Il piccolo capolavoro di Giant Squid Studios torna dopo due anni su Nintendo Switch. Scoprite cosa pensiamo di questo porting nella nostra recensione.

In un periodo ricco di uscite di rilievo come quello di questi ultimi mesi potrebbe essere molto facile lasciarsi scappare un titolo come Abzû, specie in quell’oceano di indie dal nome di Nintendo eShop. Abzû tuttavia non è un prodotto come gli altri e si staglia dalla folla ergendosi quasi a paladino di una visione artistica e intimista del videogioco ad oggi (troppo) diluita.

L’esperienza – questo il vocabolo più appropriato – di Giant Squid Studios si appropria infatti di linguaggi musicali variegati e comunicativi, amalgamandoli con una direzione difficile da trovare altrove. Passati due anni dalla prima pubblicazione su PlayStation 4, Xbox One e PC, 505 Games pubblica questa perla anche sulla console ammiraglia di Nintendo, dando finalmente ai possessori di Switch la possibilità di apprezzare tanto ben di Dio.

Separatevi quindi per un attimo dagli infiniti affanni di Assassin’s Creed Odyssey e Red Dead Redemption 2, dalle fiamme di Spyro e dai Pokémon di Kanto; tuffatevi negli abissi di Abzû.

 

Meraviglie subaquee

Abzû non sarebbe stato assolutamente lo stesso senza le melodie di Austin Wintory.

In Abzû ci troviamo a vestire i panni di un misterioso sub, immerso in un paesaggio sottomarino a prima vista immacolato e armonico, vero e proprio inno – come tutto il gioco del resto – allo splendore organico che solo la natura è in grado di regalare. L’interazione è minima e il giocatore non è altro che uno spettatore, passivo rispetto ad affreschi stupefacenti, caratterizzati da tonalità calde, vivide e brillanti, ma spesso anche cupe e grigiastre, a seconda della particolare situazione trasposta.

Sviluppandosi sul percorso già tracciato di una narrazione grafica in costante crescendo, lo stile cromatico fluttua con scioltezza tra rossi e verdi, passando per il pallore del bianco e la densità dell’onnipresente blu marino. Nonostante questa sacrosanta esaltazione del lavoro fatto sulla direzione artistica, Abzû non sarebbe stato assolutamente lo stesso senza le melodie di Austin Wintory, autore già delle musiche di Journey e The Banner Saga.

 

 

La dicotomia tra l’ispiratissima regia visiva e la colonna sonora sorregge alla base l’intera formula, colpendo dritto al cuore con sensibilità rare non solo nel videogioco, ma persino nel vasto panorama del mondo dell’intrattenimento. La spasmodica attenzione verso flora e fauna marine risulta complementare a tappeti musicali di archi fiati, fino a toccare soluzioni sperimentali, virtuose ed ibride.

Abzû coinvolge il giocatore attraverso un’opera di sintesi sopraffine.

Il risultato di un lavoro così imponente è una fruizione a tutti gli effetti sviluppata su diverse dimensioni elaborative, coinvolgendo il giocatore attraverso un’opera di sintesi sopraffine. L’immersione negli oceani di Abzû non si riduce in ogni caso solo ad estetica e – come accennato prima – riesce a portare avanti un intreccio implicito che rimane sullo sfondo per gran parte dell’esperienza, per poi emergere – con qualche risposta – solo sul finale.

Durante le due ore/due ore e mezza necessarie al completamento veniamo infatti ad interagire con una sorta di rivisitazione della mitologia e della cultura sumerica, toccando con mano un immaginario che si propone essere una sorta di punto di contatto tra le varie civiltà umane, presenti e passate. Non mancano all’appello pure un paio di colpi di scena che – seppur prevedibili – aiutano a costruire l’atmosfera surreale di un racconto avviluppato in parecchie chiavi di lettura.

 

 

 

 

Un oceano in portabilità

Fatta dunque un’attenta disamina del gioco in sé, è ora di passare a una dettagliata analisi tecnica del porting del titolo su Nintendo Switch, inevitabilmente soggetto a qualche compromesso. I rallentamenti nel frame rate in effetti sono piuttosto comuni – in particolare nelle sequenze conclusive – e un minimo di aliasing si riesce a notare con un occhio attento.

Questo però non può certo sminuire la stupefacente resa dell’illuminazione, gestita per mezzo di un sapiente utilizzo di luce volumetrica, complessi effetti di rifrazione e shader estremamente coerenti con le scelte artistiche.

 

 

La risoluzione sia in handled, dove stiamo sui 540p, sia in dock, dove stiamo sui 720p, appare più che soddisfacente, complice una stilizzazione ben poco danneggiata da una minore definizione. Concludendo, ci sentiamo di fare una piccola critica al sistema di comandi, decisamente legnoso e anti – intuitivo, nonostante la relativa semplicità dello schema proposto.

In definitiva, Giant Squid ha messo in piedi un inno alla vita, alla natura, all’introspezione e al rispetto per ciò che ci circonda, mostrando la nostra insignificante piccolezza di fronte a certe immensità. La virtù di Abzû è la maggior dimostrazione di quanto sia ormai inesistente la sottile linea tra arte e videogioco.
90
Abzû – Nintendo Switch Edition
Recensione di Simone Di Gregorio
ME GUSTA
  • Direzione artistica incredibile
  • Colonna sonora perfetta ed evocativa
  • Narrazione sensibile ed introspettiva
  • Grande attenzione alla riproduzione di flora e fauna marine
FAIL
  • Parecchi cali di frame rate
  • Comandi scomodi e legnosi, per quanto semplice