Sono passati ormai diciotto anni dalla nascita cinematografica del personaggio di Riddick. All’alba del nuovo millennio arriva sul grande schermo Pitch Black e con lui si presenta un nuovo anti eroe che è stato in grado di lasciare il segno nel cuore di una ristretta nicchia di appassionati.
Certamente aiutato dalla figura prestante e carismatica di Vin Diesel, Riddick rappresenta tutto il meglio e il peggio della figura dell’eroe taciturno e sempre in bilico tra il bene e il male.
Il personaggio creato dal regista David Twohy ci viene presentato come un pericoloso criminale evaso da una delle peggiori carceri dell’universo conosciuto. Nativo del pianeta Furya, e quindi furiano, appartiene ad una razza di esseri umani evoluti, perché adattati nel corso del secoli alle avversità del pianeta di provenienza.
Dotato di un’incredibile forza fisica e di una miracolosa rigenerazione veloce delle ferite, può vantare dalla sua anche un paio di occhi modificati.
Questi gli permettono di distinguere le figura anche al buio e proprio su questo elemento si basa tutto il primo film.
Pitch Black è una pellicola fantascientifica a basso costo (assolutamente dimostrato da una CGI non certo strepitosa), che è stato in grado di fare breccia nel pubblico per la crudezza degli eventi e l’incredibile forza prorompente di una storia di sopravvivenza su un pianeta alieno abitato da creature spietate. È in questo modo che il primo capitolo della saga, che conta ormai una trilogia cinematografica e un un paio di videogiochi canonici, ha convinto il pubblico.
L’unione tra il carisma di un protagonista tendente al male, perché forgiato da una vita di disperazione e abbandono, costretto a trovare quel briciolo di umanità dentro se stesso per evitare di perdersi completamente nell’oscurità, ha sempre rappresentato un buon pretesto per il pubblico per sentirsi più vicino a lui di quanto possa accadere con quegli eroi sempre ligi al dovere.
Nonostante un budget ridicolmente basso e una storia certamente non originalissima, Pitch Black si è comunque guadagnato il suo posto di tutto rispetto nell’olimpo dei cult movie.
Nel 2004 è stata poi la volta di The Chronicles of Riddick, sequel dell’originale, ambientato ad un lustro di distanza, che ha anche decretato la nomenclatura generale della saga.
Dato il successo del primo capitolo, la seconda iterazione tenta di alzare l’asticella, sia sul budget, che sull’espansione dell’universo di appartenenza. Addio pianeti inospitali e aridi. Addio mancanza di popolazione e società.
La seconda avventura del pelato antieroe ricorda in qualche modo la parabola discendente che nello stesso periodo circondò il progetto Matrix. Così come Reloaded cercava di scavare nell’immaginario dell’universo delle (ormai) sorelle Wachosky, The Chronicles of Riddick metteva sul piatto una struttura culturale da dittatori dello spazio, introducendo le figure dei Necromonger e del Lord Marshall, nuovo cattivone di turno.
Nonostante i mezzi estremamente amplificati in termini produttivi, il film cadde proprio sulla sua impossibilità di replicare quell’effetto di “intimità” da piccolo film, che aveva fatto la fortuna dell’originale.
Bistrattato a gran voce sia dai fan che dalla critica, lo spostamento del core dell’azione sulla ribellione ad una figura dal carisma tra l’altro poco spiccato, decretò il fallimento dell’opera, e delle ambizioni del suo creatore di dare vita ad una nuova grande epopea spaziale da blockbuster.
Passano gli anni e di Riddick si perdono le tracce. Per svariate volte si torna a parlare di un secondo sequel, lo stesso Vin Diesel si dice entusiasta del personaggio e felice di tornare ad interpretarlo.
Quando la situazione finalmente si sblocca, sono ormai passati quasi dieci anni. Riddick (titolo semplice e conciso del terzo capitolo), arriva sul grande schermo in tutto il suo splendore, recuperando le premesse con le quali il primo capitolo della saga aveva dato vita ad un personaggio comunque ancora molto amato.
Si torna agli ambienti aridi, alle creature aliene e ad un film molto più piccolo in termini produttivi. Questi tre elementi decretano, in maniera emblematica, il successo del terzo capitolo, scongiurando le paure di chi si aspettava un altro buco nell’acqua.
I dieci anni trascorsi sembrano aver fatto bene sia al regista che a Vin Diesel, e lo dimostrano con un film action dai ritmi incalzanti e dal carattere forte. Nonostante sia ormai il 2013, e Vin Diesel non sia più un ragazzino, la potenza della figura di Riddick è talmente preponderante, da cambiare il titolo del progetto in corsa, per lasciare un semplice riferimento al cognome del protagonista.
La pellicola infatti è una dichiarazione d’amore a lui e alla sua natura di buono-ma-molto-cattivo. Sono ormai anni che puntualmente si parla di un quarto capitolo e di una serie tv dedicata.
Nonostante all’orizzonte non si avvisti ancora nulla di concreto, è indubbio che la voglia di Cronache di Riddick è tutt’altro che estinta e i progetti collaterali, come i due discreti videogiochi a lui dedicati, non fanno che innalzare ancor di più l’asticella di gradimento e la quantità di fan base affezionata al personaggio ed al suo universo.
Noi dal canto nostro vi consigliamo di recuperare la visione di una delle importanti sage fantasy-scientifiche migliori sulla piazza.