Rabbia, dolore e violenza sono le parole chiave per comprendere Berserk, l’intricata opera dark fantasy del maestro Kentarō Miura. In questo approfondimento analizziamo il ciclo della Golden Age, disponibile anche in una trilogia cinematografica.
Non me ne voglia il fantasma di Faulkner per aver mutuato il titolo di questo articolo dal suo romanzo, ché ben si prestava nonostante le vicende di Berserk abbiano ben poco in comune con quelle della famiglia di Yoknapatawpha. Ma rendeva l’idea.
Chi conosce l’opera di Kentarō Miura di certo capirà perché dico l’urlo e il furore: non è propriamente una storia tranquilla quella del caro vecchio Guts. È una storia brutale, e nella sua brutalità sta anche il suo fascino; è una descrizione senza veli della violenza in senso lato, e della disperazione.
Magari però siete capitati su questo articolo proprio perché incuriositi da quest’opera che non avete ancora mai approcciato. Cos’è, dunque, Berserk? È un manga nato dal genio un po’ inquieto di Kentarō Miura, serializzato per la prima volta in Giappone nel 1989 da Hakusensha nella collana Young Animal (in Italia è pubblicato da Panini e la prima edizione risale all’agosto 1996).
Nonostante il manga sia ancora in corso – l’ultima edizione italiana è attualmente arrivata al 39° volume – (di seguito il link alla nostra recensione), ne sono stati prodotti diversi adattamenti animati: un’anime tra il 1997 e il 1998 che adattava parte del primo ciclo narrativo, poi perfezionato tra il 2012 e il 2013 in una trilogia cinematografica nota come Berserk – L’epoca d’oro.
È su questa in particolare che ci concentreremo da qui in avanti, e da cui vi consigliamo di partire qualora voleste avvicinarvi all’opera, vista la recente pubblicazione in versione steelbook da parte di Koch Media dell’intera trilogia in Blu-Ray (quella che vi ha mostrato Itomi nell’episodio 50 di Mailtime).
Come affermato dal CEO di Studio 4 °C, Eiko Tanaka, in un’intervista rilasciata ad Anime News Network, è già previsto anche un quarto film che riprenderà il nuovo ciclo narrato nel manga all’interno dei capitoli noti come Lost Children. Tuttavia, da luglio 2016, va in onda anche un nuovo anime realizzato da altri studi, che prosegue le vicende proprio da dove si erano fermati i tre film, integrando anche gli avvenimenti mostrati nei primi volumi del manga (non presenti nei film), successivi alla storia raccontata nell’poca d’oro (lo si trova sottotitolato in italiano su Crunchyroll).
Nelle terre di Midland, un ragazzo dalla forza smisurata conduce una vita priva di desideri e sogni, combattendo una battaglia dopo l’altra senza schierarsi con qualcuno o credere in qualcosa.
Il suo nome è Guts, ed è un mercenario, ma sul suo stesso suolo muove i suoi passi anche un uomo dalle ambizioni spropositate, che ha raccolto a sé un valoroso gruppo di soldati, noti come Squadra dei Falchi: si tratta di Griffith.
Le strade di questi due personaggi, così diversi eppure simili, sono destinate ben presto a incrociarsi per formare un tortuoso sentiero di contrasti emozionali.
Sono diversi, Guts e Griffith, tanto nell’aspetto quanto nei modi: il primo è uno zoticone alto due metri, che maneggia uno spadone grosso quanto lui e parla senza mai troppi giri di parole, rozzo e schietto, ma se non altro genuino; l’altro è invece tratteggiato all’esatto opposto, magro e dai lunghi capelli argentei, dall’aspetto volutamente effeminato, e così pure i suoi modi leggiadri, veloci, maneggia uno stocco tagliente come le sue parole, ricercate, ma spesso ambigue. Ad accomunarli è invece la battaglia, la violenza.
Il primo dei tre lungometraggi è L’Uovo del Re Dominatore, che come detto sopra salta i primi tre volumi del manga (per ragioni che non vi sto a spiegare per non incorrere in un inevitabile spoiler), e parte cronologicamente dal principio, presentandoci l’incontro tra il nostro protagonista, Guts, e Griffith con la sua Squadra dei Falchi. Il secondo film è La Conquista di Doldrey, riprende la vicenda che vede coinvolti Gatsu e Caska accerchiati dagli uomini di Adon, e tutto lo scontro con l’armata del Generale Boscorn e quindi della disfatta di Genon, il re di Doldrey.
Alla fine di questo secondo film le strade di Guts e Griffith si dividono. Nel terzo e ultimo capitolo della trilogia, chiamato L’Avvento, assistiamo al ritorno di Guts, al salvataggio di Griffith, all’eclissi e al sacrificio, e infine alla nascita del Guerriero Nero. Tutto questo a chi non ha mai letto il manga nè visto i film non dirà niente, ed è giusto che sia così, ma servirà a contestualizzare meglio dove inizia e dove finisce, all’interno del racconto del manga, la Golden Age intesa com’è nella trilogia cinematografica.
Per stessa ammissione dell’autore, film come L’amore e il sangue di Paul Verhoeven, Ladyhawke di Richard Donner e Hellraiser di Clive Barker, sono stati essenziali per ricreare la sua cupa e drammatica visione di un Medioevo realistico, ma permeato di elementi fantasy. C’è però anche un substrato di emozioni e messaggi profondi che Kentarō Miura ha voluto veicolare attraverso la sua opera.
Si è già detto della violenza, della brutalità declinata esplicitamente in moltissime forme, ma Berserk è anche una storia sull’ambizione e sulla ricerca di sé stessi, è una storia di amicizia, di amore fisico, carnale, ma anche di amore spirituale e di fede, di religione per certi aspetti. Molte riflessioni non vengono mai esplicitate nel racconto, ma sono sottese al meccanismo narrativo con cui, ad esempio, viene approfondito quasi ogni membro della Squadra dei Falchi.
Sappiamo che sono personaggi secondari, ma non appaiono tali all’interno dell’arco narrativo della Golden Age, ed è proprio per questo che ci fa così male il separarci da loro, nel momento in cui inevitabilmente tutto precipita.
Dopo il primo scontro in cui Guts dimostra tutta la sua forza bruta e gli viene offerta la possibilità di lasciare la sua condizione di mercenario, per servire la causa bellica di un signore in prima linea, alla guida del suo esercito, egli rifiuta. Il signore in questione gli chiede allora cosa possa volere di più un individuo come lui, e Guts risponde che non è tanto cosa vuole, quanto cosa non vuole: sentirsi legato, vincolato.
È il suo proposito e la sua maledizione, è il legame infatti che muoverà tutte le vicende che lo attendono, nel bene e nel male. Non un legame come quello di sudditanza a un signore per le sue battaglie, ma il legame più forte che si instaura senza contratti, quello umano. Il legame dell’amicizia, il legame dell’amore.
Di questo parla Berserk, e non posso che consigliarvi di partire con la trilogia cinematografica, per poi approfondire, se l’immaginario dark fantasy di Miura sarà in grado di catturarvi, anche con il manga.