È straordinario pensare di riuscire a ricostruire la vita o parte dei trascorsi di uomini vissuti anche più di 3000 anni fa, soprattutto se i riferimenti ad essi sono pochi.
Perché anche se la valle del Nilo ha dato origine ad una civiltà che curava in modo molto particolare il passaggio oltre la vita, conservando i defunti insieme a molteplici oggetti, allo stesso modo il misticismo che avvolge la cultura egizia ha creato dei grandi vuoti che la storia e l’archeologia tentano pazientemente di colmare.
Su Imhotep gli storici si esprimono in modo quasi univoco nella ricostruzione della sua vita, nonostante i pochi, ma fondamentali, elementi giunti a noi, sparsi tra Antico, Medio e Nuovo regno.
Se il suo nome viene ricordato come quello dei faraoni è perché non è stato un semplice servitore, ma qualcosa di più: un semidio e poi Dio.
Un architetto, medico e astronomo vissuto nell’Antico Egitto.
Le sue origini non sono ancora ben note e creano di fatti un punto interrogativo che si propaga nelle speculazioni su tutto il resto della sua vita.
Probabilmente nato in una famiglia di umili origini, anche se i natali nobili spiegherebbero più semplicemente le posizioni nell’amministrazione ricoperte poi in futuro.
La sua nascita viene individuata alla fine della II Dinastia, all’incirca nel 2700 a.c. e visse per di più sotto il regno del faraone Djoser o Zoser della III Dinastia.
Sono noti i nomi dei genitori: il padre Kanofer e la madre Khereduankh che si videro trasformati o spodestati dal ruolo di genitori quando la figura di Imhotep iniziò ad assumere tratti divini.
Il popolo costruì la famiglia divina partendo dal figlio, Imhotep, e rimpiazzò di fatto il suo padre naturale con il Dio Ptah, il Dio ordinatore, onorato a Menfi capitale dell’Antico Regno, fino alla sua distruzione.
Ptah era un Demiurgo, cioè colui che possiede una forza ordinatrice, imitatrice, plasmatrice, che vivifica la materia, dandole una forma, un ordine, e soprattutto un’Anima, riassumendolo come Platone.
Molto di quello che sappiamo oggi su Imhotep proviene da incisioni ed epigrafi ritrovati nei complessi funerari dei faraoni. In quello di Djoser è stata ritrovata un’iscrizione, proprio sotto la sua statua, che specifica i titoli e le funzioni svolte da Imhotep:
Cancelliere reale del Basso Egitto, primo dopo il Re, amministratore del Gran Palazzo, signore ereditario, sommo sacerdote di Eliopoli, maestro dei costruttori, degli scultori e dei creatori di vasi di pietra.
Proprio come in Game of Thrones con Daenerys Targaryen, nata dalla tempesta, la prima del suo nome, regina degli Andali etc etc..
Come recitato nell’iscrizione di Djoser, Imhotep era l’architetto reale, colui a cui viene attribuita l’ideazione della tomba mastodontica: la piramide di Saqqara; ritenuto il precursore delle successive piramidi a pareti lisce del complesso di Giza.
L’Architetto che Disegnò L’immortalità
La società dell’Antico Egitto viene ricordata come una delle più complesse tra i popoli dell’antichità. Organizzati con una struttura, non a caso, piramidale, vedeva collocato in cima il faraone che compare per la prima volta solo dopo l’unificazione dei protoregni, unendo Alto e Basso Egitto in un unico regno.
Al di sotto del faraone vi era il Visir, una sorta di primo ministro, interfaccia tra il sovrano e il resto dei gradoni sociali. Tra gli organi più importanti del regno troviamo i funzionari di stato. Essi rappresentavano il faraone in ogni particolare ambito di applicazione come il gran maestro della guerra, del tesoro e dell’artigianato. Tra questi figurava anche l’architetto reale.
Si crede che Imhotep abbia studiato e poi lavorato con cariche amministrative per tutto il regno del predecessore di Djoser e che poi sia stato investito di cariche di più alto prestigio solo con la salita al potere di quest’ultimo.
Ricordano l’estraneità di Imhotep alla famiglia reale, il suo ricordo e la sua figura arrivano a noi per delle importanti azioni che deve aver compiuto in vita, sicuramente instaurando con il Faraone Djoser un forte legame
Questo ha sicuramente permesso che Imhotep fosse l’ideatore e creatore del complesso funerario del faraone, compresa la piramide a gradoni di Saqqara.
La necropoli, costruita nel XXVII secolo a.c in prossimità dell’antica Menfi, si estendeva per circa 15 ettari ed il luogo era stato scelto dall’architetto con l’intenzione di dar vita allo scenario perfetto per facilitare il passaggio oltre vita del faraone.
La piramide, date le sue dimensioni di circa 120 x 109 metri e 40 in altezza, salta subito all’occhio, ma tutt’attorno sorsero corti, colonnati, portici e svariati edifici decorativi tutti attornati da un muro di cinta alto 10 metri, che riproduce in tutto e per tutto l’antico Muro Bianco che circondava Menfi e che come riportato nella Pietra di Palermo, il faraone doveva circumnavigarlo per prendere simbolicamente il controllo su tutto il regno.
La piramide così come il muro sono in piedi e reggono sotto la forza di gravità da oltre 3000 anni. Come detto in precedenza, ad Imhotep viene attribuita l’ideazione della necropoli, ma gli storici pensano che la prima piramide, quella di Saqqara, sia solo una rivisitazione delle Ziqqurat ritrovate in Mesopotamia.
Le due costruzioni sono accomunate dalla sovrapposizione di piattaforme, dette mastabe, che rimpiccioliscono con l’aumentare dell’altezza, ma si differenziano per la loro funzione o almeno in parte.
Le Ziqqurat erano dei veri e propri trampolini verso il cielo che assumevano dimensioni gigantesche per poter essere osservate dal cosmo e quindi dagli dei, mentre come sappiamo le piramidi fungevano da tomba reale, ma non si esclude che condividano anche questa loro funzione.
In ogni caso, Imhotep fu il primo ad immaginare le piramidi realizzate appositamente per gli uomini più che per le divinità, diventando di fatto l’uomo che ci ha permesso di ammirare opere immortali.
Icona della Guarigione
Ma le capacità di Imhotep furono trasversali e toccarono oltre all’architettura anche la poesia e la medicina. Quello che chiameremmo un uomo a tutto campo era visto come genio, sapiente ed per questo le sue raffigurazioni di tardo periodo, realizzate in vari metalli, lo vedono rappresentato come un uomo seduto che regge un papiro sulle ginocchia su cui compare l’iscrizione Imhotep, figlio di Ptah, Dio associato all’artigianato e alla creazione.
Oltre a questo era anche un sacerdote, ponte tra il terreno e il divino, voce degli dei sulla terra, quindi in grado di esercitare la magia. Non a caso Imhotep era ritenuto un medico eccezionale.
La magia e la capacità di guarire, nell’Antico Egitto, erano accomunate e ai guaritori erano attribuiti poteri magici.
Tuttavia si attribuisce a lui la stesura del testo presente nel Papiro Edwin Smith, dove per la prima volta in un papiro rinvenuto sino a noi, si parla della medicina con un approccio moderno e scientifico e non perpetrato con arti magiche.
Se ciò fosse confermato, il legame tra medicina e Imhotep sarebbe presto spiegato, ma per il momento non è possibile dare conferma dell’effettivo contributo di Imhotep alla medicina.
Il suo più alto momento, quello in cui assunse connotati divini, passando da semidio a Dio della medicina e della guarigione, avvenne solo nel periodo del Nuovo Regno dove vi sono prove che Imhotep fosse associato non solo al Dio Ptah, ma anche al Dio Thot, della scrittura e della conoscenza.
In questo periodo e in quello del Tardo Egitto (672 a.c) il culto del Dio della guarigione esplose. Furono prodotte della statuette a sua immagine e somiglianza e il suo culto raggiunse i confini di altre civiltà e in alcune di queste influenzò le credenze già esistenti, come in quella greco-romana con il Dio Asclepio.
Inoltre nel 1964, l’egittologo britannico Walter Bryan Emery, scavò a nord della piramide a gradoni dove scoprì una serie di tunnel e gallerie che portarono all’esumazione di un milione e mezzo di mummie di Ibis.
Nel culto egizio, l’ibis è associato al dio Thot e il numeroso ritrovamento di mummie, come quello degli ibis, fanno pensare che il sito della piramide di Saqqara fosse meta di pellegrinaggio per malati che chiedevano un aiuto al Dio Imhotep e che quindi fossero resi dei tributi al Dio nei dintorni della piramide.
Ma come può un uomo diventare Dio?
Era possibile per dei comuni mortali diventare divinità in quanto il loro Ka, la parte di anima che sopravvive alla morte, poteva essere deificato. Nella religione dell’antico Egitto si ritiene che l’anima umana possa essere suddivisa in più parti e il Ka è una di queste. Esso cresce con l’uomo durante tutta la sua vita e permette a questo di ricordare, anche i sentimenti terreni. Una volta morti, il Ka non scompare; se questo viene alimentato con la preghiera e con tributi allora si garantisce la sopravvivenza oltre la morte. Proprio come si pensa che sia stato fatto alimentando il culto di Imhotep.
Imhotep risulta essere protagonista di un evento storico conosciuto grazie alla Stele della Carestia incisa su una grande roccia dell’isola di Sehel. L’epigrafe scritta con caratteri geroglifici parla di un periodo di sette anni di siccità. Questa carestia occorse durante il regno del faraone Djoser.
La storia raccontata sulla stele narra di come il faraone fosse preoccupato per il periodo di siccità di lunga durate e per questo si rivolse al sacerdote, Imhotep, al quale gli venne chiesto di scoprire a quale divinità il faraone dovesse chiedere clemenza.
Allora il sacerdote consultò gli archivi, rintracciando il Dio che regolava le piene del Nilo: Khnum; da quel momento il Dio in questione tornò ad essere venerato come un tempo e il Nilo con una provvidenziale coincidenza tornò ai suoi giorni di grande vigore.
Anche questo potrebbe essere un momento cruciale nella storia di questo personaggio, rendendosi artefice o complice della risoluzione della siccità, tra lui e Djoser può essere nato un rapporto di totale fiducia.
Il mistero della sua tomba
Le tradizioni vogliono che il grande Imhotep sia stato sepolto a Saqqara, benché gli archeologi non siano ancora riusciti a trovare alcuna conferma a tale ipotesi.
Attualmente a Saqqara è presente una missione polacca che si spera prima o poi riuscirà a risolvere questo affascinante mistero, ma che nel mentre, di recente, ha scovato le porte di una tomba mai individuata prima, appartenente ad un sacerdote risalente alla V dinastia.
Tour Nell’antico Egitto con Assassin’s Creed
Con l’uscita del penultimo capitolo della saga di Assassin’s Creed, Ubisoft ha realizzato un tour guidato attraverso le più grandi opere realizzate durante l’esistenza dell’antica civiltà egizia. Sfruttando modelli e motore grafico di Assassin’s Creed: Origins è stato realizzato uno spettacolare documentario interattivo, reso gratuito per gli istituti d’istruzione francesi e incluso gratuitamente nell’acquisto del gioco, altrimenti se si vuole godere solo del tour è possibile acquistarlo come un pacchetto a se stante.
- Discovery Tour su Steam (store.steampowered.com)
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La Storia in Breve è una rubrica di carattere storico che cerca di raccontare – in breve – popoli, grandi personaggi, battaglie e curiosità del mondo antico e moderno. Non dimentichiamo ciò che merita di essere conservato, ricordando salviamo il nostro passato.
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