Se c’è un autore che negli ultimi anni è riuscito veramente a ricavarsi una posizione da superstar nel mondo del fumetto americano, questo è senza dubbio Donny Cates. Geniale, fresco, irriverente, spregiudicato: tutte caratteristiche che in questo ambiente possono fare la differenza. Babyteeth arriva al secondo numero qui in Italia grazie a Saldapress e le cose non potrebbero veramente andare meglio.
La progressione di Donny Cates è veramente vulcanica. Ovunque sia passato ha lasciato il segno: dai passaggi in Dark Horse e Valiant all’arrivo in Aftershock con Babyteeth appunto, fino poi al successo in Image con God Country e in Skybound con l’ottimo Redneck (pubblicato anch’esso da Saldapress) e infine con il colpaccio Marvel che dopo avergli affidato l’ultima parte della serie di Thanos di Jeff Lemire (con quel ciclo pazzesco intitolato Thanos Vince di cui potete trovare la recensione qui), lo ha ingaggiato su Dr. Strange, Cosmic Ghost Rider e su Venom, portando addirittura la testata dedicata al simbionte a superare le 200.000 copie vendute e diventando un best seller totale.
E fino a pochi anni fa il texano faceva lo stagista in Marvel.
Da due anni ormai ogni volta che si sente nominare il suo nome è come se tutti i riflettori gli fossero puntati addosso. E il ragazzo ci mette del suo, twittando come un diavolo, mostrandosi in foto con Alan Moore, facendo battute su Watchmen Vs. Venom e chi più ne ha più ne metta.
Tutto questo lungo preambolo per dire che si, Donny Cates è una fottuta rockstar del fumetto. E non ha intenzione di perdere colpi, figuriamoci fermarsi.
Quando lessi il primo convincentissimo numero di Redneck rimasi colpito perché nella sua semplicità di trama c’erano un entusiasmo e un’atmosfera vincenti.
Il primo numero di Babyteeth mi aveva decisamente affascinato. Questo secondo numero mi ha folgorato.
La storia ci parla di Sadie Ritter, una ragazza di provincia come tante, nerd, introversa ed insicura che si lascia abbindolare dai sorrisi del bel ragazzo irraggiungibile di turno.
Per un perverso e sadico scherzo del destino (e del belloccio di cui sopra), oltre ad avere una situazione familiare non felicissima, Sadie rimane incinta alla preoccupante età di 16 anni, ma quando le arriveranno le prime contrazioni saremo testimoni di un evento inaspettato
Il bimbo che nascerà, Clark, è in realtà l’anticristo in persona.
La bravura di Donny Cates è stata quella di unire elementi funzionali in una storia che sarebbe potuta essere l’ennesimo horror dai contorni religiosi, senza particolari picchi di qualità.
E invece in un cocktail esplosivo di (neanche tanto) piccole parti di Preacher di Ennis, un po’ di occultismo alla Morrison, schiettezza alla Jason Aaron ed espedienti narrativi come la narrazione per flashback (con Sadie a farci da narratrice di fronte ad uno smartphone, mentre anticipa cose che verranno svelate in futuro, in una “costruita” confusione) ci siamo trovati di fronte ad un fumetto veramente bello.
Di quelli che quando annunciano il nuovo numero sei felice.
Di quelli che ti fanno riflettere sul concetto di famiglia e dell’essere genitori (straordinari in tal senso i personaggi della sorella Heather e del padre single di Sadie, che pur con modi diversi faranno di tutto per proteggere e aiutare la neo mamma e il piccolo bimbo).
Nel primo numero abbiamo fatto la conoscenza della Silhouette, organizzazione segreta che da anni nell’ombra cerca di sventare minacce sovrannaturali come la nascita del precursore dell’Apocalisse, ovviamente con l’impiego di killer spietati come Sidney “il lupo della prateria”.
Nel secondo numero assisteremo al culmine della guerra tra l’organizzazione di cui sopra e il suo esatto opposto, La Via, dedita alla protezione e conservazione dei predestinati a diventare l’anticristo, ruolo che a quanto pare è stato ricoperto da più bambini nel corso della storia.
I ruoli si invertiranno, i cattivi lo sembrano di meno e i buoni, beh, non sembrano essercene veramente di buoni in questa storia se non Sadie con tutta la sua dolcezza e ingenuità.
Costretta a subire un trauma dietro l’altro (così come sua sorella e suo padre), arriverà addirittura ad essere allontanata dal proprio Clark, che anche se ha i denti affilati come rasoi, si nutre di sangue e ha un pianto dalla vibrazione acustica letale, rimane pur sempre un innocente creatura da proteggere.
E con qualche colpo di scena, parecchie risposte in più ed altrettante nuove piste da seguire ci ritroveremo a collegarci con il videomessaggio registrato da Sadie all’inizio del primo volume, pronti ad addentrarci in uno scontro che per una volta tanto non sembra riguardare luce e ombra, ma due diversi tipi di tenebra.
Con il solo fortissimo filo conduttore che lega il tutto che è l’amore incondizionato che ogni madre prova per il proprio bambino.
Donny Cates in questo secondo volume aumenta i giri e si concentra sullo svelare dettagli o offrire nuovi stimolanti indizi.
Ma lo fa senza mai dimenticare che il focus della vicenda è in assoluto Sadie con le sue paure, con il suo sentirsi inadeguata come quasi ogni madre si sente dopo il parto del primo figlio e con una famiglia che “accetta” la natura tenebrosa del piccolo, pur comprendendone la follia da un lato e le conseguenze dall’altro, come farebbe ogni buona famiglia di fronte ad un figlio più problematico del normale.
In mezzo a massoni, killer psicopatici e mezzi demoni usciti dall’inferno a stupire è l’umanità dei protagonisti Sadie, Heather e il papà Michael che emergono proprio in virtù di questa straordinaria verosimiglianza.
E il nostro texano confeziona così bene la storia che, soprattutto in questo secondo numero, rende quasi secondarie le non brillanti prestazioni del disegnatore Garry Brown e del colorista Mark Englert.
Apprezzo lo stile grezzo e sporco in un fumetto con delle atmosfere come queste. Ma qui non ci troviamo di fronte ai disegni statuari di un Jason Latour. Purtroppo devo ammettere che dal punto di vista visivo si sarebbe potuto fare molto di più, ma può darsi che ci fosse molta cautela nei piani iniziali dell’editor di AfterShock Mike Marts quando ha deciso di pubblicare l’idea di Donny.
Certe forme squadrate e certe trovate sono anche in linea con il tenore della storia ma di certo non si può sorvolare su alcune grossolane anatomie, su inquadrature davvero poco interessanti e una palette pesante e ripetitiva.
Nel tempo Donny Cates è stato affiancato da disegnatori sempre più bravi come Geoff Shaw e Ryan Stegman che offrono il giusto equilibrio artistico ad un talento in continua espansione come quello dell’irriverente texano.
Resta il fatto che questo fumetto, pur non incontrando i miei gusti estetici quanto a disegni e colori, è riuscito a ricavarsi un posto speciale tra le mie letture generando un’attenzione sul soggetto decisamente invitante e confermando che quando si ha un certo livello di talento si può sopperire a tante altre mancanze.
E poi da neo papà risulta quasi consolante riscontrare che crescere una figlia può non essere così difficile come sembra.
Perché da qualche parte “potrebbe essere peggio…potrebbe piovere”.
- Donny Cates dimostra tutto il suo talento mischiando molte influenze e traendone una storia solida e avvincente.
- Ottimo il contrasto tra associazioni segrete, occultismo, paranormale e la genuinità della famiglia di Sadie
- Poteva essere l'ennesimo horror a sfondo religioso; ne è nata una saga davvero fresca
- Cates confezione così bene la storia che quasi ci fa dimenticare la non brillante prova grafica
- Disegni e colori proprio non sono riusciti a convincermi. Lo stile è azzeccato per il tenore della storia, ma in generale si doveva fare molto di più.
- Alcuni espedienti narrativi sono abusati, ma in generale sono funzionali alla narrazione.
- Non si può dire che sia orginale, vista la grande quantità di spunti più o meno palesi, ma tutto funziona bene.