Il 31 Agosto è stato presentato a Venezia una delle pellicole più attese di questa ricchissima edizione del 2018: parliamo di Suspiria, il remake dello storico cult di Dario Argento, diretto da Luca Guadagnino. In occasione della presentazione del film, abbiamo incontrato il cast e il regista.
Dario Argento e il suo cinema, in particolar modo pellicole come Suspiria e Inferno, i primi due film che portano avanti la mitologia delle tre madri, hanno ispirato profondamente tanti cineasti moderni. L’horror di Dario Argento degli anni ’70, spesso affiancato da una fotografia ricercata e studiata e dalla musica progressista dei Goblin, ha segnato una vera rivoluzione per il genere – non solo qui in Italia.
Quarant’anni dopo l’uscita di Suspiria al cinema, Luca Guadagnino coraggiosamente propone al grande pubblico la sua versione.
Una versione che fa tesoro della scuola di Argento, ma più che soffermarsi sul vero e proprio concetto di horror, Luca Guadagnino preferisce approfondire background storico e personaggi, portando sul grande schermo un Suspiria denso di fisicità, sensualità e femminilità, dove estetismo e simbolismo si mettono al servizio della storia.
Quando abbiamo pensato al film non abbiamo avuto alcun dubbio che l’epoca dovesse restare la stessa, ovvero gli anni ‘70.
Il film di Dario, però, si svolge a Friburgo, prima delle tre città del male, assieme a New York e Roma. Il concetto delle tre madri è indubbiamente tutto suo, ma io ho voluto rivisitarlo.
Ho visto Suspiria quando ero bambino e ne ero terrorizzato. Al tempo stesso mi ha da sempre affascinato l’idea di creare un film che sapesse suscitare lo stesso terrore.
Il Suspiria di Guadagnino, sebbene rimanga fedele alla linea di trama originale, si prende non poco licenze poetiche, partendo dalla mitologia di Dario Argento, per poi sviluppare un concetto di male tutto suo, attorno all’idea della madre.
Il concetto della Madre nel Suspiria di Dario Argento è quello della madre terribile, alla quale viene rifiutata la possibilità di essere crudele, come parte costituiva della santità. Le madri di Dario si ricollegavamo direttamente alla Grande Madre, ovvero la mamma o la Madonna.
Nel mio Suspiria non si parla più di questa grande madre, ma di un’altra madre che, sicuramente, include anche questa madre terribile. E poi mi piace pensare che il film parli dell’inconscio e abbiamo voluto pensare il film dalla prospettiva di chi questo inconscio lo ha sviscerato attraverso il suo personaggio.
Il film differisce anche per ambientazione e contesto storico. A differenza di Dario Argento, Luca Guadagnino ha deciso di dare una localizzazione politica e storica ben definita a questo film.
Sicuramente, come Dario, volevo restare in Germania, ma in un luogo dove si potesse sentire la storia e legarla a quella del mio film. Per questo ho scelto Berlino, una città dove inclusione ed esclusione convivono sotto lo stesso tetto.
Era, inoltre, inevitabile per me e il direttore della fotografia raccontare de l’autunno tedesco, proprio perché collegato al momento storico che, per noi, corrisponde agli anni di piombo. Inoltre si lascia ispirare al film Germania in autunno.
Quello del Suspiria di Guadagnino è un cast corale che, si, gira sicuramente in torno a Susy, interpretata da Dakota Johnson, ma che al suo fianco ha tante altre menti, corpi, fisicità fondamentali per questo film, come Chlöe Grace Moretz, Mia Goth e Tilda Swinton.
Quello di Luca è sicuramente un film di genere, ma al tempo stesso ha portato una cosa totalmente diversa; ovvero la prospettiva che ci fa vedere la storia di un cast corale ma con degli individui singoli. Un’esperienza individuale all’interno di un gruppo.
Questo ti da tanta profondità a livello psicologico. E poi ha portato una bellissima rappresentazione della sessualità. Il suo modo di ritrarre il nudo femminile in un modo in cui non avevamo visto prima.
Afferma la Moretz, interprete di Patricia, il primo personaggio che compare all’interno del film e che subito ci da l’idea del mondo estraniante e inquietante in cui la storia è ambientata.
Sicuramente, come afferma anche l’attrice, la complicità tra colleghe e la sessualità sono tra i punti forti del film. Un’atmosfera tesa che si respira dall’inizio alla fine che, come un sbuffo di vento, passa da attrice ad attrice.
Abbiamo vissuto molti momenti insieme, soprattutto con le ballerine. C’erano alcuni momento di riscaldamento sul set per tenere il tempo. Questo ha rafforzato questa tensione che volevamo dare. Il movimento del ballo, il momento della danza, era sicuramente il più complesso. C’era tanta tensione nell’aria, proprio perché volevamo essere autentiche.
Afferma la Moretz, che continua dicendo:
Bisogna anche parlare di come è stato girato il film. Siamo stati in questo hotel abbandonato a Varese, in montagna, in condizioni disastrose, nel bel mezzo dell’inferno. Era un po’ raccapricciante. C’era tanta elettricità che ci faceva sentire tutte un po’ sociopatiche, psicotiche. Sembrava un po’ di vivere con dei fantasmi.
Mia Goth contribuisce a creare atmosfera, raccontandoci un piccolo aneddoto proprio nel corso delle riprese, che ha contribuito a rendere intensa la tensione durante il set:
Eravamo talmente tanto immerse in questa atmosfera, in questo luogo spettrale, che abbiamo realmente iniziato a sentire, e vedere, delle presenze; oggetti che si muovono, soffi di vento.
C’era qualcosa con noi in quell’hotel.
Lavoro intenso, quindi, quello di Guadagnino, che ha richiesto il massimo sforzo alle sue interpreti, tra le quali c’è anche la brava e androgina Tilda Swinton.
Devo dire che è stato tutto divertente anche la parte del lavoro duro. A questo ha contribuito il lavorare con un gruppo che ho adorato e che amo tutt’ora. Il momento migliore sono state le riprese proprio all’hotel a Varese. Per me era come stare in un parco giochi.
Suspiria di Dario Argento non è solo colore, atmosfere e terrore, ma anche le musiche, quelle dei Goblin, che hanno influenzato almeno due decenni di musica contemporanea – al cinema e non solo. Guadagnino, invece, seguendo comunque la scia di Argento, decide di puntare su un altro grande compositore, più in linea con i nostri tempi, ovvero Thom Yorke.
Thom è l’eccezione alla regola del “non incontrare mai i propri miti perché ti deludono”. Per me era fondamentale che fosse lui a rappresentare la voce musicale di questo film, perché per me lui ha rappresentato – musicalmente – la nostra generazione. Visto che la colonna sonora dei Goblin incisa 40 anni fa ha radicalmente influenzato la musica degli anni successivi in modo feroce e spiazzante, per me era fondamentale creare un impatto analogo e decisivo.
Io e Thom abbiamo lavorato insieme un mese prima delle riprese, ed è stata una collaborazione sublime. Per me la prima. Avevo già lavorato con un compositore, in Melissa P., che però mi imposero. Sinceramente non la ritengo una bella esperienza. Quella con Thom è stata una cosa del tutto diversa. Sono profondamente orgoglioso di quello che abbiamo creato insieme.
Dulcis in fundo, all’interno del film appare un delizioso cameo di Jessica Harper, la Susy del Suspiria di Guadagnino che, dopo quarant’anni, ritorna sul set di quello stesso film che ha lanciato la sua carriera, questa volta con un regista diverso.
In questi 40 anni Suspiria ha continuato a tormentarmi, ossessionarmi nel senso più bello del termine. Conoscevo Luca e sono stata realmente entusiasta quando mi ha chiesto di collaborare con lui. Ero felice, sebbene inizialmente è stato molto strano.
Luca mi ha raccontato che quando ha visto Suspiria da piccolo era rimasto terrorizzato ma al tempo stesso affascinato dall’idea di poter fare qualcosa che potesse spaventare nello stesso modo. Ed è così che è nata l’idea del remake.
Dario e Luca sono due registi completamente differenti. Entrambi sono dei visionari, sensibili ma Luca in modo diverso. E sono felice e fortunata di aver lavorato con loro due su questo film. Si, sono davvero una donna fortunata!