Arriva al cinema Il Primo Re, l’atteso film epico di Matteo Rovere che porta sul grande schermo il mito di Romolo e Remo. La dimostrazione che il grande cinema italiano è ancora vivo e vegeto.
Un po’ come le favole della buona notte, la leggenda di Romolo e Remo è un mito fermo nel tempo. Un racconto in bilico tra mitologia e realtà, più volte trattato da diversi storici attraverso le versioni che ci sono arrivate nel tempo.
Una storia ricca di simboli ed elementi spirituali che incarna in sé la difficoltà stessa del mito postumo. Ci basta pensare a Livio, Plutarco o ancora Ovidio: sono molti i pensatori che hanno parlato di questa leggenda.
Leggenda che tra fantasia e realtà, con i suoi simboli come la lupa, i segni divini, Albalonga e un imprescindibile pegno di sangue, segna comunque un punto importantissimo per la nostra storia, quello della nascita di Roma.
Dal punto di vista narrativo, Il Primo Re è l’analisi del racconto mitologico attraverso lunghi studi intrapresi dallo stesso Matteo Rovere e dagli sceneggiatori Filippo Gravino e Francesca Manieri, la decostruzione dell’archetipo riportata sul grande schermo come una “grande storia d’amore” tra due anime che vanno a formare due facce dello stesso individuo.
La parte più spirituale, quella rappresentata da Romolo, fedele servitore di un dio meschino ed egoista che ha in serbo per lui un destino tanto importante quanto agghiacciante. E poi la parte più individualista, quella che cerca di autoaffermarsi andando oltre il volere degli dei, ovvero Remo.
Due fratelli, soli, nell’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli dei.
Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la storia ricordi.
Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda.
Il Primo Re non ci parla unicamente della storia di Romolo e Remo, ma di due fratelli, due gemelli uniti da un legame estremamente intimo e superiore, due individui immersi in un mondo selvaggio.
Una natura ostile dominata dagli spiriti, dalla credenza e dalla superstizione; una natura crudele e selvaggia, rappresentata dalla fede stessa riposta in un dio capriccioso e volubile, ricca di insidie e che al tempo stesso diventa rifugio per un gruppo di uomini affamati, rabbiosi, ma anche fragili. Un gruppo di uomini uniti dal bisogno di trovare un senso di appartenenza, fondare il significato della parola comunità.
Ed è proprio comunione, assieme a fratellanza, fede e sacrificio, la parola chiave di questo racconto epico che prende vita sullo schermo in maniera talmente vivida da trascinare lo spettatore al suo interno.
Un racconto stratificato che si presta a molte interpretazioni, chiede allo spettatore di unirsi alla narrazione e, al tempo stesso, di confrontarsi in quello che è un epilogo che troppo ricorda la nostra realtà.
La fondazione di una prima comunità formata da persone tutte sullo stesso livello e aperta al diverso, all’uomo in difficoltà, all’escluso. Una comunità basata sul senso d’appartenenza che sarà l’origine di quella che, tanti anni dopo, chiameremo patria.
Il Primo Re è un film epico non solo per la storia che racconta, ma per la struttura con cui è stato realizzato.
Un grande rischio che Matteo Rovere ha deciso di correre – e per questo lo ringraziamo – portando con sé un gruppo nutrito di grandi rappresentanti dell’artigianato cinematografico, realizzando un prodotto audiovisivo difficile, complesso.
Il rischio di un film per lo più girato in esterna con luci naturali in cui la mano del direttore della fotografia Daniele Ciprì si sente tutta, lasciandoci immergere in un realismo che lascia senza parole.
Un film che più che tale sembra essere un vero e proprio documentario, dove a parlare non sono le parole, ma i movimenti del corpo, le intenzioni, le espressioni e gli sguardi degli attori coinvolti.
Primi fra tutti i bravissimi Alessandro Borghi e Alessio Lapice che si mettono in gioco in una danza vorticante, affrontando una sfida non solo artistica ma anche umana.
Mettendosi a confronto con i propri limiti, sfidando quasi come i loro personaggi le intemperie, la natura, gli ostacoli che una corsa nel Tevere o una battaglia con le spade può nascondere.
Interessante e assolutamente funzionale l’uso del protolatino, una lingua tanto arcaica quando necessaria in un film del genere che avrebbe perso praticamente tutto se recitato in italiano.
Se fino a questo momento il racconto visivo di Rovere non può fare a meno di ricordarci il Valhalla Rising di Nicolas Winding Refn, in questo caso il giovane regista romano segue la lezione di Mel Gibson con il suo La Passione di Cristo dove per ricreare il realismo dei tempi in cui è ambientata la pellicola, gli attori hanno recitato unicamente in latino, ebraico e aramaico.
La lingua utilizzata dal regista è come un altro personaggio del film, che rafforza quei pochi dialoghi scelti per il racconto e accompagna i movimenti del corpo, le intenzioni dei personaggi. Esattamente come fa la macchina da presa, che segue i due fratelli e tutti gli altri elementi coinvolti nel racconto attraverso un’ampia scelta di inquadrature che ci portano a stretto contatto di quel mondo.
Forse in qualche occasione Rovere si lascia prendere leggermente la mano, puntando ad una dilatazione del racconto epico un po’ per eccesso, spesso scivolando in troppi rallenty o infarcendo la narrazione di eccessivi dettagli, fermandosi un minuto dopo il necessario. Piccolezze sulle quali, se confrontate all’epicità del prodotto in generale, è facile chiudere un occhio.
Duplice, invece, il rapporto con la colonna sonora che si lascia convincere dai canoni classici delle sonorità epiche con orchestra, abbandonando l’idea di un sonoro più ambientale e privo di musica. Una colonna sonora complice e tipica del racconto epico, ma che sotto questo punto di vista non porta niente di nuovo.
Il Primo Re è una sfida. Un film simbolo. Una pellicola coraggiosa che supera ogni limite.
Si confronta con un enorme mito. Si confronta con le tipiche produzioni italiane. Sfida lo spettatore con un tipo di cinema di genere al quale non è più abituato, ma ci ricorda che la rivoluzione del nuovo cinema italiano è già iniziata.
E, anche solo per questo, Il Primo Re è un film che andrebbe visto il prima possibile.
Il Primo Re arriva nei cinema italiani il 31 gennaio 2019.