? Molto, tanto da rivoluzionare come saranno girati film simili in futuro.

Potrei ora dilungarmi nello spiegare la differenza tra VFX, SFX e CGI, tutti aspetti molto diversi tra loro di un film che la Academy (colpevolmente secondo me) riassume in “Visual Effects” e noi italiani (da bravi ignoranti) in “Effetti Speciali”.

Ma non è così importante. L’importante è raccontarvi cosa ha di speciale First Man e perché ha vinto il premio Oscar.

First Man

 

Damien Chazelle ha portato sul grande schermo la conquista della Luna, una missione impossibile diventata possibile, diventata un modo di dire, quel “Moon Shot” che tanto piace dire agli americani quando vogliono intendere qualcosa di davvero, davvero difficile.

Chazelle avrebbe potuto riempire il film di computer grafica come tanti prima di lui hanno fatto raccontando l’esplorazione dello spazio.

Grandi green screen, attori che fissano il vuoto, o, se va bene, croci nere su verde e poi tanto “composite”, cioè la tecnica che permette di sovrapporre computer grafica a girato in studio (sto semplificando molto, per voi babbani che mi leggete) e di ottenere quello che siamo abituati a vedere al cinema oggi. Ready Player One e Avengers: Infinity War sono stati girati proprio così, come tantissimi altri blockbuster degli ultimi anni.

First Man è stato girato quasi completamente “in camera”.

First Man invece no. Non è stato girato così. È stato girato quasi completamente “in camera“.

Che significa? Significa che quello che vedete a schermo è stato completamente ripreso dalle camere di Chazelle. È esistito per davvero, non ricreato da un computer. Voglio dire che gli attori di First Man sono andati sulla Luna? Gosling ha pilotato un X-15 per davvero? Sono stati dentro all’Apollo 11 per davvero? No, ovviamente. Ma rimanete attenti altri due minuti, ci arriviamo.

Lo scorso anno ho avuto il piacere di intervistare Rob Bredow, il nuovo grande capo di Industrial Light & Magic e, tra le altre cose, il responsabile degli effetti speciali di Solo: A Star Wars Story.

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Tra le tante cose interessanti che mi ha raccontato e che ha prima presentato alla View Conference di Torino, c’era questa nuova tecnica che permette agli attori di vivere in prima persona il volo di un aereo, di una astronave, o di qualcosa del genere: in pratica viene creato un immenso schermo che solitamente copre 180° di visuale e di fronte ad esso viene installata l’astronave (in quel caso il Millennium Falcon, o meglio, la sua cabina di pilotaggio) montata su pistoni idraulici che sono in grado di muoverla, sincronizzandone i movimenti con l’orizzonte mostrato nello schermo di fronte ad essa.

 

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Rob Bredow nei contenuti speciali di Solo: A Star Wars Story

 

A che serve tutto questo? A riprendere gli attori mentre recitano e l’astronave si muove per davvero, e fuori dal cockpit c’è per davvero lo spazio che si muove e reagisce correttamente.

I cameramen possono muoversi liberamente e riprendere gli attori, possono anche fare scelte in base a quello che sta succedendo, in tempo reale, mentre questi sono sobbalzati all’indietro dalla spinta dei motori e fuori si vede l’iperspazio scorrere e riflettersi per davvero, su tutto il cockpit e sugli attori stessi.

Un momento molto interessante della conferenza di Bredow alla View Conference ha spiegato proprio come uno dei cameramen di Solo: A Star Wars Story, accortosi durante una ripresa che c’era un bel riflesso dell’iperspazio sugli occhi di Han Solo, ha cambiato l’inquadratura concordata e ne ha inventata una nuova sul momento, giudicandola migliore.

Era li, per davvero, e questa cosa non sarabbe mai potuta succedere se avessero semplicemente ricreato tutto in computer grafica e girato di fronte ad un asettico schermo verde.

 

 

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Il film di Chazelle ha portato questa tecnica all’estremo.

Che c’entra tutto questo con First Man? Beh il film di Chazelle ha portato questa tecnica all’estremo, l’ha utilizzata per tutti i voli che vedete nel film e si può dire che la troupe tecnica di Chazelle l’abbia inventata, o per lo meno portata ai livelli massimi che vediamo nel film.

 

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In First Man tutto quello che vedete è successo per davvero, Gosling quando l’X-15 lo fa sobbalzare a destra e a sinistra non deve fingere: ci sono dei pistoni idraulici che muovono una riproduzione dell’aereo per davvero e fuori dai vetri si vede scorrere il cielo per davvero… o meglio si vede un cielo sincronizzato e rappresentato su un maxi schermo LCD alto e largo diverse decine di metri.

 

 

Allo stesso modo Chazelle ha voluto utilizzare vecchie tecniche di stunt non più in voga nel cinema di oggi e tutte queste scelte hanno dato al film quella grana di realismo che mai avrebbe potuto avere se avessero optato per la (oggi) semplice computer grafica.

 

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La troupe ha ottenuto il permesso di girare alla NASA, nei veri luoghi in cui si sono svolti cinquanta anni fa i fatti raccontati nel film. Il bus che accompagna gli astronauti verso il Saturn V è quello vero usato all’epoca.

Gli enormi cingoli che muovono il Saturn V verso la sua rampa di lancio sono inquadrati in primo piano e sono proprio quelli veri, ancora operativi a Cape Canaveral. La scena della Luna è stata girata in una valle, di notte, dove erano stati ricreati i crateri lunari e la polvere lunare a terra.

È tutto “vero”, originale, o ricreato maniacalmente, non c’è computer grafica, non ci sono schermi verdi, non ci sono crocette di nastro adesivo. (ok, il Saturn V che decolla e altre scene sono fatte in computer grafica, ma avete capito il senso)

 

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Ma è proprio la tecnica dello schermo gigante per il cielo che è valsa a First Man il premio Oscar e, statene certi, che rivedremo in tanti altri film in futuro.

Una tecnica che accorcia i tempi di produzione, aumenta enormemente il realismo, restituisce agli attori la scena e gli permette di avere reazioni e comportamenti davvero realistici. Una tecnica che, nel suo piccolo, ha rivoluzionato il modo di fare “effetti speciali” ad Hollywood e ci regalerà film migliori nei prossimi anni.

 

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Di fronte a questa innovazione la computer grafica di Ready Player One o di Avengers, seppur eccelsa… scusate, ma vale ben poco.

Tutto questo, converrete con me, merita un premio Oscar.

 

 

Le foto e i video in questo articolo sono tratti dai contenuti speciali di First Man. ©Universal Studios. Ne abbiamo un estratto sul nostro canale se vi interessa, senza commento:

 

 

Se invece volete approfondire vi consiglio caldamente di comprare First Man in home video o in digitale e di guardarvi tutti i contenuti speciali e dietro le quinte, davvero interessanti.

 

 

 

 

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