Alita – Angelo della battaglia

Abbiamo incontrato a Londra il cast di Alita – Angelo della battaglia: i premi Oscar Christoph Waltz e Jennifer Connelly, la protagonista Rosa Salazar, l’esordiente Keean Johnson, il regista Robert Rodriguez e il produttore Jon Landau. Tutti d’accordo sul fatto che Alita sia rivoluzionaria.

In principio fu il manga di Yukito Kishiro: negli anni ’90 Guillermo Del Toro se ne innamorò e lo regalò all’amico James Cameron, che amò così tanto Alita: l’angelo della battaglia da produrre prima una serie tv ispirata al fumetto giapponese, Dark Angel (che lanciò a livello mondiale la bellezza di Jessica Alba e di cui stiamo ancora aspettando una conclusione), e poi scrivere una sceneggiatura per un film che avrebbe tentato di realizzare per i successivi 20 anni.

 

 

 

 

Nel tempo il progetto di Cameron è cambiato, la sceneggiatura si è fatta sempre più ricca e poi… Poi è arrivato Avatar.

Nel tempo il progetto di Cameron è cambiato, la sceneggiatura si è fatta sempre più ricca e poi… Poi è arrivato Avatar. Perso nella sua Pandora, e nella ricerca di una tecnologia sempre più avanzata per realizzare una motion capture perfetta, il regista si è convinto a lasciar andare la propria creatura, affidata alle mani di Robert Rodriguez, suo amico anche lui, presentatogli ancora una volta da Del Toro, in una videoteca di Los Angeles (che, come abbiamo appreso dallo stesso Rodriguez, ormai è stata chiusa).

Dal 14 febbraio è nelle sale Alita – Angelo della battaglia e, benché alla voce regista ci sia scritto Robert Rodriguez, il film ha ancora moltissimo dei temi e delle idee care a James Cameron: ambientata in un futuro distopico, la pellicola racconta la storia di un cyborg (Rosa Salazar, che ha recitato indossando una tuta con centinaia di sensori) dal cervello umano e l’aspetto di una ragazzina, riportato in vita dal dottor Ido (il premio Oscar Christoph Waltz), che le dà il nome di Alita e la tratta come fosse una figlia.

Gli occhi grandi e innocenti di Alita ispirano fiducia e bontà, ma in realtà la ragazza è l’ultimo esemplare di una tecnologia praticamente estinta e vecchia di 300 anni, una macchina da guerra letale, che, benché non ricordi nulla del suo passato, conosce ancora alla perfezione la Panzer Kunst, la tecnica di combattimento più letale che l’uomo abbia mai concepito.

Senza un posto nel mondo (diviso nella città del cielo, Zalem, in cui si sono rifugiati i potenti, e una città discarica, Iron City) Alita deve capire quale sia il suo scopo.

 

 

 

 

Nel suo percorso per la verità, oltre a riflettere su temi fondamentali come il dualismo mente-corpo, l’importanza di creare dei legami e di pensare al bene comune, Alita incontra diverse persone, tra cui Chiren (il premio Oscar Jennifer Connelly), ex moglie di Ido e chirurgo a sua volta, che ha dimenticato la propria umanità e sfoga il suo dolore creando mostri; Hugo (l’esordiente Keean Johnson), che ha il merito di farle scoprire la cioccolata e diventa presto più di un amico, e Verctor (il premio Oscar Mahershala Ali, terno!), tramite tra Iron City e Zalem.

 

 

 

il regista Robert Rodriguez

 

 

 

Un personaggio rivoluzionario

A Londra, al junket europeo di Alita – Angelo della battaglia, abbiamo incontrato il cast del film e il regista Robert Rodriguez ci ha confermato che Alita è un personaggio rivoluzionario, non solo grazie al livello impressionante raggiunto dalla tecnologia impiegata (il 3D è uno dei migliori mai realizzati, luminosissimo, da vedere possibilmente in IMAX, per apprezzare appieno le incredibili scene di combattimento), ma anche per la sua capacità di ispirare le giovani donne, e i giovani in generale, che magari si sentono come la protagonista all’inizio del film, un rottame buttato con la spazzatura:

 

La cosa bella dei film è che non serve fare una lezione ai giovani, possono capirlo da soli: vedono un personaggio in cui si identificano, che fa un percorso, e possono farsi ispirare.

È la bellezza dell’arte e della narrazione: aiuta a mostrare un percorso alle persone, un codice morale, una forma di pensiero. Invece che dirlo, si può vedere: la fantasia lo rende reale.

 

 

 

 

Abbiamo bisogno di uno sguardo puro come quello di Alita

Gli occhi di Alita non sono solo grandi, ma comunicano purezza: qualcosa che è sempre più raro. Se per Christoph Waltz uno sguardo innocente sul mondo oggi è: “Terrificante, come guardare dentro l’abisso: quindi un po’ di illusione potrebbe aiutarci a sopravvivere”, per Rosa Salazar è invece sempre importante:

Ne abbiamo sempre avuto bisogno: sarà sempre rilevante e attuale, è la bellezza di questo film. Dobbiamo ricordare alle giovani donne, e ai giovani in generale, di non ascoltare tutto, ma di cominciare a sondare la loro voce interiore. Quell’istinto li guiderà molto più di quanto possano immaginare.

 

D’accordo il produttore Jon Landau:

Credo che Alita sia fonte di ispirazione: ci invita a guardare il mondo da una nuova prospettiva. Viviamo ogni giorno nel pregiudizio, mentre Alita porta con sé la meraviglia e vede bellezza in cose che noi non consideriamo tali.

Credo sia un insegnamento importante: trovare nelle cose bellezza invece degli aspetti negativi.

 

Alita – Angelo della battaglia è in sala dal 14 febbraio
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